Cooperazione & Relazioni internazionali

Migranti e rifugiati il “Reality Check” di Msf

In vista della riunione alle Nazioni Unite di lunedì 19 settembre Medici senza Frontiere ha presentato un report dedicato ad alcune delle situazioni d'emergenza che coinvolgono quanti fuggono dal proprio Paese. In una video animazione il giro del mondo tra barriere, muri e confini bloccati

di Antonietta Nembri

Migranti e rifugiati, come stanno davvero le cose? Vuol rispondere a questa domanda il report realizzato da Medici senza Frontiere alla vigilia del vertice dell’Onu che, lunedì 19 settembre, vedrà i leader di tutto il mondo riuniti per adottare la cosiddetta Dichiarazione di New York per la migrazione, lavorando insieme “su un approccio umanitario e coordinato per affrontare i grandi movimenti di rifugiati e migranti”.

Nelle dieci pagine realizzate da Msf dal titolo “Reality Check. Come stanno le cose” (in allegato in italiano) vengono presentate nove gravi emergenze che coinvolgono migranti e rifugiati. Msf ricorda che solo nell’ultimo anno “5.749 persone sono decedute alle frontiere di tutto il mondo”. Quello che si può trovare nelle dieci pagine, avvisa l’organizzazione medico umanitaria non è «uno sguardo esaustivo sul tema della migrazione ma mostra la realtà testimoniata nei progetti di Msf, che assistono alcuni dei 65 milioni di sfollati forzati e dei 244 milioni di migranti presenti oggi nel mondo”. Nel rapporto si legge anche che con “le équipe di Msf impegnate ad assistere centinaia e migliaia di uomini, donne e bambini che subiscono gli effetti di politiche migratorie sempre più restrittive, il summit non poteva arrivare in un momento migliore”.

In un video (qui sotto), inoltre si mostra come a contraddistinguere l’attualità sia un mondo fatto di muri e filo spinato.

https://www.youtube.com/watch?v=HYUTn1udmMw

Mentre i leader si riuniranno per proclamare le loro promesse, 75mila profughi siriani sono bloccati al confine giordano con la Siria a pochi chilometri da una zona di guerra, 350mila rifugiati somali rischiano di essere rimandati da Dadaab, in Kenya, verso un paese dove sarebbero in pericolo e in Libia decine di migliaia di persone patiscono l’inferno in attesa della loro occasione per attraversare il Mediterraneo che, solo quest’anno, ha ucciso 3.200 uomini, donne e bambini.

Altrove nel mondo, i richiedenti asilo dell’America centrale fuggiti in Messico vengono trattati in modo atroce nell’ambito del “Programa Frontera Sur” finanziato dagli Stati Uniti; i Rohingya vengono privati dei loro diritti e sfruttati in tutto il Sud-Est asiatico; 2,6 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case dalla violenza scaturita da Boko Haram nella zona del Lago Ciad.

«Nonostante alcuni spunti incoraggianti, la bozza della Dichiarazione di New York è troppo vaga, non ha l’urgenza necessaria a migliorare davvero le vite di rifugiati e migranti ed è lontana da ogni reale volontà di affrontare questa gravissima crisi globale. La realtà testimoniata dalle nostre équipe è che quegli stessi Paesi che lunedì parteciperanno al Summit sono già oggi responsabili della violazione dei principi espressi nel documento conclusivo», dichiara Loris De Filippi, presidente di Msf. «Sappiano quei leader che la sofferenza e il dolore che milioni di persone in fuga vivono ogni giorno non possono essere né cancellati né leniti da parole retoriche o semplici discorsi di circostanza. Occorrono misure concrete e visionarie, impegni audaci e forse impopolari, volontà concreta di cambiamento. Occorre che dicano in modo chiaro se davvero intendono fare ciò che serve, oppure se sono pronti ad accettare fino in fondo il prezzo del loro fallimento e del loro cinismo: più sofferenza, più dolore, più ingiustizia».

Foto di Msf. In apertura barcone nel Mediterraneo; nel testo immagine dal Messico


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