Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Politica & Istituzioni

L’Unione europea vuole finanziare la ricerca sulle armi: una campagna per dire no

Domani inizia la discussione per approvare il budget finanziario dell'UE per il 2017. La bozza prevede per la prima volta dei sussidi europei per il finanziamento della ricerca per l'innovazione delle armi. Si parte con 25 milioni di euro, ma sarebbe solo il primo passo verso un programma da 3,5 miliardi. Una petizione online chiede ai parlamentari di votare contro. L'hashtag della campagna è #NoEUmoney4arms

di Sara De Carli

Il Parlamento Europeo domani inizierà la discussione delle linee di finanziamento per il 2017. All’interno delle proposte per il budget per il 2017, i parlamentari troveranno anche il finanziamento all’industria bellica e alla tecnologia militare. Si parte con 25 milioni di euro per il 2017. La Commissione europea infatti ha suggerito che il nuovo budget dell’UE includa dei sussidi per l’innovazione delle armi: è la prima volta da quando esiste l’Unione che si progetta di stanziare migliaia di milioni di euro di denaro pubblico per sviluppare tecnologia militare.

Questa la denuncia di ENAAT-European Network Against Arms Trade, di cui per l’Italia fa parte Rete Disarmo. Ed è solo l’inizio – sostengono preoccupate le 14 campagne nazionali e i 3 organismi internazionali europei che compongono la rete – poiché «l’obiettivo a lungo termine è quello di istituire un programma da 3,5 miliardi di euro». Un documento ENAAT (in allegato) traccia infatti l’intenzione di stanziare 80 milioni di euro per il triennio 2017-2019, primo step per uno European Defence Research Programme (EDRP) da 3,5 miliardi di euro. «Questo si tradurrà necessariamente in tagli drastici a scapito di altre priorità di spesa, dal momento che un aumento in un’area significa un taglio in un’altra», commentano ancora i membri del network, «anche se viene presentata come una misura di difesa, la verità è che lo scopo di questi sussidi è di preservare la competitività dell’industria bellica e la sua capacità di esportare all’estero, anche in paesi che contribuiscono all’instabilità e che prendono parte a conflitti letali, come l’Arabia Saudita».

Per impedire che la ricerca per l’industria bellica venga inserita nel nuovo budget dell’Unione Europea, le associazioni si stanno muovendo da tempo, sensibilizzando i parlamentari (si può seguire la campagna #NoEUmoney4arms anche sui social e sulla pagina Facebook dedicata). Ora però, a ridosso dell’appuntamento di domani, c’è uno strumento in più, una petizione online, con cui tutti i cittadini dell’Unione europea possono far sentire la loro voce. La petizione (disponibile sul portale di mobilitazione Wemove.eu in inglese, tedesco, spagnolo, francese, italiano e polacco), lanciata ieri, ha già raccolto oltre 26mila firme. La richiesta? «Nessuna sovvenzione europea dovrebbe andare alla tecnologia militare. I finanziamenti per la ricerca dovrebbero essere destinati a progetti che sviluppano modi non violenti per prevenire e risolvere i conflitti ed in particolare per affrontare le cause alla radice dell’instabilità. […] Diciamo ai membri del Parlamento europeo che vogliamo che votino per la pace e non per sovvenzionare le armi».

Foto Drew Angerer/Getty Images


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA