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Le Reti della Carità in Parlamento

Il network è nato nel 2013 per ricordare che la chiesa non è solo una questione “gestionale”. Oggi 4 ottobre viene ufficialmente presentato a Montecitorio. «La realtà si sta diffondendo in tutta Italia con l’obiettivo di riscoprire il valore della gratuità, del dono e della carità. Governo e Parlamento approvino rapidamente una norma che consenta alle famiglie di ospitare i migranti», dice a Vita.it don Virginio Colmegna presidente della fondazione della Casa della carità di Milano dove il progetto è nato

di Anna Spena

È nato nell’estate del 2013 per rispondere ad una sollecitazione lanciata da papa Francesco: “La chiesa non è una ong. Non possiamo solo guardare la parte gestionale del sistema”. Ed il network “Reti della carità”, presentato oggi a Palazzo Montecitorio, sala stampa Camera dei deputati, che vuole rimettere al centro le domande: “Perché lo facciamo? Perchè dobbiamo essere caritatevoli?”.

«Abbiamo coniugato i termini pace e povertà – parole forti», spiega a Vita.it don Virginio Colmegna
 presidente di Fondazione della Casa della carità di Milano, realtà nella quale il progetto è nato.

Ed ggi a Montecitorio sono arrivati con un'idea precisa: presentare una norma che preveda l’affido temporaneo di migranti a famiglie italiane disponibili ad accoglierli.

«Tale affido temporaneo», sostengono gli aderenti a Reti della carità, «non dovrebbe comportare alcun pagamento o rimborso spese, essendo l’impegno delle famiglie espressione di una cultura della carità e dell’ospitalità all’insegna della gratuità».

Secondo la proposta dovrà essere lo Stato, attraverso regioni, comuni e prefetture, a fornire la selezione delle famiglie affidatarie e dei migranti da accogliere. Il periodo minimo dovrebbe essere di sei mesi e gli enti pubblici dovrebbero inoltre stabilire garanzie sanitarie e assicurative, supporto di assistenza sociale, corsi di italiano e coinvolgimento in attività di pubblica utilità.

«L’idea», continuano gli estensori della proposta, «è attivare un nuovo canale di accoglienza e integrazione al di fuori di una logica meramente emergenziale, specie per quei profughi non orientati a trasferirsi in altri Paesi e per i soggetti più deboli, cioè madri con figli e minori non accompagnati. Come Reti della carità, che associa realtà impegnate da tempo anche in questo ambito, siamo pronti a collaborare nella realizzazione del progetto».

Quello delle Reti della carità è un vero incontro, che si tiene una volta al mese e al quale partecipano tante realtà italiane, i soggeti che aderiscono sono circa una quarantina: «Da Napoli a Reggio Calabria, dalle Marche a Roma, da Como a Firenze», spiega don Virginio.

«Reti è un’esperienza condivisa da singole persone, associazioni, gruppi cattolici e laici, sacerdoti: siamo tutti accomunati dall’impegno dell’accoglienza degli ultimi».

E non può essere definito un movimento: «noi vogliamo riconsegnare a noi stessi quella capacità spirituale che stiamo perdendo; l’impronta è quella contemplativa: l’obiettivo adesso è rimettere al centro il valore della gratuità, del dono, del dare. Dobbiamo far si che la povertà ritorni ad essere una beatitudine. Dobbiamo rimetterci in ascolto e capire e riscoprire quel senso di carità che ci porta a pensare che anche la gratuità è piena di utilità».

Le Reti si basano su alcuni punti chiave: la piena pariteticità senza organi dirigenti, gerarchie, burocrazie, all’insegna dell’orizzontalità, dello scambio fraterno, della messa in comune di esperienze, dell’approfondimento di rilevanti questioni etiche, teologiche, culturali nello spirito del Concilio e del magistero di papa Francesco: le riunioni periodiche si svolgono a rotazione nelle diverse sedi, c’è un sito web aperto a ogni contributo e continui contatti bilaterali e multilaterali e varie iniziative comuni.

«Un comune cammino di riflessione, preghiera, contemplazione ed azione di cristiani in ricerca, desiderosi di farsi prossimo e di vivere in comunione lo sforzo di conquistare una povertà intesa come positiva essenzialità umile e lontana dal materialismo consumistico, combattendo in noi e negli altri la povertà di spirito», dice don Virginio. «E soprattutto», continua, «l’impegno per un rinnovamento profondo della Chiesa italiana, bisognosa di rigenerazione e di un ampliato sforzo di testimonianza nella vicinanza a chi soffre, a chi ha fame e sete, a chi chiede casa e lavoro, a chi cerca ascolto e accoglienza, a chi è piegato dalla povertà materiale e morale, a chi chiede riconoscimento della propria dignità, a chi paga le conseguenze dei conflitti e della debolezza della cultura della pace»

Alla presentazione di oggi sono intervenuti l’onorevole. Maria Chiara Gadda(Partito Democratico); L’onorevole Marco Donati (Partito Democratico); don Virginio Colmegna; Maria Grazia Guida dell’associazione Amici 
Casa della carità di Milano; Massimo Toschi, consigliere per la pace della Presidenza della Regione Toscana e don Antonio Loffredo, parroco Basilica Santa Maria della Sanità, Napoli.


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