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Il Papa sfida il calcio di Tavecchio. E i sacerdoti rilanciano

Francesco: «Mantenete la genuinità dello sport». Don Vinicio Albanesi e Don Virginio Colmegna: «Questo accordo tra Figc e Intralot è una cosa inaudita, il simbolo della decadenza della nostra società»

di Lorenzo Maria Alvaro

«Desidero segnalare una sfida per voi, rappresentanti dello sport e delle aziende che sponsorizzano gli eventi sportivi, è quella di mantenere la genuinità dello sport, proteggerlo dalle manipolazioni e dallo sfruttamento commerciale. Sarebbe triste, per lo sport e l'umanità, se la gente non riuscisse più a confidare nella verità dei risultati sportivi o se il cinismo e il disincanto prendessero il sopravvento sull'entusiasmo e sulla partecipazione gioiosa e disinteressata».

Così Papa Francesco si è rivolto ai partecipanti all'incontro promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura su Sport e Fede. E la mente di tutti è subito volata al recente accordo che la Figc, per volontà del presidente Carlo Tavecchio, ha sottoscritto con Itralot del gruppo Gamenet (concessionario di Stato per scommesse, slot, vlt) con cui la società è diventata Premium Sponsor della Nazionale italiana.

Una partnership che Don Virginio Colmegna attacca senza mezze misure: «Parlano di valori sociali e ci fanno passare questo scempio. Sono degli ipocriti». Un accordo che per Colmegna «è una cosa gravissima. Non basta la denuncia. Ci mobiliteremo tutti. Stasera la nazionale metterà in scena, scendendo in campo, uno spettacolo davvero triste.

Questo accordo tocca tutti, in particolare i giovani, perché Intralot sarà sponsor anche delle nazionali minori. Quella maglia è un simbolo che rappresenta il Paese. Non si può usare in questo modo».

Per Don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco, «il fatto che una Nazionale si faccia sponsorizzare da una azienda del genere non è solo negativo, è devastante. Che genera sconfitti e disperati». Don Vinicio però sottolinea anche che «tutto il calcio è diventato una specie di scandalo mondiale vivente.

Se si considerano i prezzi pagati per giovani ragazzi, magari del terzo mondo, viene il sospetto che siano strumenti di un mercato i cui guadagni vengono poi gestiti senza scrupoli. Siamo davanti a pura speculazione. Non è più sport».

Rispetto alle parole del Papa don Vinicio sottolinea come «I bambini ormai vivono una realtà in cui non c’è più sport gratuito, tutto è a pagamento. Lo sport sta scomparendo dalla vita quotidiana e ha perso quella componente di gioco che era profondamente educativa. Questo è il simbolo più evidente del declino della nostra civiltà».


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