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Chi è il nunzio che il papa ha voluto cardinale

Non era mai accaduto che a un diplomatico fosse assegnata la porpora. Ma la decisione del papa di nominare Mario Zenari, nunzio a Damasco, è un segnale contro le ipocrisie dell’occidente sulla Siria

di Giuseppe Frangi

Tra i 17 nuovi cardinali annunciati da papa Francesco ce n’è uno che non avrebbe dovuto esserlo, a guardar le regole sin qui seguite da tutti i papi. Infatti Bergoglio ha assegnato la porpora a un nunzio, cosa che non è mai accaduta prima. La scelta però è profondamente significativa: il nuovo cardinale di chiama Mario Zenari, è veronese, classe 1946, e dal 30 dicembre 2008 è a capo di una delle nunziature più complicate del mondo: quella in Siria. Era stato Giovanni Poalo II ad avviarlo all’attività diplomatica mandandolo nel 1999 in Costa d’Avorio e Niger. Nel 2004 sempre sotto Wojtyla venne dirottato sul fronte allora caldo dello Sri Lanka. In Siria lo aveva invece mandato Benedetto XVI e lo conferma oggi Francesco lodandolo per la sua attività in quella terra “amata e martoriata”. Zenari non a caso si considera un veterano di guerra. E quando due anni fa gli venne contestato il fatto che per essere nunzio a Damasco doveva consegnare le credenziali ad Assad, aveva risposto così: «Come potrebbe un rappresentante del Papa essere credibile se scappasse da dove c’è più bisogno di lui? Per me questa missione è un privilegio datomi da Dio, un’esperienza toccante sotto il profilo umano».

Che papa Francesco abbia dato sempre ascoltato ai resoconti del suo ambasciatore in quel paese martoriato lo dimostra un episodio del luglio scorso. In un videomessaggio alla campagna di Caritas Internationalis per la pace in Siria Bergoglio aveva espresso questo durissimo giudizio: «Mentre il popolo soffre, incredibili quantità di denaro vengono spese per fornire le armi ai combattenti. E alcuni dei paesi fornitori di queste armi, sono anche fra quelli che parlano di pace. Come si può credere a chi con la mano destra ti accarezza e con la sinistra ti colpisce?». «Da una parte si parla di soluzione politica, di pace e dall’altra circolano ancora a non finire armi sempre più sofisticate», aveva ribadito in più occasioni il nunzio in uscite pubbliche di quel periodo, stigmatizzando l’ipocrisia di tanti paesi occidentali.

Nel febbraio scorso era stato sempre Zenari a denunciare la strage dei minori in Siria con un’intervista al circuito radiofonico inBlu, denuncia che era stata ripresa da tanti orgoni d’informazione. «Questa è una vera strage degli innocenti», aveva detto il nunzio a Damasco. «Su 300mila morti oltre 10mila sono bambini, senza parlare di quei bimbi che muoiono annegati o rimangono sotto le macerie dopo un bombardamento. Deve cessare questa strage. Quelli che soffrono di più sono i bambini e le donne. È inammissibile che gli aiuti umanitari non possano arrivare in alcuni territori: il latte e il riso per i bambini sono disponibili ma aspettano i permessi per poter entrare».

Ieri avuta la notizia della nomina monsignor Zenari è stato intervistato da Radio Vaticana, dopo aver ammesso di aver avurto «un’emozione che mi ha anche sconvolto effettivamente…», ha spiegato il significato di questa scelta del papa: «Direi che il Papa usa parole, parole molto forti anche nei suoi messaggi e in questo caso usa anche un avvenimento, quello di creare cardinale uno che è nunzio in Siria. E qui direi che è un avvenimento molto, molto eloquente: è qualcosa di nuovo, un nunzio cardinale che rimane nunzio lì nella nazione in cui è!».

Rimanere in Siria. Un punto su cui Zenari è sempre stato chiaro.


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