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Il futuro dei bambini ha ancora troppe ombre

Una ricerca della fondazione Zancan evidenzia come in Italia ci siano ancora troppi bambini poveri, mentre gli aiuti sono inefficaci. Il presidente del Cnoas, il consiglio nazionale degli assistenti sociali, Gianmario Gazzi, osserva che si sono «compiuti passi in avanti» ma che «serve varare un piano di investimenti nelle "infrastrutture immateriali del sociale", con i soli bonus non si costruiscono gli adulti di domani»

di Antonietta Nembri

Il 20 novembre 1989 è stata firmata la Convenzione internazionale per diritti dei bambini e degli adolescenti. Da allora ogni anno il 20 novembre è divenuto un giorno in cui mettere al centro dell’attenzione l’infanzia, i suoi problemi, le speranze. In Italia c’è anche una giornata nazionale che si è celebrata il 17 novembre. Nell’occasione nel corso di un convegno istituzionale al Senato è stata presentata una ricerca realizzata dalla Fondazione Zancan con il Consiglio dell’Ordine degli Assistenti sociali che ha interessato oltre 10mila bambini tra gli 0 e i 6 anni in condizioni di povertà e grave deprivazione.
Dalla ricerca realizzata nell’ambito del progetto Transatlantic Forum on Inclusive Early Years emerge che gli aiuti sono soprattutto trasferimenti economici diretti (37,8%) e per agevolare l’accesso ai servizi (26,2%), sono anche aiuto professionale (31%). Il giudizio degli assistenti sociali che hanno collaborato alla rilevazione nazionale è dubbioso sui trasferimenti economici (16,7% “per niente” rispetto a 22,0% “molto utile”), mentre è sicuro sugli aiuti economici per facilitare l’accesso ai servizi (97% abbastanza e molto utile), sull’inserimento nei servizi prima infanzia (80,2% molto utile), sulle attività di socializzazione (72,1% molto utile). Da parte sua Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan, dopo aver presentato i risultati ha concluso che «questi ribadiscono le evidenze internazionali, quando il welfare funziona, e cioè che ogni punto di Pil investito in servizi può ridurre la povertà fino al 2,3% e la povertà infantile fino al 75%. Non ci sono alternative alla riconversione della spesa sociale, ma questa “riforma” non è all’ordine del giorno e quasi tutti gli sforzi sono concentrati sul se e come incrementare i trasferimenti economici. I bambini poveri possono aspettare? Ne va del loro futuro»

Per il presidente dell’ordine degli assistenti sociali, Gianmario Gazzi, servirebbe «varare un piano di investimenti nelle “infrastrutture immateriali del sociale”, con i soli bonus non si costruiscono gli adulti di domani». In pratica secondo Gazzi «i trasferimenti economici tout court non sono utili se non ho i servizi. Servirebbe invece investire,per esempio, su nidi e scuole materne. Invece fino a oggi l’alternativa è o ti do i soldi o ti do i servizi». Un altro punto di debolezza è che in Italia i bonus sono scollegati «ci sono 21 sistemi di welfare» sottolinea.

In occasione della giornata internazionale si cerca di fare sempre il punto della situazione dell’infanzia e per Gazzi si sono sì «compiuti passi avanti, ma il futuro per i bambini ha ancora troppe ombre». Da un lato non ci si deve fermare alla mera richiesta di prestazioni, ma occorrerebbe spostare il ragionamento sul piano dei diritti, all’istruzione, alla tutela.. «si parla sempre poco di prevenzione. Mentre se tutti entrassimo nella logica della garanzia dei diritti si potrebbe fare un lavoro diverso». Quello del presidente dell’ordine degli assistenti sociali non è un no all’aiuto economico «soprattutto in questo momento di crisi è utile, ma quello che si deve comprendere è che serve un mix di interventi, puntare a progetti complessivi».

«Dobbiamo sempre tenere presente i tanti rischi che ancora minano la vita e l’esistenza di tanti bambini e adolescenti: atti di violenza, sfruttamento e abuso: di fatto, il mancato pieno godimento di tutti quei diritti solennemente sanciti proprio dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia» aggiunge. «Non possiamo e non dobbiamo dimenticare che i bambini hanno bisogni e desideri unici e irrinunciabili: hanno diritto a un ambiente familiare sano e protetto assieme ai genitori; a ricevere un’adeguata educazione in grado di promuovere la loro personalità e renderli pronti ad affrontare la loro vita; hanno diritto al gioco. Hanno diritto, insomma, a essere bambini e a non essere precocemente adulti».

In conclusione per Gazzi negli ultimi anni «alcuni passi in avanti – sia pure incerti – sono stati compiuti e forse nella Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza 2016 possiamo guardare al futuro con un po’ di ottimismo in più. Alle Istituzioni governative e parlamentari dobbiamo riconoscere l’impegno verso il problema della povertà economica e della povertà educativa dei minori anche se i dati testimoniano quanta strada si debba ancora fare per lasciare gli ultimi posti in queste tristi classifiche europee. Sono state approvate – sia pure da un solo ramo del Parlamento – nuove norme sul bullismo e sul cyber bullismo così come sui minori stranieri non accompagnati. Di contro, al Senato la legge sullo ius soli è ferma da oltre un anno».

Quindi «Governo e Parlamento, proprio in questa Giornata dedicata ai diritti dei minori, devono prendere impegni per investimenti sul futuro: tutelare i minori soli o in situazioni e condizioni di rischio; sostenere i genitori nel prendersi cura dei figli; porre le condizioni affinché la società e le comunità si facciano carico di crescere tutti. Serve fare presto anche da un punto di vista normativo con interventi efficaci per il contrasto della povertà, e soprattutto serve varare la nuova norma a tutela dei minori stranieri non accompagnati».


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