Cooperazione & Relazioni internazionali

Delitti d’odio e hate speech: il punto sull’Italia

La società civile ha effettuato oltre 170 segnalazioni di violenze contro persone colpite in base alle loro caratteristiche personali, e centinaia di casi di violenze verbali, soprattutto razziste. Un problema sicuramente sottostimato e contro il quale non si mettono in atto sufficienti misure di prevenzione

di Gabriella Meroni

L’odio uccide: è successo ripetutamente in passato, succede oggi sempre di più. Ne è convinta Lunaria, che ha realizzato il Report Nazionale sul monitoraggio dei delitti di odio, nel quale sono elencate le aggressioni razziste più gravi avvenute negli ultimi due anni, ponendo l’accento sulla necessità di attivare interventi di prevenzione e di contrasto efficaci a livello normativo, legale, sociale e culturale. «La violenza razzista si declina in varie forme», osservano i redattori del report. «Così come sono violenti, e disumani nei loro atti, gli autori delle violenze fisiche, lo sono anche i commenti razzisti che sempre più spesso accompagnano le notizie sui reati più gravi, e non solo. Nel 2015 Lunaria ha registrato 615 casi di violenze verbali: per lo più dichiarazioni razziste, affiancate da un buon numero di offese e minacce».

Il report parte tuttavia dalle le statistiche ufficiali di riferimento, che tuttavia non consentono di “quantificare” in modo preciso i delitti di odio distinguendoli dalle altre tipologie di discriminazione e di razzismo. Per altro, come evidenziato in molti rapporti internazionali e da molti partecipanti ai seminari di formazione organizzati nel corso del progetto, solo una piccola parte dei delitti di odio effettivamente perpetrati trova un riscontro nelle statistiche ufficiali. In ogni caso, secondo i rapporti annuali più recenti dell’Odihr i crimini di odio segnalati da fonti ufficiali italiane sono stati 56 nel 2010, 472 nel 2013 e 596 nel 2014, cui si aggiungono, per il solo 2014, 114 casi segnalati dalle organizzazioni della società civile. Le 596 segnalazioni del 2014 hanno un movente razzista o etnico in 413 casi, un movente religioso in 153 casi; sono riferiti all’orientamento sessuale in 27 casi e alla disabilità in 3 casi. I reati razzisti includono 1 omicidio, 34 aggressioni, 11 danni alla proprietà, 9 casi di furto e rapina, 4 casi di vandalismo, 52 minacce, 3 casi di disturbo alla quiete pubblica e 299 casi non specificati. Guardando al “movente”, prevalgono i delitti che hanno avuto una matrice razzista o “etnica” (61.4%) o uno sfondo religioso (19,8%). Gli altri delitti segnalati sono riconducibili all’orientamento sessuale (15,7%), all’identità di genere (0,69)% o alla disabilità della vittima (1,9%).

Ai dati ufficiali si affiancano, appunto, le informazioni e i dati raccolti dalla società civile. Anche in questo caso le metodologie, i sistemi di classificazione e la tipologia di informazioni raccolte differiscono. Lunaria attraverso il suo lavoro quotidiano di monitoraggio, documentato e disponibile on line nel sito www.cronachediordinariorazzismo.org ha monitorato, tra l’1 gennaio 2007 e il 30 giugno 2016, 5.369 casi di discriminazioni, discorsi, propaganda, offese, danni alle proprietà, violenze fisiche e omicidi di matrice razzista. I moventi discriminatori considerati sono le caratteristiche somatiche, la nazionalità, l’origine nazionale o “etnica”, le convinzioni e le pratiche religiose, le idee e le pratiche culturali. Il gran numero di casi di violenza verbale registrati riflette un dibattito politico, mediatico e culturale in cui il tema delle migrazioni e degli arrivi dei rifugiati in Italia e in Europa è stato molto presente ed è stato attraversato in modo ricorrente da discorsi di odio oppure ha fatto da sfondo a offese, minacce o molestie razziste.

Sulla base dei dati raccolti Lunaria ha segnalato a Odihr per il 2015 173 casi: 2 casi di omicidio e tentato omicidio; i 32 casi di violenza fisica contro le persone; 55 casi tra danni alla proprietà, furti, rapine, incendi dolosi; 7 casi di vandalismo e di profanazione di tombe; 77 casi di minacce o atteggiamenti minacciosi. Per l’anno 2016 non sono ancora stati elaborati in dettaglio i dati sui casi segnalati. Ad oggi per il periodo gennaio-5 luglio 2016 sono stati documentati 212 casi di razzismo, tra i quali vi sono tre casi di omicidio la cui ricostruzione è molto complessa e controversa e un caso di tentato omicidio la cui evidente matrice razzista non è stata contestata dalle autorità responsabili delle indagini. Le denunce infatti non rispecchiano le reali dimensioni del fenomeno: vi sono infatti – scrivono gli autori del report – elementi di contesto che non favoriscono la denuncia di questo tipo di reati: un clima culturale, sociale e politico ostile nei confronti dei migranti e dei rifugiati e di alcune minoranze, prima fra tutte le minoranze Rom; la carenza di quella formazione tecnica e specifica che caratterizza ancora buona parte degli operatori delle forze dell’ordine e delle organizzazioni della società civile; la frammentazione degli interventi, che anche a livello territoriale rivela un’ancora insufficiente sforzo di programmazione e attivazione in rete sia dei soggetti istituzionali che delle organizzazioni della società civile e delle associazioni rappresentative dei gruppi che sono maggiormente colpiti dalle violenze razziste.


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