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Welfare & Lavoro

L’accoglienza fuori famiglia, con gli occhi di chi la vive

I ragazzi "fuori famiglia" stanno presentando le loro riflessioni su accoglienza e autonomia, mettendo in luce le criticità del sistema e offrendo interessanti spunti di miglioramento. Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e Veneto le regioni in cui si è già tenuta la Conferenza Regionale, nei prossimi mesi altri appuntamenti. E a luglio la prima Conferenza Nazionale del Care Leavers Network

di Sara De Carli

L’annunciata riforma della legge sulle adozioni dovrebbe ripartire da qui, dall’ascolto di questi ragazzi fra i 16 e i 25 anni che hanno vissuto o stanno ancora vivendo in comunità di accoglienza, case famiglia o in famiglie affidatarie. In ogni caso, lontani dalla loro famiglia d’origine: e se sono fuori, significa che dentro quella famiglia hanno comunque vissuto un’esperienza difficile, quale ne sia la ragione. Questi ragazzi raccontano “l’accoglienza con i nostri occhi”, che è un punto di vista imprescindibile per comprendere davvero cosa funziona e cosa no nei servizi di accoglienza eterofamigliare e quali modifiche sarebbe opportuno apportare. “L’accoglienza con i nostri occhi” è il titolo che scelto per le Conferenze Regionali del Care Leavers Network, ovvero quei ragazzi che hanno fatto o stanno ancora facendo percorsi di accoglienza fuori famiglia ma che vogliono essere protagonisti attivi della loro situazione. Tre Conferenze Regionali si sono già svolte, quella dell’Emilia Romagna, lo scorso anno, culla del movimento dei neomaggiorenni e “patria” di Agevolando, l'associazione che ha promosso l'iniziativa, e ora quella del Trentino Alto Adige e del Veneto, giusto due giorni fa: nei prossimi mesi seguiranno Sardegna, Campania e Piemonte, per arrivare nel luglio 2017 a una Prima Conferenza Nazionale dei Care Leavers a Roma, in un progetto che vede l’appoggio anche del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza.

Non vogliamo più andare a scuola e trovarci a dover fare un tema sulla nostra famiglia senza sapere cosa scrivere. Smettiamola di dire che esiste la famiglia perfetta perché sappiamo tutti che non è così.

Nella logica della cittadinanza attiva, ogni conferenza regionale ha prodotto un documento finale, ricco di spunti preziosi. Ecco una sintesi per parole chiave dei lavori fatti fino ad oggi, che i ragazzi consegnano alla politica, agli operatori e ai decisori del welfare nazionale e locale.

ASCOLTATECI
Spesso le proposte fatte da educatori e assistenti sociali in merito ai nostri progetti educativi sembrano imposte perché non vi sono altre alternative. Ci piacerebbe che queste figure prendessero più in considerazione i nostri pensieri, desideri e proposte. La scelta della scuola ad esempio non deve andare nell’unica direzione di imparare una professione. Sarebbe positivo se nei nostri progetti venissero prese in considerazione anche abilità e passioni senza focalizzarsi unicamente sulla scuola e il lavoro.

CITTADINI ATTIVI
Ognuno di noi vive o ha vissuto storie importanti. Queste esperienze ci hanno fatto crescere e ci permettono di essere utili ad altri ragazzi che come noi si scontrano con difficoltà che non possono essere trascurate. Dateci ascolto, perché abbiamo qualcosa da dire. Abbiamo tutti la voglia di metterci in gioco, collaborando con i servizi, per facilitare il percorso di crescita di altri ragazzi. Anche per questo è nato il Care Leavers Network.

CASA
La comunità è la nostra nuova casa ma non è semplice farla sembrare tale. Casa non è solo un luogo dove hai le tue cose e i tuoi spazi, ma anche i rapporti, le relazioni, i punti di riferimento. Cercare di rendere casa un luogo dove devi vivere per forza è difficile. Ci aiuterebbe forse poter personalizzare le nostre stanze (magari singole o al massimo doppie), partecipare alle decisioni riguardanti l'arredo. Inoltre sarebbe bello che le comunità diventassero case con pochi ragazzi, dove tutti partecipano alla spesa, alla pulizia, al leggere le bollette che arrivano, come in una casa vera. Casa è anche un luogo sicuro, quindi ci sentiamo di dire che gli appartamenti di avviamento all’autonomia non devono essere abitati da giovani con problematiche complesse come dipendenze o atteggiamenti inadeguati; riteniamo che gli appartamenti di sgancio non siano adatti per persone con quelle problematiche, ma dovrebbero dare la possibilità a coloro che vogliono portare avanti un percorso verso l’autonomia.

ETICHETTE
Ogni giorno facciamo i conti con molte etichette. Le nostre, quelle della nostra famiglia, quelle degli operatori. Alcune ci vengono addossate, mentre altre siamo noi a darle. Tutte ci fanno soffrire. Sarebbe bello sentirsi innanzitutto persone accanto ad altre persone.

EDUCAZIONE
Non vogliamo più andare a scuola e trovarci a dover fare un tema sulla nostra famiglia senza sapere cosa scrivere. Smettiamola di dire che esiste la famiglia perfetta perché sappiamo tutti che non è così. Informiamo le persone sul fatto che esistono tanti ragazzi che vivono lontani dalle loro famiglie.

FIDUCIA
Noi perdiamo fiducia nei confronti del mondo nel momento in cui dobbiamo lasciare la nostra famiglia di origine. Dobbiamo però cercare di recuperarla e per fare questo chiediamo aiuto a voi (educatori, assistenti sociali, tutori…). In che modo? Risposte vere, informazioni corrette e onestà ci aiuterebbero ad aumentare la fiducia in voi e di conseguenza in noi stessi. Non è sempre facile dire cose che potrebbero fare male, ma vi assicuriamo che la verità ci aiuterebbe a non attribuire colpe sbagliate, sentire versioni diverse, creare incomprensioni con famiglia di origine, famiglia affidataria o educatori.

Dateci ascolto, perché abbiamo qualcosa da dire. Abbiamo tutti la voglia di metterci in gioco, collaborando con i servizi, per facilitare il percorso di crescita di altri ragazzi.

FRATELLI
Il legame con i nostri fratelli è un legame indissolubile, che supere le distanze e il tempo. Molti di noi sono legati a fratelli/sorelle che non vedono anche da 10-12 anni. Sappiamo che là fuori da qualche parte del mondo ci sono i nostri fratelli e sorelle e spesso ci domandiamo: come stanno? Ci pensano? Anche loro chiedono di noi o forse si sono dimenticati? Alcuni di noi hanno avuto la fortuna di vivere in comunità o in affido famigliare con i propri fratelli e sorelle, sappiamo che questo a volte non è possibile, ma crediamo che ci debba essere maggiore sforzo affinché i fratelli e le sorelle separati possano mantenere un legame, sentirsi telefonicamente ed avere la possibilità di incontrarsi ogni tanto.

SBAGLI
Abbiate il coraggio di lasciarci fare le nostre esperienze e anche di farci sbagliare. Allo stesso tempo non giudicate i nostri errori con il filtro delle nostre storie. A volte gli adulti “vogliono aggiustarci”, insistendo sul fatto che devono per forza farlo a modo loro.

NON PIÙ SPETTATORI
Vogliamo avere più informazioni sulle decisioni che ci riguardano, direttamente o indirettamente. Sappiamo che a volte ci sono verità difficili e che non tutti siamo pronti ad accoglierle, ma vi chiediamo di trovare le parole giuste ed essere trasparenti. Vogliamo essere consapevoli riguardo alle scelte sulla nostra vita, anche se ci feriscono, perché solo in questo modo saremo in grado di affrontare il futuro con serenità e senza rimorsi e punti ciechi.

PRENDIAMOCI CURA DI TUTTI
Nelle nostre storie noi non siamo gli unici protagonisti; le nostre famiglie sono direttamente coinvolte e giocano una parte fondamentale. Se e dove possibile, riteniamo che sia importante supportare e accompagnare non solo noi ragazzi, ma anche gli altri componenti della famiglia. Questo potrebbe facilitare un eventuale rientro o comunque snellire i rapporti, permettendo a tutti (anche se in misure e modalità differenti) di rielaborare la propria storia e trovare un nuovo punto di partenza. Tutto questo ricordandoci che noi non siamo un problema, ma abbiamo un problema.

Sappiamo che a volte ci sono verità difficili e che non tutti siamo pronti ad accoglierle, ma vi chiediamo di trovare le parole giuste ed essere trasparenti.

STABILITÀ
Alcuni di noi hanno cambiato numerose comunità nel proprio percorso di accoglienza. In altri casi qualcuno ha incontrato all’interno della stessa comunità molti educatori, perché cambiavano spesso. Anche gli assistenti sociali cambino in continuazione, e questo ci crea confusione. Per noi è difficile cambiare continuamente adulti di riferimento.

STORIE NOSTRE
Le nostre storie sono preziose e vanno trattate con delicatezza. Non tutti devono conoscere la nostra storia subito, scegliamo noi a chi dirla. Ad esempio, se in comunità gli educatori cambiano spesso, non tutti devono sapere le storie di tutti.

TEMPO
Aiutateci a diminuire i tempi dell’attesa, ad avere più risposte, prendetevi l’impegno di darci queste risposte. Sarebbe utile cercare di velocizzare le procedure rendendole meno complesse e migliorare la comunicazione.

In allegato i documenti integrali della Conferenza di Trento e Verona.


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