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Capitalismo cristiano: gli standard etici della Chiesa metodista

È ancora possibile, oggi, un'etica cristiana degli investimenti? Prendiamo il caso degli standard della Chiesa Metodista inglese che muove più di un miliardo di sterline in prodotti finanziari, orientando gli investimenti in base a principi di teologia biblica

di Marco Dotti

È ancora possibile, oggi, un'etica cristiana degli investimenti? Si tratta di un residuo antimoderno o, piuttosto, di un modo estremente concreto e efficace di affrontare dilemmi, contraddizioni e ostacoli che proprio la modernità quotidianamente ci presenta?

Prendiamo il caso della Chiesa Metodista inglese. Il metodismo è un’espressione del protestantesimo che, con circa 70 milioni di fedeli, 575mila dei quali nella sola Inghilterra, ha dato vita ad una delle chiese evangeliche più diffuse nel mondo.

Capitale della fede

Separatasi ufficialmente da quella anglicana nel 1795, La Chiesa Metodista inglese è oggi anche una piccola potenza finanziaria con un monte investimenti di circa 1miliardo di sterline. Al cambio odierno, fanno 1miliardo e 115milioni di euro, cifra notevole che comprende il fondo pensioni dei dipendenti, la raccolta delle chiese locali, ma anche il denaro per opere sociali, caritatevoli e per la formazione scolastica. Fondi che, conformemente al proprio mandato, la Chiesa si impegna a far fruttare orientando le proprie scelte su «solidi principi teologici». Considerando biblicamente fondato il dovere di far fruttare i propri beni, le linee di azione si concentrano in particolare in attività di analisi dell'operato del destinatario dell'investimento, attività di lobbying, advocacy e studio valutazione dell'impatto sociale tanto dell'attività del destinatario, quanto dell'investimento.

La Chiesa metodista è oggi parte del Church Investors Group, che riunisce 59 realtà religiose e colloca sul mercato borsistico londinese un totale di 16miliardi di sterline.

La lezione di Wesley

In accordo con i dettami di John Wesley (1703-1791), il fondatore del movimento, a occuparsene è un'apposita commissione, il Central Finance Board, che opera nella City di Londra. Nei suoi sermoni, Wesley insegnava: «Guadagna tutto quello che puoi. Risparmia tutto quello che puoi. Investi tutto quello che puoi. Dona tutto quello che puoi». All we can, «tutto ciò che possiamo», è d'altronde il nome della associazione di sostegno e sviluppo della Chiesa metodista. Il Central Finance Board of the Methodist Church (CFB) cerca di lavorare seguendo precisi standard etici di investimento. Il presupposto di questi principi è: mai sentirsi proprietari delle ricchezze, ma sentirsi in dovere di farle fruttare. Per realizzare questi propositi, nel 1983 è stata la Joint Advisory Committee on the Ethics of Investment (JACEI), presieduta dal reverendo John Howard, che affianca nel suo lavoro di discernimento etico il Central Finance Board.

Guadagna tutto quello che puoi. Risparmia tutto quello che puoi. Investi tutto quello che puoi. Dona tutto quello che puoi

John Wesley

Il capitale della Chiesa deve rispondere a precise finalità e criteri. Sia quando è direttamente la Chiesa a collocare sul mercato prodotti assicurativi, come nel caso della Church Insurance ovvero dell'assicurazione – sanitaria, sociale, comunitaria – che dal 1872 si ispira ai valori metodisti. Sia quando l'investimento è intermediato e, allora, non può essere collocato in società, compagnie o fondi coinvolti direttamente o indirettamente nel business dell'azzardo, della pornografia, dell'alcool e delle armi o in società non rispettose dei diritti umani e dell'ambiente. Tema particolarmente sentito dalla Chiesa è anche il rapporto Palestina-Israele, sul quale le posizioni sono molto chiare. Howard racconta che il compito principale della commissione etica è quello di influenzare le società ad adottrare pratiche etiche condivise, anche prospettando loro investimenti futuri. Si tratta di un caso esemplare di lobbying positiva, volta cioè non a tutelare particolari interessi ma a far evolvere situazioni e rapporti nell'interesse comune.

Nessun investimento in azzardo

Sul gioco d'azzardo, la posizione della Chiesa metodista è chiara e non poteva essere altrimenti. Lo è fin dal 1936, quando con la Declaration on Gambling of the Methodist Conference venne ribadito che «belief in luck cannot be reconciled with faith in God», la fede in Dio non si concilia con la fede nella fortuna al gioco. L'azzardo è considerato in antitesi con la cultura cristiana del sacrificio e del lavoro, soprattutto quando si presenta nelle sue forme più dure, come il machine gambling (trovate qui, in dettaglio, la posizione metodista sul problema).

Una buona pratica: il salario minimo

La battaglia per il cosiddetto Living Wage, il salario minimo di cittadinanza è oggi portata ad esempio di buona pratica dalla Chiesa metodista inglese proprio come conseguenza di un orientamento cristiano della finanza. La Chiesa non investe in società che non rispettino questo standard e, al suo interno, è la prima a applicare quegli standard. Nel 2011, la metodista fu infatti la prima confessione in Gran Bretagna a adottarlo per i propri dipendenti. Particolare importante: non si parla, qui, del salario minimo nazionale (national minimum wage), mediamente più basso perché calcolato sulla media dei salari correnti e ritenuto insufficiente, ma di quello calcolato dalla Living Wage Foundation. Questa organizzazione indipendente indica come un salario minimo basato sul costo reale rapportato al territorio. La Chiesa paga così un minimo di 9,75 sterline l'ora a Londra e 8,45 fuori dalla capitale. Dare il buon esempio è la prima forma di lobbying etica.

Immagine in copertina: Daniel Leal/Olivas/Afp/Getty Images


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