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Save the Children, bambini vittime di violenze durante i respingimenti in Serbia

Sarebbero almeno 30 casi al giorno. I minori affrontano condizioni metereologiche durissime, vengono morsi dai cani e subiscono violenze da parte delle forze di polizia e dei trafficanti, mentre attraversano montagne e foreste a temperature sotto lo zero

di Redazione

L’accordo tra Ue e Turchia ha di fatto obbligato a seguire una rotta mortale i rifugiati che attraversano i Balcani via terra: i bambini stanno affrontando condizioni metereologiche durissime, vengono morsi dai cani e subiscono violenze da parte delle forze di polizia e dei trafficanti, mentre attraversano montagne e foreste a temperature sotto lo zero, denuncia Save the Children.

Negli ultimi due mesi ammontano a 1600 i casi di respingimenti illegittimi da parte di Ungheria e Croazia, denunciati dai rifugiati e dai migranti, i quali sono stati costretti – spesso anche con la violenza – a tornare in Serbia nonostante avessero già attraversato il confine. Si tratta di una media di 30 casi al giorno di respingimenti illegali, che mette in evidenza il disprezzo per il diritto fondamentale, sancito dalla legge, di ogni rifugiato ad una valutazione individuale delle proprie necessità di protezione internazionale. Save the Children stima che in Serbia ci siano fino a 100 nuovi arrivi al giorno di rifugiati e sta supportando il governo nella predisposizione di spazi sicuri e servizi di supporto, che privilegino i bambini rimasti soli. Circa il 46% dei rifugiati e dei migranti arrivati in Serbia è infatti composto da bambini, di cui il 20% sono non accompagnati e viaggiano da soli, alcuni dei quali di appena otto e nove anni. Dei minori non accompagnati, il 75% proviene dall’Afghanistan, mentre gli altri arrivano soprattutto da Siria, Iraq e Pakistan.

A Miksaliste – l’hub di Belgrado per fornire aiuti ai rifugiati, dove operano Save the Children e molte altre organizzazioni – diversi adolescenti che sono stati respinti ai confini parlano di vera e propria brutalità perpetrata con regolarità dalla polizia lungo la rotta terrestre balcanica.

«Durante il viaggio ho avuto molti problemi, soprattutto quando mi trovavo nei boschi. La polizia bulgara ci ha picchiato, ha preso i nostri soldi, ci hanno chiesto perché siamo venuti in Europa. Abbiamo anche avuto problemi con la mafia», ha raccontato a Save the Children un bambino afgano di 12 anni.

Una famiglia irachena con una piccola di 8 anni è giunta a Miksaliste alle prime luci dell’alba, dopo aver attraversato durante la notte le montagne al confine con la Bulgaria sotto la neve. All’arrivo all’hub, la madre aveva bisogno di cure mediche urgenti. La famiglia è fuggita dall’Iraq quando la loro casa è stata bombardata e i bambini non potevano più andare a scuola a causa dell’Isis.

«La verità è che la crisi dei rifugiati nei Balcani non è diminuita affatto. Anzi, i rifugiati sono costretti a percorrere una rotta ancora più pericolosa, soprattutto per i bambini. L'accordo UE-Turchia non ha fatto che incrementare il business estremamente redditizio dei trafficanti, che hanno così trovato strategie ancora più pericolose per raggirare le autorità. Quando i rifugiati vengono respinti al confine, subiscono violenze brutali e in molti vengono morsi dai cani», spiega Jelena Besedić, responsabile Advocacy di Save the Children in Serbia.

In questo scenario, rifugiati e migranti si vedono sempre più costretti a ricorrere a espedienti e percorsi pericolosi per proseguire il loro viaggio in Europa, affidandosi a trafficanti di esseri umani senza scrupoli e impossibili da raggiungere dagli aiuti salva-vita delle agenzie e delle organizzazioni umanitarie.

Più di 1.000 persone sono ancora costrette a dormire all’addiaccio nel centro di Belgrado, dove si registrano circa 100 nuovi arrivi ogni giorno, di cui circa 30 rifugiati respinti ai confini, secondo le stime di Save the Children. Questa settimana, le autorità serbe hanno allestito un nuovo centro, a 20 chilometri da Belgrado, per offrire alle persone un riparo dal freddo e dalla neve, tuttavia le capacità per soddisfare i bisogni di migranti e rifugiati sono purtroppo ancora limitate, con soli 450 posti disponibili e molti centri ufficiali non adatti ad affrontare il gelo e l’inverno.

Anche quando nei centri di accoglienza i posti sono disponibili, in molti casi rifugiati e migranti preferiscono non andarci, nel grosso timore di essere trattenuti in un centro a tempo indeterminato o deportati illegalmente.

I team di Save the Children incontrano ogni giorno i minori non accompagnati, tra cui anche bambini di appena otto anni, che dormono all’interno di magazzini abbandonati perché troppo spaventati per registrarsi e salire su un bus diretto verso un nuovo centro di accoglienza. Il timore dei rifugiati è alimentato soprattutto dai trafficanti, presenti nel magazzino abbandonato alle spalle della stazione ferroviaria di Belgrado, i quali diffondono informazioni false pur di tenere vivo il loro business sulla pelle di queste persone. Ogni giorno lavorativo, solo 10 persone possono attraversare legalmente il confine con l’Ungheria, motivo per cui la maggior parte dei migranti e dei rifugiati continua ad affidarsi ai trafficanti.

Organizzazioni e servizi sanitari locali offrono cure urgenti soprattutto per rispondere ai casi di malattie respiratorie dovuti al fatto che le persone, pur di proteggersi dal gelo, accendono fuochi di spazzatura per tenere caldi i magazzini umidi e senza finestre in cui vivono. A questo proposito, le autorità hanno ufficialmente scoraggiato le distribuzioni volontarie di cibo, vestiti caldi e scarpe, al di fuori dei circuiti ufficiali di assistenza, perché potrebbero fungere come fattore di attrazione per rifugiati e migranti per rimanere all’interno di edifici abbandonati.

Save the Children chiede all'UE di incrementare urgentemente i fondi per offrire a rifugiati e migranti spazi sicuri e protetti dal gelo e alle autorità di Belgrado di sostenere la fornitura di aiuti salva-vita per coloro che sono ancora in attesa di essere trasferiti in centri di accoglienza ufficiali.
A lungo termine, l’Organizzazione chiede che a rifugiati e migranti vengano garantite vie sicure e legali, tra cui il ricongiungimento familiare, il reinsediamento, visti umanitari, sponsorship private, che costituiscono l’unico modo possibile per evitare che le persone si affidino nelle mani dei trafficanti. Save the Children chiede inoltre che la priorità sia data ai minori non accompagnati, i più vulnerabili all’interno di questa crisi.


Il lavoro di Save the Children in Serbia:

• Save the Children ha sostenuto il governo serbo, contribuendo a rinnovare spazi per accogliere minori non accompagnati (la capacità dei centri di accoglienza per i bambini non accompagnati è ora aumentata del 65%, ma resta ancora insufficiente);

• L’Organizzazione paga gli stipendi di 65 nuovi assistenti sociali per contribuire a creare una rete di sicurezza, grazie alla quale identificare i bambini soli, segnalarli agli operatori sociali e trasportarli in rifugi protetti il più velocemente possibile;

• Save the Children lavora anche in alcuni dei campi e al di fuori delle aree urbane per assistere i bambini nella registrazione e nella richiesta di asilo, accompagnandoli alla stazione di polizia per l’assegnazione di un posto in un centro d’asilo, offrendo servizi di traduzione e consulenza legale, fornendo aiuti salva-vita in caso di necessità;

• Nell’hub di Miksaliste, insieme ad altre organizzazioni, Save the Children fornisce aiuti salva-vita immediati ai nuovi arrivati e a coloro che sono in attesa di essere registrati e traferiti nei centri ufficiali. L’Organizzazione ha inoltre allestito uno Spazio a misura di bambino, per offrire ai bambini sostegno psicosociale attraverso attività ludico-ricreative che aiutano i minori a superare esperienze difficili.

Tutte le foto e i video sono di Save The Children UK


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