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Compagnia di San Paolo: sul piatto 600 milioni da qui al 2020

Presentate dal presidente Francesco Profumo le linee programmatiche 2017 e i primi step del documento programmatico pluriennale 2017-2020 della Fondazione torinese. Tra le parole chiave: hub di conoscenze, competneze e policies per lo svluppo, capacity building e fund raising per i partner, comunicazione stratgica

di Redazione

Crescere nella continuità esplorando strade nuove accanto a quelle già percorse, avendo in mente una “precisa idea di fondazione”. Sono queste le linee lungo le quali si svilupperà la Compagnia di San Paolo nel prossimo quadriennio, illustrate dal presidente Francesco Profumo che, insieme al segretario Piero Gastaldo, ha presentato oggi a Torinole Linee programmatiche per il 2017 e i primi step del documento programmati pluriennale 2017-2020 della Fondazione torinese.

«Con il Piano strategico 2017-2020 intendiamo delineare una precisa idea di fondazione», ha dichiarato Profumo. «La visione per il 2020 è che la Compagnia di San Paolo, oggi agente filantropico di sviluppo, diventi, anche attraverso i suoi Enti Strumentali, un hub di conoscenze e competenze, di servizi e di policies per la realizzazione di progetti insieme ai nostri stakeholders, con al centro le persone e i territori di riferimento. Lo sviluppo locale sarà sostenuto da una più stretta connessione tra educazione, ricerca, innovazione sociale, culturale e trasferimento tecnologico, applicazioni industriali e investimenti, nell’intero ciclo di vita delle imprese, dalla fase di start up a quelle più mature. Le erogazioni per interventi con finalità istituzionali per l’anno 2017 sono già state impostate in tale ottica e prevedono stanziamenti per 152 milioni di euro, mentre per il periodo 2017-2020 abbiamo in piano di investire 600 milioni di euro a favore dei progetti nei nostri territori di riferimento».

Piero Gastaldo ha ricordato come per operare questo cambiamento «la Compagnia si è dotata di un’architettura di governo del processo di investimento che valorizza le competenze, individua le responsabilità e permette gradi adeguati di flessibilità. Il patrimonio della Fondazione al 31 dicembre 2016 ammontava a 6,8 miliardi di euro: le due principali componenti del portafoglio sono rappresentate dal portafoglio strategico – che comprende la partecipazione in Intesa Sanpaolo Spa, quella in CDP Spa oltre ai Mission Related Investment, ossia la finanza di impatto sociale e di sviluppo locale – e dal portafoglio diversificato, investito in strumenti di risparmio gestito. Il rendimento previsto per il Portafoglio Diversificato e i dividendi prevedibili dalla partecipazione nella Banca conferitaria consentono un’adeguata copertura degli obiettivi di spesa, vale a dire almeno 150 milioni di euro per anno dedicati alla attività istituzionale, con un impegno complessivo di 600 milioni sul quadriennio. Il nostro patrimonio ha registrato incrementi significativi nel corso dei 25 anni della vita della Compagnia come fondazione: pur rivalutando i valori storici in valori correnti, siamo passati da 3,8 miliardi di euro nel 1996 ai 6,8 del 2016, mentre le erogazioni complessive a favore dei territori di riferimento per il periodo 1992-2016 ammontano a 2,4 miliardi di euro».

Non può che partire dalla situazione critica dell’Italia la lettura che la Compagnia di San Paolo dà dei territori in cui si trova a operare. Situazione aggravata, per quanto riguarda il Nord Ovest da una sindrome che porta quei territori a non essere allineati con la parte più dinamica dell’Italia.
Dal 2000 in poi il Piemonte ha vissuto fasi alterne, e a distanza di 15 anni la nostra economia si è scoperta più povera – si legge in una nota della fondazione – . Nel Nord Ovest più che altrove, la crescita del periodo tra il 2000 e il 2008, è stata annullata negli anni successivi e ha continuato a scendere fino al 2014.
A partire dal 2015, la situazione economica di Torino e del Piemonte è migliorata, così come quella del Nord Ovest. La ripresa però è lontana dall’essere robusta, non interessa tutti i settori, e permangono l’incertezza e il rischio di una inversione di tendenza. I cambiamenti degli ultimi 20 anni hanno lasciato pesanti eredità e poche certezze.
Torino e il Piemonte, nel quadro del Nord Ovest, hanno bisogno di risorse “fresche” da destinare a nuovi investimenti, difficili da recuperare all’interno di bilanci pubblici sempre più rigidi.

Alla luce di questa situazione, la Fondazione ha intrapreso un percorso verso un nuovo orientamento allo sviluppo, e quindi una cultura dell’innovazione sociale, culturale e tecnologica che si radica entro una preoccupazione di coesione sociale. Questo orientamento prevede uno scenario di risorse erogative stabili, una maggiore capacità selettiva e di investire con un’ottica di medio lungo termine.

Tre le tematiche centrali:
l’educazione, con la scuola come fulcro del sistema formativo;
l’innovazione, a tre livelli: sociale, con particolare attenzione al tema delle migrazioni; culturale, con riferimento ai musei e ai grandi attrattori; tecnologico, attraverso la creazione un nuovo polo di innovazione a Torino;
lo sviluppo, delle persone e del territorio privilegiando le opportunità di lavoro.

Per il prossimo quadriennio la Compagnia ha individuato sei agenti attivatori, che opereranno in maniera trasversale alle 5 aree:
finanza di impatto: per sostenere contemporaneamente processi di sviluppo, di innovazione e di inclusione sociale;
nuovi processi amministrativi: indirizzi chiari, trasparenza e totale disponibilità al dialogo, come stile di lavoro con gli stakeholder pubblici;
capacity building e fund raising: sostenere lo sviluppo organizzativo e delle competenze dei partner della Compagnia per ampliare sostenibilità e dimensione dei risultati;
data management e misurazione di impatto: la Compagnia fa proprio un approccio evidence-based e data-driven, per diventare una fondazione che usa i dati per capire, misurare, valutare e governare la propria azione;
comunicazione strategica: per favorire apprendimento e pratiche virtuose nel sistema.


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