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Dopo di noi: Pisa si spacca sulla “Cittadella dei disabili”

Inaugurato nella città toscana un Centro all'avanguardia che ospiterà, a partire da questo mese di febbraio, un centinaio di disabili adulti. Polo d'eccellenza o riedizione moderna dei vecchi istituti? Le associazioni non hanno dubbi: meglio le piccole comunità inserite nel contesto sociale. E si accende il dibattito sui fondi pubblici per il "Dopo di Noi"

di Gabriella Meroni

Una «magnifica struttura» dalle linee geometriche e dagli spazi ampi e luminosi, con «tre giardini d'inverno, terrazze, ampio cortile esterno, tanto verde, parcheggio sotterraneo, pannelli solari e pure un prato sul tetto» oppure «un esempio di re-istituzionalizzazione delle persone con disabilità, all’insegna di un approccio culturale vecchio e superato dalla storia» costruito fuori città in una «zona semirurale e periferica»? Pisa si spacca sul Centro polifunzionale socio-assistenziale Le Vele, appena inaugurato con una cerimonia pubblica e molto partecipata, ma contestatissimo dalle associazioni dei disabili del territorio, alcune delle quali sono espressione di grandi coordinamenti nazionali.

Ma andiamo con ordine. Il Centro, gestito dalla neonata Fondazione Dopo di Noi a Pisa Onlus, è finanziato dalla Fondazione Pisa e sostenuto dal Comune del capoluogo e da quello di San Giuliano Terme, nel cui territorio sorge; ideato sei anni fa e realizzato in soli 24 mesi di lavori grazie ad un finanziamento di 20 milioni di euro, ospiterà a regime 100 persone con disabilità, di cui 40 in regime residenziale e 60 in regime di permanenza giornaliera; ma i primi 10 ospiti saranno accolti già in questo mese di febbraio in vari spazi destinati a diverse esigenze: 2 Comunità Alloggio Protette, ognuna per 8 posti, una Residenza Sanitaria per Disabili con 2 moduli da 11 posti, e 3 Centri semiresidenziali da 20 posti ognuno. Insomma, una vera e propria “cittadella del Dopo di Noi”, che però non piace per nulla alle associazioni dei disabili toscane, che hanno definito Le Vele «il classico esempio di re-istituzionalizzazione delle persone con disabilità, all’insegna di un approccio culturale vecchio e superato dalla storia».

«Le persone con disabilità sono solo il pretesto per organizzare in modo efficiente il potenziale grande business del “Dopo” e “Durante Noi”», hanno scritto in una nota i responsabili di Dipoi (Coordinamento Toscano delle Organizzazioni per il “Durante e Dopo di Noi”), FISH Toscana, FAND Toscana e Coordinamento Toscano delle Associazioni di Salute Mentale. «Qui si punta a formule di confinamento delle stesse persone con disabilità in nuovi e moderni “istituti”, che nulla hanno a che vedere con la qualità della vita di chi ne diventerà utente». Un progetto analogo a quello di Pisa, inoltre, era già stato ventilato a Empoli: qui il Comune stava per trasformare – ma l’idea sembra per ora in stallo – un’estesa area industriale dismessa (quella di via Terrafino) in “Polo della disabilità”, costruendo residenze per ospitare una settantina di disabili adulti.

Il punto, sottolineano i critici, non è mettere in discussione la qualità delle strutture o dell’assistenza fornita: nel nuovo Centro pisano a disposizione degli ospiti ci saranno una serie infinita di laboratori (teatro, arte, musica, autonomia domestica, informatica, ergoterapia, sartoria oltre ad attività sportive e riabilitative), ma il modello, che è certamente molto lontano da quello «basato su piccole comunità di tipo familiare inserite nel tessuto sociale o unità di vita con sostegno, diurni aperti e inclusivi, qualità delle relazioni umane e coinvolgimento delle famiglie. E non ci venga detto, per favore», concludono i quattro presidenti, «che questo modello è utopico e costoso, perché sono decine le realtà che nella nostra Regione stanno dando concretezza a queste idee». In conclusione, le associazioni chiedono un incontro con le autorità regionali (in particolare con l’assessore al Welfare e alla Salute Stefania Saccardi) per verificare le intenzioni dell’Amministrazione sull’utilizzo dei fondi pubblici e in particolare delle risorse assegnate alla Toscana dal Governo con la Legge 112/16 sul “Dopo di Noi”, che sono state raddoppiate dalla Regione. «Anche se il tema è generale e riguarda la destinazione di tutte le risorse delle politiche per la disabilità spese nelle zone sociosanitarie toscane», concludono le associazioni. «La Regione è impegnata a promuovere l’inclusione sociale delle persone con disabilità e la responsabilizzazione delle famiglie attraverso le Associazioni e le Fondazioni di Partecipazione, approccio più volte confermato dal presidente della Regione Enrico Rossi, e totalmente condiviso dalle nostre reti associative: non abbiamo motivo di dubitare che ci sarà coerenza tra le parole e i fatti».


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