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Africa United, la squadra di rifugiati che fa sognare Livorno

Premiata dal Coni una squadra Csi composta da giovani rifugiati messi insieme da un allenatore volontario (e sognatore). Arrivati senza scarpe, oggi disputano tornei cittadini e alcuni di loro, dal talento finalmente coltivato, potrebbero presto diventare semiprofessionisti. Una storia da copiare

di Gabriella Meroni

Metti una livida mattina di febbraio a Livorno, in un campo di calcio spazzato da un vento gelido. In mezzo al terreno di gioco nove ragazzi africani aspettano il mister, che li ha convocati per il loro primo allenamento: quando l’uomo arriva, li guarda e subito si volta, per nascondere le lacrime. Quei nove ragazzoni si sono presentati in infradito, canottiera e pantaloncini corti, e tremano dal freddo. Non hanno altro da indossare: sono rifugiati, scappati da paesi in guerra, e si sono presentati con lo stesso abbigliamento che li accompagna da quando sono sbarcati su una spiaggia assolata della Sicilia. «Sì, mi sono messo a piangere, non lo nego», racconta oggi ancora emozionato quell’allenatore, il vicepresidente del CSI Livorno Franco Marrucci. «E anche se adesso hanno le maglie e le scarpe adatte, provo per loro lo stesso affetto e la stessa simpatia che scattò quella prima volta».

Nel frattempo, i suoi ragazzi da nove sono diventati 56, e costituiscono una compagine unica in Italia: l’Africa Academy Calcio. «Tutto è nato grazie alla mia attività di insegnante di italiano presso il Centro Mondialità e Sviluppo Reciproco e la comunità di Sant’Egidio», racconta Marrucci, 60enne neopensionato delle ferrovie con un passato da volontario Unicef. «Incontrando questi giovani, tutti sotto i vent’anni, mi sono reso conto che le poche ore al giorno di lezione in associazione, a scuola o nei centri di formazione non bastavano. Avevano bisogno di altro, per fare gruppo tra di loro e incontrare nuove persone. Così ho rispolverato la mia antica passione…». Da ex tecnico della Milan Academy, Marrucci sa cosa fare. Il problema è che non sa se sarà possibile farlo. «Quella convocazione sul campo dell’Orlando Calcio, una squadra livornese attenta al sociale e già “casa” di tanti ragazzi stranieri, è stata una scommessa. Ma oggi posso dire di averla vinta. Anzi: l’hanno vinta loro».

L’Africa Academy Calcio infatti è oggi una realtà di giovani atleti rifugiati provenienti da Gambia, Costa d’Avorio, Togo, Nigeria e Senegal, che si allenano due volte la settimana e incontrano, tra amichevoli e tornei locali, molte squadre della città e del circondario. Nel resto del tempo vanno a scuola o imparano un mestiere, coltivano il sogno di restare in Europa e costruirsi un futuro e una famiglia; anche se per qualcuno di loro il pallone potrebbe diventare qualcosa di più di un passatempo: «Gli osservatori del Livorno e dell’Empoli sono stati a vederli, e una decina di loro potrebbero avere un ingaggio. I problemi sono pratici e burocratici: le maglie e le scarpe costano, e anche se le squadre professioniste ci hanno dato una mano, c’è il problema dei documenti, delle visite mediche e dei tesserini. Ringrazio associazioni come Cesvi, Arci e Caritas che ci sono state vicino, ma siamo alla ricerca di qualche sponsor che voglia investire su queste promesse: lo meritano».

Come per esempio Bakary Contek, diciannovenne del Gambia e centrocampista di vaglia, che il prossimo anno militerà negli iuniores dell’Orlando Calcio: un talento che, se coltivato, avrebbe già potuto debuttare nelle serie maggiori. «I racconti del loro passato fanno impressione, hanno avuto una vita durissima», conclude Marrucci, che tiene anche a sottolineare il sostegno del Comune di Livorno e ringrazia il Coni che ha conferito al suo progetto il premio “Sport e Integrazione”. «Per questo sono felice che qui si stiano costruendo un futuro, anche attraverso i calcio: sono ragazzi splendidi, e finalmente possono dimostrarlo a tutti».

(Nella foto, l'allenatore Marrucci circondato dai suoi ragazzi)


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