Welfare & Lavoro

Anziani: Rsa ultima spiaggia delle famiglie in difficoltà

Famiglie sempre più in difficoltà secondo una ricerca dell’Auser: aumentano i non autosufficienti, diminuiscono i servizi. Chi può, resta a casa assistito dalle badanti o si rivolge ai Comuni, che però in molti casi hanno dovuto tagliare le risorse (a sorpresa, soprattutto al Nord). E intanto calano i posti negli istituti, dove si concentrano i grandi anziani con i maggiori problemi

di Gabriella Meroni

L’Italia è il paese più vecchio d’Europa (il 21,4% della popolazione ha più di 65 anni, la media UE è del 18,5%), e questo si sa; ma gli anziani aumentano in tutto il pianeta e la loro assistenza costituisce uno dei principali temi del welfare che verrà. Auser ha presentato in questi giorni la ricerca “Domiciliarità e Residenzialità per l’invecchiamento attivo” che fotografa una realtà in cui cresce la domanda di assistenza, mentre scarse e inadeguate si rivelano le risorse per i servizi.

Innanzitutto per un problema di numeri: la Ragioneria Generale dello Stato valuta che la spesa per l’assistenza di lunga durata passerà dall’ 1,9% del Pil nel 2015 al 3,2% nel 2060. Ma non solo. Per la prima volta nella storia, secondo Auser, in Italia lo status dei servizi e degli interventi per anziani non autosufficienti presenta tutti segni negativi: diminuiscono gli anziani presi in carico nei servizi; gli utenti ospiti di strutture residenziali fra il 2009 e il 2013 sono diminuiti del 9,1%; quelli che hanno l’indennità di accompagnamento sono scesi dal 12,6% del 2011 al 12,0 del 2013. La spesa per servizi sociali per anziani di regioni e comuni dal 2009 al 2013 è diminuita del 7,9%.

Domiciliarità e residenzialità stabili, flop del voucher

Sono state i servizi domiciliari e le residenze le strade a cui si è tradizionalmente ricorso, entrambe con gravi limiti, nota Auser. Alla domiciliarità – declinata sia come ADI (assistenza domiciliare integrata) che come SAD (servizio assistenza domicilire) – ricorrono 2,5 milioni di anziani, mentre nelle strutture trovano assistenza poco più di 278.000 anziani (dati 2013). A livello nazionale, i comuni che offrono il servizio ADI nel periodo 2009-13 sono rimasti stabili (passando dal 41,9% al 41%), ma con vistose differenze territoriali. Nel Nord ovest l’offerta aumenta, passando da 38,5 a 43,4%, nel Nord est c’è una contrazione netta (da 73,8% al 54,8%), come anche nel Centro (dal 51,7% al 43,3%). Al Sud e nelle Isole, invece, il servizio cresce, passando rispettivamente dal 32,4 al 37,4%, e dal 7,8 al 10,3% dei Comuni. Per quanto riguarda il SAD, offerto da oltre l’85% dei Comuni, l’indice a livello nazionale rimane sostanzialmente invariato (-0,6%), ma diminuisce dappertutto con l’eccezione del centro e delle Isole: nel Nord ovest l’offerta cala dell’1,4%, nel Nord est del 3,2%, nel Meridione del 2,7%; quasi insignificante l’aumento nel Centro (+0,4%) e nel Sud (+0,5%), leggermente più alto nelle Isole (+1,8%). Non riesce a decollare invece il voucher, l’assegno di cura o buono socio sanitario che dir si voglia, che ha conquistato appena lo 0,5% dei Comuni, con una percentuale che rimane invariata dal 2009 al 2013.

Le residenze per anziani: meno posti letto

Continuano a diminuire in Italia i presidi residenziali pubblici o privati, calati di numero del 7,2% e del 10,4% quanto a posti letto nel quinquennio preso in esame. Nelle strutture, agli anziani è riservato il 62,6% dei posti. Nelle aree del Nord ovest e del Nord est si concentra il 66% delle disponibilità dei posti letto, il 15,1% nel Centro, il rimanente 18,8 nel Sud e nelle Isole. Degli oltre 278mila anziani ospiti nei presidi assistenziali, il 74,6% sono donne, oltre il 75% i non autosufficienti e il 74% ha più di 80 anni; e sebbene il 41,5% si trovi in strutture del Nord Ovest, proprio in quest’area si è registrato il calo medio di presenze maggiore, pari a -8,8%.

Per quanto riguarda le caratteristiche delle residenze, Auser osserva che solo in un caso su 5 le strutture sono di enti pubblici mentre il resto dei gestori dei presidi è di privati: cooperative (17,9%), società profit (16,1%), fondazioni (15,2%) ed enti ecclesiastici (13,7%). In totale, il 66,7% beneficia di finanziamenti pubblici (-12,1% rispetto al 2009). Forse per il calo di disponibilità, combinato con l’aumento dei potenziali assistiti, circa il 45% dei responsabili di Rsa dichiara l’esistenza di liste di attesa, con tempi di attesa per l’accesso che possono raggiungere anche i 180 giorni.


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