Attivismo civico & Terzo settore

Mantova, un’alleanza contro l’azzardo tra non profit e servizi pubblici

Una delle esperienze raccolte sul numero del magazine in distribuzione con cui i cittadini combattono la deriva dell'azzardo dei propri territori. A Mantova c'è una task force no slot cui partecipano tutte le realtà sociali del territorio e i servizi che insieme, comune per comune, stanno liberando la comunità dalle macchinette

di Redazione

“Mantova, capitale del no alle slot”, titolava lo scorso 8 maggio la Gazzetta di Mantova. Era il giorno successivo allo slot mob nazionale che il 7 maggio ha coinvolto 48 città, con 61 eventi. Il 10% dei quali concentrati proprio nel capoluogo virgiliano. Come ha fatto un Comune di meno di 50mila abitanti, poco più di 400mila considerando l’intera provincia, ad affermarsi come un punto di riferimento del contrasto all’azzardo a livello nazionale? La persona che meglio può rispondere a questo interrogativo è Giuseppina Nosè, portavoce del Coordinamento no slot locale. A questo tavolo fa riferimento la rosa dei soggetti più attivi sul territorio (in parentesi il numero degli aderenti): associazione “Oltre la siepe onlus”(160), Apcat-Club Alcologici Territoriali (60), associazione Libra (25), Amici Ludici (60), associazione Vivere Porto (42), Movimento Focolarini (un centinaio di aderenti a cui si aggiungono circa 500 simpatizzanti), Telefono Giovane e Centro Aiuto per la Vita (52), Comitato viadanese solidarietà (15), Acli provinciali (3.345 soci), associazione Libera (105), Banca Etica (450), Agesci (3.203, di cui 374 capi), Asl Mantova , oggi ATS, (numerosi interventi presso gli istituti superiori di Mantova e Provincia con incontri nelle scuole e con le famiglie) , Caritas e Ufficio Proximis (braccio operativo della Caritas per il sovraindebitamento e il microcredito).


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Un task force anti azzardo che ormai è diventata anche un interlocutore fissa per i media locali (Nosè per esempio è ormai un’abituè della pagina delle lettere della stessa Gazzetta di Mantova ed è comparsa in centinaia di articoli che si sono occupati del tema).

Ma chi è Giuseppina? È una bancaria 57enne che da più di 20 anni si occupa di salute mentale con Oltre la Siepe. «Siamo nati quando ancora qui a Mantova c’era il manicomio e da allora il nostro impegno non è mai mancato», racconta. Negli ultimi anni, però qualcosa è cambiato. «Nella nostra associazione convivono, pazienti, familiari e volontari. Fra il 2012 e il 2013 sono incominciate ad arrivare con una certa frequenza segnalazioni di familiari di persone con disturbo mentale che avevano anche problemi di dipendenza da azzardo. In quel momento è scoppiata la scintilla. «Il nostro compito non poteva essere semplicemente quello di accompagnare persone che stavano male, rimanere sulla difensiva avrebbe significato inevitabilmente cercare di mettere qualche pezza qua e là, ma sostanzialmente arrendersi al proliferare dell’azzardo». La strategia non poteva essere quella. Così Nosè e i suoi si sono messi a tessere una tela molto fitta, fatta di tantissimi incontri sul territorio. «Il primo passo», ricorda Nosè, «sono stati i gruppi di mutuo auto aiuto». Nel settembre del 2012 sono stati presentati alla città con una vera e propria conferenza stampa «a cui hanno partecipato anche un’ottantina di cittadini alcuni dei quali testimoni della loro dipendenza da azzardo».

L’altro passo decisivo fu, l’anno successivo, la collaborazione degli operatori dei servizi pubblici per le dipendenze in quello che nell’agosto 2015 sarebbe diventato ufficialmente il tavolo di coordinamento non slot di Mantova. Nel frattempo anche la Caritas locale incoraggiò la nascita del coordinamento. Una scelta importante che ha rafforzato il network no slot cittadino. «Per contrastare il gioco d’azzardo», ragiona la portavoce, «occorre cambiare lo sguardo che una comunità ha su quel fenomeno. Dovevamo e dobbiamo sensibilizzare e informare sull’ampiezza della sofferenza provocata da questa dipendenza in modo che non fosse “ghettizzata”: la comunicazione è fondamentale».

Per contrastare il gioco d’azzardo occorre cambiare lo sguardo che una comunità ha del fenomeno

Una consapevolezza che Nosè traduce in una strategia molto chiara: «Non potevamo impedire che sui giornali locali si silenziassero le grandi vincete in denaro, ma non abbiamo mai rinunciato a proporre contenuti e azioni del nostro coordinamento puntualmente riportati». Come per esempio quella dei 9 slot mob organizzati sino ad ora, la presenza, al Festivaletteratura di Marco Dotti per parlare del tema con il libro “Ludocrazia” oppure la lettera aperta indirizzata lo scorso anno ai sindaci mantovani: «La richiesta delle Associazioni firmatarie ai Sindaci mantovani riguarda l’orario di apertura delle sale: la disciplina degli orari delle sale da gioco non è infatti volta a tutelare in via primaria l’ordine pubblico, ma la salute e il benessere psichico e socio-economico dei cittadini, compresi nelle attribuzioni del Comune a cui sicuramente compete la tutela della salute dei propri cittadini a partire dai più giovani».

E ancora: «Le Associazioni firmatarie dell’appello ritengono che sia dovere di ogni sindaco attivare i propri uffici per mettere in pratica precisi indirizzi sia per l’ubicazione delle macchinette slot – da tenere lontane dai punti nevralgici della comunità come scuole, luoghi di culto e di preghiera, centri culturali, ricreativi e sportivi – sia per regolamentare di comune accordo almeno a livello distrettuale gli orari di accensione delle slot». «L’obiettivo», spiega Nosè, «era quello di evitare il cosiddetto turismo del gioco d’azzardo». Nel 2015 infatti il movimento no slot di Mantova aveva ottenuto un risultato molto significativo: il Comune del capoluogo aveva emanato un’ordinanza di limitazione oraria prevendendo sanzioni per i gestori dei locali. È provato però che «i giocatori patologici migrano da un Comune all’altro nel momento in cui i bar di riferimento sono interessati dall’ordinanza».

La provincia di Mantova conta 69 Comuni. In alcuni casi l’attività di pressione del Coordinamento ha ottenuto risultati tangibili a stretto giro. A Bagnolo San Vito per esempio è stato approvato un regolamento che sta mettendo a rischio la licenza della sala gioco del paese. I comuni di San Giovanni del Dosso e di San Giorgio hanno subito risposto alla lettera del Coordinamento illustrando un regolamento e un’ordinanza sugli orari. Così come il comune di Gonzaga che, a conclusione di un Progetto “Quando il gioco non è più un gioco”, ha emesso l’ordinanza.

In altri casi la dialettica invece è ancora in corso: «I comuni di Viadana e Castiglione «hanno dimostrato di avere a cuore il tema, ma finora non hanno preso provvedimenti concreti. I comuni di Borgo Virgilio, Curtatone e Roncoferraro, sempre a conclusione del Progetto “A che gioco giochiamo” «hanno invece risposto alla nostra lettera , chiedendoci una mappatura sulle reali ricadute sul territorio a livello di riduzione dei rischi sociali in caso di compressione delle fasce orarie». C’è chi sospetta che la richiesta sia stata suggerita dai gestori delle stesse slot. «Non mi è difficile crederlo. Comunque sia», conclude Nosè, «noi la mappatura l’abbiamo fatta e presto la divulgheremo, dopo di che torneremo alla carica con i sindaci più “timidi”, in qualche modo ci dovranno rispondere».


In copertina. Gli scout dell’Agesci sono una della realtà che aderisce al movimento No slot di Mantova, qui durante uno slot mob


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