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«Noi del non profit siamo abituati a cavarcela. Ma la Riforma è una boccata di ossigeno»

Il Centro Servizi per il Volontariato città metropolitana di Milano durante la 14^ edizione della fiera Fa’ la cosa giusta! ha organizzato un tavolo di discussione sugli attesi decreti legge della riforma del terzo settore raccogliendo pensieri, speranze e timori dei protagonisti del Terzo Settore

di Redazione

«La verità è che queste eccellenze del non profit sono state capaci di essere tali nonostante i vuoti normativi, nonostante le lentezze della Politica, inventando strade, facendo la differenza avendo contro la burocrazia, per questo portare a compimento la Riforma sarebbe il modo migliore per dire loro grazie e permettere loro di fare ancora meglio per tutti noi».

Con queste parole riassuntive consegnate al Senatore Roberto Cociancich, membro Commissione permanente Affari Costituzionali del Senato, si è chiusa la tavola rotonda organizzata da Ciessevi Centro Servizi per il Volontariato Città Metropolitana durante la quattordicesima edizione di Fa' la cosa giusta!

In una Sala Regeni piena l’incontro dal titolo “Riforma del Terzo Settore: opportunità di innovazione” ha portato al tavolo protagonisti del “sociale” nazionale e locale, da AVIS a Fondazione Near, da Dynamo Camp a Fondazione Comunitaria Nord Milano, a Forum del Terzo Settore, chiamati a rispondere al vero sottotitolo della tavola rotonda, cioè “A che punto siamo e cosa ne pensano i protagonisti?”.

Paolo Petracca, Portavoce Forum Terzo Settore di Milano esprime soddisfazione per i passi avanti in materia di welfare e Terzo Settore, segnalando però che questo non deve avvenire a fronte di nuovi tagli: «Siamo coinvolti dal primo giorno nei tavoli di discussione sui Decreti e pensiamo che il Servizio Civile universale sia stato un grande passo. È un bel segnale. Siamo felici che in questi giorni sia diventata legge una misura importante come il Rei (Reddito di inclusione). Ci saremmo aspettati che le risorse per tale Riforma fossero state trovate riducendo le spese per gli armamenti e per il sostegno del gioco d’azzardo. La vera sfida è investire sulla Formazione. Il Terzo Settore e i suoi dirigenti hanno ancora bisogno di attrezzarsi al meglio per le frontiere culturali, economiche e politiche».

Paola Pessina di Fondazione Comunitaria Nord Milano, invece, pone l’accento sulla bontà di portare alla luce l’eccellenza, anche territoriale, di chi opera bene per il bene di tutti: «Pensiamo a quanto sia positiva la dinamica dei bandi, un potente strumento di incentivo e anche di miglioramento selettivo per le non profit, che in questo modo si sono definite, strutturate, sviluppate con serietà e competenza. Per noi quindi le nuove norme possono essere fattore di crescita per il Terzo Settore. Nel momento attuale è necessario abbattere la cultura del sospetto che circonda anche chi, per fare del bene, si trova a gestire fondi e donazioni liberali. Lo si può fare solo assicurando il massimo della trasparenza. In questo modo ciò che spesso viene additato come diavolo, cioè il denaro – le risorse economiche – e ciò che viene rappresentato come acqua santa, cioè il volontariato, il non profit, possono non solo diventare compatibili, ma scrivere insieme nella realtà un nuovo capito d’eccellenza. Noi ci crediamo e sappiamo quanto sia già possibile».

Vincenzo Saturni, Presidente Avis Nazionale ha raccontato la volontà di raccogliere sempre nuove sfide, un tratto che contraddistingue da ben novanta anni l’Associazione: «Oltre alla storica e centrale attività di promozione del dono del sangue, oggi siamo in prima fila per sostenere una cultura incentrata su stili di vita sani e sostenibili. Nel merito della Riforma del Terzo Settore, abbiamo una preoccupazione, e cioè che il tema basilare del sangue come bene pubblico, attraverso consistenti movimenti di lobbing possa vedere la nascita di un mercato privato sotto forma di impresa sociale, come già avviene in altre nazioni europee. Se non c’è una costante attenzione del legislatore su questo tema, il rischio è davvero l’ingresso di sistemi profit, con lo snaturamento dell’unicità e dell’eccellenza italiana fondata sulla gratuità».

Bill Niada, Presidente Fondazione Near aggiunge che comunque il potere di cambiamento è sempre una propulsione interna, mai calata dall’alto, ovviamente facilitata da buone Leggi, ma efficace anche nonostante le difficoltà burocratiche e gli imprevisti: «Abbiamo bisogno di un impianto legislativo per la sostenibilità del nostro futuro operativo, ma noi dobbiamo sentirci liberi di fare del bene comunque, anche se esso non ci venisse incontro. Abbiamo una missione forte e delle volte è importante pensare fuori dagli schemi, volando alto, certi che se si agisce per una buona causa si trovano aiuti e consenso. Questo è quello che siamo e quello che facciamo con il progetto B.Live».

Serena Porcari vice Presidente Dynamo Camp pone l’accento sull’importanza di guardare anche oltre oceano per imparare a far dialogare proficuamente il mondo non profit con quello del profit: «Pensiamo al concetto di Impresa Filantropica varata già nel 1988 dall’attore Paul Newman, un’impresa che riesce a convogliare il 100% dei suoi profitti sul sociale. Queste rivoluzioni possono avvenire grazie anche al dialogo con la Pubblica Amministrazione. Da anni siamo in dialogo costante con organismi istituzionali competenti per creare soluzioni praticabili per poter coinvolgere il profit a vantaggio del non profit. Non serve stravolgere il mondo con grandi rivoluzioni, ma far funzionare in modo innovativo strumenti esistenti, credetemi!».

Un approccio su piccola scala, ma intenso è altresì la strategia portata nella discussione da Ciessevi attraverso la voce del suo Presidente Ivan Nissoli: «La Riforma è presa sottogamba soprattutto dalle piccole realtà territoriali non per cattiveria, ma per mancanza di Formazione. E la parola Formazione è la nostra parola chiave per far sì che questa Riforma si innesti su di un terreno fertile e preparato. La classe dirigente del non profit è, infatti, ancora impreparata di fronte alle nuove sfide di questo decennio e le sfide sono grandi, come quelle di dialogare in maniera coerente e capace con la Pubblica Amministrazione, ma ancora di più con il Profit. Questo è il momento nel quale gettare le basi per un’ibridazione d’eccellenza tra profit e non profit capace di creare valore nel pieno rispetto delle regole vigenti».

A conclusione dell’ampio e ricco dibattito a prendere la parola è proprio il Senatore Cociancich, idealmente chiamato a fare ponte con Roma su quanto emerso: «I soldi è vero che non sono mai abbastanza, ma questo Governo e quello precedente ha svolto un buon lavoro con gli strumenti limitati che aveva e che ha tuttora a disposizione, così limitati da una Crisi che ha inciso molto e continua a incidere su più fronti. Accolgo molto volentieri le vostre storie d’eccellenza e ancora di più raccolgo le vostre preoccupazioni. Quello di cui sono certo però è che questa Riforma porterà un passo avanti per tutti noi e questo passo avanti è riassumibile nella sfida del farsi misurare. Al non profit, infatti, viene chiesto un passo avanti per essere riconosciuto: uscire dal semplice atto volontaristico per dotarsi di strumenti che potremmo definire professionali in termini di caratura del proprio agire. Lo slancio morale è, insomma, ancora centrale, ma non sarà sufficiente. Servirà formarsi, strutturarsi, servirà dimostrare di sapere fare bene il bene. E io sono certo che questo possa avvenire».


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