Welfare & Lavoro

Comunità terapeutiche, la Lombardia pronta ad alzare le rette

Dopo la protesta di don Mazzi e del privato sociale impegnato sul fronte delle dipendenze (“non possiamo più andare avanti cosi”), l'assessore al Welfare della Regione Giulio Gallera mette sul piatto 6 milioni di euro e apre un tavolo di confronto: «I servizi che chiediamo al non profit di offrire devono essere parametrati al budget che mettiamo a disposizione»

di Redazione

La risposta al grido di allarme delle comunità terapeutiche lombarde (leggi qui il resoconto della conferenza stampa promossa lunedì nel Parco della droga di Rogoredo da don Antonio Mazzi di Fondazione Exodus, don Chino Pezzoli della Comunità Promozione Umana, Simone Feder della Federazione Com.E. e Pietro Maria Farneti di Asad) è arrivata oggi da palazzo Pirelli, dove in un Auditorium Gaber stracolmo (almeno 400 presenze, mal contate) è intervenuto l’assessore al Welfare della regione Lombardia, Giulio Gallera.

La richiesta era chiara: rivedere il sistema delle rette riconosciute dalla Regione, un tariffario vecchio di dieci anni. Oggi infatti malgrado una riforma del sistema socio-sanitario che ha alzato gli standard qualitativi per accedere all’accreditamento, la Regione riconosce alle strutture terapeutico-riabilitative una retta giornaliera di 52,8 euro (ma le comunità sostengono costi effettivi di 71,34 euro), alle strutture pedagogico riabilitative una retta giornaliera di 44,40 euro (costi effettivi: 68,69 euro) e alle strutture di pronta accoglienza una retta giornaliera di 58 euro (costi effettivi: 78,65euro).

Altri dati compararti con le altre Regioni, facendo riferimento esclusivamente alle terapie terapeutico-riabilitative: come detto la Lombardia (dove il costo della vita in Italia è inferiore solo a quello della provincia di Bolzano) riconosce 52,8 euro al giorno, mentre le Marche 85,45 euro, il Piemonte 75,37, l’Emilia Romagna 70,11, il Veneto 65 e la Calabria 63,04. «Se non ci sarà un adeguamento, rischiamo di chiudere i battenti, non è accettabile che le istituzioni gettino addosso a noi il peso di far fronte a un fenomeno che sta tornando ai livelli degli anni 80», hanno ribadito oggi don Mazzi e don Pezzoli in due accorati e applauditi interventi.

Siamo tornati agli anni 80. I consumi delle droghe pesanti sono esplosi, ma le rette alle comunità sono ferme da anni. Così non possiamo più andare avanti

don Antonio Mazzi

«Occorre costruire insieme un “modello Lombardia”», ha replicato Gallera, «per questo a giorni si insedierà un tavolo che affronterà anche la questione delle tariffe». «Mi rendo conto», ha continuato, «che siamo in ritardo, ma dal mio insediamento, 9 mesi fa, sono stato impegnato ad affrontare altre emergenze, e forse abbiamo scontato anche un approccio troppo burocratico. Ma un impegno oggi posso prenderlo: l’adeguamento ci sarà, il quantum lo “negozieremo” insieme su quel tavolo, certo è che le risorse devono essere proporzionate all’impegno che chiediamo alle comunità, realtà che sono centrali nel nostro sistema di approccio».

Abbiamo a disposizione qualche milione di euro per adeguare le tariffe e a giorni apriremo un tavolo ad hoc sul tema. Mi rendo conto che siamo in ritardo, adesso occorre accelerare

Giulio Gallera

In queste settimane si era parlato di un incremento del fondo per le comunità di 10 milioni di euro. Gallera, non conferma e non smentisce, «qualche milione di euro a disposizione c’è». È più preciso invece Angelo Capelli (Lombardia popolare) vicepresidente della III commissione consiliare (che ha organizzato l’evento grazie anche all’impegno del presidente leghista Fabio Rolfi che ha aperto i lavori ponendo con forza il tema delle tariffe). «Gli assessori Gallera e Massimo Garavaglia (responsabile del Bilancio, ndr.) mi hanno assicurato che 6 milioni ci sono, l’impegno che la Giunta si era presa alla fine dello scorso anno era quello di aumentare le tariffe del 10% nel 2017 e del 20% nel 2018. Non ho motivo di dubitare della parola dei due assessori. Se però così non sarà qualche problemino in maggioranza ci sarà: la Giunta dovrà prendersi le sue responsabilità».


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