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Il 5 per mille ha fatto nascere cento “nidi di comunità”

Fra il 2011 e il 2016 la Fondazione Missione Bambini ha destinato quasi 1,4 milioni di euro provenienti dal 5 per mille ad asili nido e spazi gioco per la prima infanzia: è stato così collaudato un nuovo modello si servizio, molto attento alle situazioni di fragilità e aperto al territorio, che ora potrebbe andare a sistema a livello nazionale. Dall'anno scorso invece il focus è sulla scuola

di Sara De Carli

Si chiama “nido di comunità” ed è un nuovo modello di nido, collaudato in questi anni da Fondazione Mission Bambini grazie al 5 per mille. È una delle storie presentate sul numero di aprile di Vita per raccontare come il 5 per mille in questi dieci anno abbia permesso a tante realtà di crescere e di moltiplicare le loro potenzialità di azione.

Fra il 2011 e il 2016 quasi 1,4 milioni di euro provenienti dal 5 per mille hanno sostenuto un centinaio di asili nido e spazi gioco: «quando siamo partiti solo un bambino su cinque poteva frequentare un nido, che invece è un’opportunità importantissima soprattutto per i bambini in condizioni di deprivazione materiali e educative, il nido consente loro di fare un “salto di qualità”», afferma Alberto Barenghi, responsabile dei progetti Italia di Fondazione Mission Bambini. Sono 4.500 i bambini che hanno frequentato un nido sostenuto in questi anni da Mission Bambini, in dodici regioni d’Italia: una metà delle risorse è venuta dal cinque per mille degli italiani, l’altra da donazioni di privati e fondazioni, in particolare con i bandi spcifici legati a Fondazione Con il Sud e Unicredit.

Ma al di là dei numeri, per Barenghi, il 5 per mille ha contribuito a collaudare e perfezionare quello che ormai è a tutti gli effetti un nuovo modello di nido, il “nido di comunità”. Cosa lo caratterizza? «È un nido che si rivolge in maniera particolare a situazioni di fragilità economiche e sociali, tant’è che il 25% dei posti sono dedicati a famiglie svantaggiate», illustra Barenghi. E ancora «si basa sul volontariato la sostenibilità dei servizi, punta molto sulla raccolta fondi non solo sulle rette, è fortemente aperto al territorio, non è un servizio chiuso che offre atività educative ma un soggetto cerca di creare collegamenti, che fa cultura dell’educazione per la prima infanzia sul territorio». Questa esperienza rodata è ormai pronta per fare il salto della messa a sistema: «abbiamo presentato al bando di Con i bambini un progetto di carattere nazionale, con 15 partner sparsi, speriamo venga approvato».

Dall’anno scorso Mission Bambini ha iniziato a destinare il 5 per mille anche una nuova area di intervento, che sarà quella prioritaria per il futuro: le scuole. Nel 2016 quasi 82mila euro hanno sostenuto progetti di doposcuola e di manutenzione partecipata delle scuole. «Il fil rouge resta quello dell’educazione, insieme al coinvolgimento dei territori. Negli anni abbiamo disegnato altre forme di sostegno per gli asili nido, a cominciare dalle adozioni in vicinanza che oggi sostengono regolarmente 19 asili nido, così ci siamo aperti ad altre fasce d’età», spiega Barenghi. Due sono i programmi di Mission Bambini finanziati dal 5 per mille a cominciare dall’anno scorso, “Prima la scuola” che sosteniene centri di aiuto alla studio e “Genitori, ripuliamo le scuole!”, avviato nel 2014 e arrivato già in 34 scuole: «copriamo i costi dei materiali per quei piccoli interventi di manutenzione fatti volontariamente dai genitori. Il tutto non si esaurisce nel lavoro manuale ma c’è sempre un coinvolgimento attivo della cittadinanza, eventi, sensibilizzazione sull’importanza della scuola», afferma Barenghi.

Braccio di Ferro è uno dei progetti realizzati grazie al cinque per mille dell’anno scorso. Siamo a Baranzate, 12mila abitanti, nell’hinterland milanese, celebre per essere il comune italiano con la maggior presenza di etnie straniere, ben 72. Braccio di ferro «è un progetto per dare forza allo studio e al tempo libero», racconta Samantha Lentini, responsabile progetti dell’associazione La Rotonda, nata nella parrocchia di Sant’Arialdo. Nei locali dell’oratorio, con una convenzione con l’Istituto Comprensivo Rodari, cento studenti, italiani e stranieri, dagli 8 ai 14 anni, equamente divisi fra primaria e secondaria di primo grado, dal martedì al venerdì, dalle 17 al 19 vengono coinvolti in attività di compiti e studio ma anche di arte, gioco, laboratori (quest’anno ad esempio si è lavorato sul tema salute). Si lavora in piccoli gruppi, con sempre gli stessi compagni e un educatore – sempre lo stesso – ogni sei ragazzi: gli spazi a disposizione sono piccoli, perciò ogni bimbo può venire solo un pomeriggio a settimana. Una volta al mese, per i più grandi, c’è una proposta di svago e aggregazione: una pizza, una camminata in montagna, una partita a bowling…

«Siamo partiti 13 anni fa e il progetto è molto cresciuto. È nato per sostenere i bimbi nello studio, poiché spesso le famiglie non conoscono l’italiano, ma in realtà è diventato un modo per agganciare le famiglie e sostenerle nel loro ruolo educativo. Ad esempio abbiamo inserito una psicologa presente tutti i pomeriggi, fa supervisione e segue particolari situazioni, è a disposizione anche dei genitori. Grazie a Mission Bambini abbiamo avviato lo sportello psicologico a scuola, i ragazzi così ritrovano la stessa psicologa di Braccio di Ferro anche a scuola, una mattina alla settimana: questo ci consente anche di avere rapporti diretti con insegnanti. L’anno scorso ne hanno usufruito intorno ai 60 ragazzi, con cinque colloqui dopo il primo di ascolto», racconta Lentini. Il prossimo step del progetto si chiamerà Rosa dei Venti e porterà il dopo scuola a domicilio per le situazioni più fragili e per gli alunni rom.

Foto in copertina Mission Bambini/Elisa Locci