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Congedo di paternità, il balletto dei giorni scomparsi

Per i bambini nati nel 2017 spariscono i due giorni di congedo parentale facoltativo per il padre che erano stati introdotti dalla legge di Stabilità 2016. L'anno prossimo la misura tornerà, ma con un giorno solo. Un balletto che contraddice la caratteristica fondamentale di tutte le misure per la famiglia: stabilità e chiarezza. E una retromarcia culturale: i primi cinque mesi tornano "solo" cosa da mamma

di Sara De Carli

Due giorni a casa con il bebé appena nato, poi papà torna al lavoro. Per i bambini nati nell’anno 2017 spariscono i due giorni di congedo parentale facoltativo per il padre, da utilizzare entro cinque mesi dalla nascita o dall’adozione del figlio, che erano stati introdotti dalla legge di Stabilità 2016. La notizia è esplosa dopo che l’Inps nei giorni scorsi ha pubblicato una specifica news sul proprio sito, evidenziando che «il congedo facoltativo non è stato prorogato per l'anno 2017» e che di conseguenza «potrà essere fruito esclusivamente per nascite, adozioni o affidamenti avvenuti fino al 31 dicembre 2016». Restano invece per tutti i lavoratori che diventeranno padri nel 2017 i due giorni di congedo obbligatorio (sono due cose diverse), fruibile dal padre entro il quinto mese di vita del bambino.

Due giorni o quattro giorni poco cambia, si dirà, è comunque una presenza simbolica. Ma simbolicamente la questione non è da poco, perché era un timido cenno di introduzione di una pari responsabilità di cura fra mamma e papà già nei cinque mesi "sacri" della maternità obbligatoria (tant’è che i due giorni di congedo facoltativo erano condizionati alla scelta della madre lavoratrice di non fruire di altrettanti giorni di congedo maternità), quando in tanti ancora pensano che il bambino sia “solo” della mamma.

Peggio ancora è il messaggio dato dal fatto che una misura appena introdotta già scompaia, quando tutti gli esperti da tempo ci dicono che le misure a sostegno della natalità e della famiglia per poter avere una chance di successo devono innanzitutto essere stabili, chiari e strutturali. Così non è, anzi. Qui è tutto un balletto di giorni che vanno e vengono su misure simili che tanti confondono (alla radio questa mattina si parlava genericamente di congedo parentale tout court, ma quella in realtà è la misura prevista dopo i cinque mesi di vita del figlio, misura che resta e che sulla carta possono prendere anche in toto i padri, che poi lo prendano davvero è un altro discorso). Volete una prova?

In via sperimentale è già dagli anni 2013-2015 che il neopapà ha l’obbligo di astenersi dal lavoro per un periodo di un giorno, nel 2016 i giorni obbligatori (da prendere anche in via non continuativa) sono diventati due, che restano tali nel 2017 e che dal 2018 diventeranno quattro (legge n. 232/2016). Questi giorni obbligatori sono pagati al 100% dall’Inps. In più, in maniera facoltativa, il padre nel 2016 ha potuto prendersi due giorni di congedo (scontandoli dalla maternità obbligatoria della madre) e pure nel 2018 potrà farlo, anche se solo per un giorno. Nel 2017 invece c’è un buco. In sostanza, nei primi cinque mesi di vita del figlio (o di arrivo in famiglia di un bambino adottato) nel 2016 il padre ha avuto la possibilità di stare a casa dal lavoro giorni 2 + 2, nel 2017 solo 2 + 0, nel 2018 potrà prendersi 4 + 1 giorni (il sito lavoro e impresa già a gennaio faceva un post dal titolo Congedo facoltativo, la misteriosa scomparsa per il 2017, che riassume questi dati). Ma che senso ha?

Foto Giu Vincente / Unsplash


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