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Don Mazzi: «Spinocchio? L’adolescenza vista alla rovescia»

Il nuovo libro del fondatore di Exodus è dedicato agli adolescenti di oggi, ma è anche un testo per aiutare gli adulti a ritrovare le capacità educative che sono andate perdute. Per questo servono nuovi strumenti e don Antonio ne individua tre: l'Università della Famiglia, il Villaggio delle Aquile Reali e "Donmilani2"

di Antonietta Nembri

"Spinocchio”. No, non è un refuso. Si intitola proprio così l’ultimo libro di don Antonio Mazzi (editore San Paolo, 160 pagine) che come sottotitolo recita “Buona strada e non mollate mai!”. Ma a chi si rivolge? E soprattutto chi è “Spinocchio”? Lo abbiamo chiesto direttamente all’autore.
«Il titolo nasce dalla voglia di vedere gli adolescenti in modo diverso: “s” è un’iniziale equivoca: stronzo, strano, stupido e invece per me è straordinario perché l’adolescenza è il periodo migliore della vita e allo stesso tempo il più delicato e con l’aggiunta di una “s” voglio dare l’idea di una lettura diversa di questa età». Per don Mazzi l’adolescenza «è una vera profezia e per raccontarla nel primo capitolo ho attinto a tanti autori da Morin ad Andreoli, Recalcati, Galimberti….».

Spinocchio insomma, non vuole essere un termine dispregiativo, ma presenta tutto quello che è stato Pinocchio, ma alla rovescia cioè un bambino e non un burattino, ma soprattutto un adolescente che non deve andare a cercare il Paese dei Balocchi, perché, come si legge nella presentazione del volume “L’Italia è tutto un Paese dei Balocchi”. «Non a caso ho intitolato il secondo capitolo “Adolescenza, poeti, santi e camminatori”, volevo aggiungere profeti, ma è un po’ una provocazione perché riuscire a maturare in un paese strano come il nostro non è facile» prosegue il fondatore di Exodus. Che nell’ultimo capitolo a questo suo Pinocchio adolescente vuol far incontrare il padre… «ma oggi i padri sono fasulli, non ci sono più. In questo nostro paese liquido i padri sono spariti. Da qui la crisi degli adolescenti che è crisi di solitudine».

Gli adulti, sono loro il problema? Solo pochi anni fa don Mazzi lanciava il suo appello ai padri, perché smettessero di fare gli amiconi dei figli (vedi news) e oggi la situazione è peggiorata. Per questo occorre “educare gli adulti”, Nel libro si parla di tre strumenti preventivi: l’Università della Famiglia (un centro di formazione permanente); il Villaggio delle Aquile Reali (nuova ipotesi più evoluta dei vecchi oratori) e “Donmilani2” (dedicato al mondo della scuola) «è un disegno a 360 gradi», conferma don Mazzi che ha un rammarico: «L’istituzione che meno capisce gli adolescenti oggi è la chiesa. I preti sono pochi e si occupano più di liturgia che della vita. I preti si sono accontentati di fare i preti» continua. Eppure, osserva don Mazzi «Gesù che a 12 anni va nel Tempio a Gerusalemme è una pagina pedagogica straordinaria. E quando Maria lo ritrova si pone la domanda “Chi ho davanti?” ed è la domanda che dovrebbero porsi gli adulti davanti agli adolescenti».

La proposta di don Mazzi è quella di “recuperare” gli adolescenti «alla mia maniera. Perché vivendo con i ragazzi difficili: i giovani del terrorismo e quelli della droga e ora con questi che non capiamo – perché il problema non è solo la droga, è la solitudine, la fragilità – ho fatto tanta esperienza, ho attaccato tanti cerotti . Ma il fatto è che noi adulti non li educhiamo più alla vita: curiamo l’intelligenza, che abbiano un diploma o la laurea, ma non ci preoccupiamo dei loro bisogni più profondi: così i nostri ragazzi non si laureano a vivere». E l’opera preventiva quindi non può che partire dagli adulti anche perché «i quattro ambiti, le istituzioni che potevano operare: famiglia, scuola, chiesa e sport oggi sono tutte da rifare perché occorre dare obiettivi e speranza ai giovani».

Spinocchio è un testo che provoca tutti gli educatori e chiede loro di rovesciare la prospettiva con cui guardare ai ragazzi, ai Pinocchi con cui hanno a che fare ogni giorno. «Il libro l’ho scritto in modo che possano leggerlo gli adolescenti, ma anche gli insegnanti e» aggiunge con una punta di speranza «anche i pretini all’ultimo anno di seminario. Dovrebbero trovare un periodo in cui si parli di educazione e adolescenti: è importantissimo».