Cooperazione & Relazioni internazionali

Accuse alle Ong sui migranti: un esempio lampante di post-verità

Accuse prive di fondamento, ma con una loro efficacia: rischiano di essere tali quelle che il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, ha lanciato contro le Ong accusate di essere in combutta con i trafficanti di uomini. Se ne discute stasera a Matrix, su Canale 5 dove saranno ospiti lo stesso Di Maio, il procuratore di Catania e Riccardo Bonacina

di Gabriele Pezzana

Nel solo fine settimana di Pasqua sono stati 13 i morti recuperati dal mare – 7 di loro hanno perso la vita dopo essere finiti in acqua perché un gommone si è sgonfiato – e oltre 8.500 le persone salvate. Una tragedia senza fine, ma non senza speranza di una fine, finché qualcuno cerca di evitare che a tragedia si sovrappongano altre tragedie. Parliamo di quelle Ong che lavorano in mare, salvando vite umane. Salvandole anche per noi. Dovremmo esser loro grati. Eppure, qualcosa nell'aria è cambiato negli scorsi giorni e la gratitudine è diventata accusa indiscriminata. Fango.

Accusare il pompiere, non chi appicca il fuoco

Sotto attacco non è finito infatti lo human trafficking, la tratta di esseri umani sul quale prosperano le reti criminali dei cosiddetti smugglers, i nuovi contrabbandieri. Sotto attacco sono finite proprio le Ong che lavorano per contrastarlo quel traffico, fedeli a un mandato etico e civile al contempo: salvare vite umane, prima di tutto. Salvarle quando l'alternativa sarebbe solo una e una soltanto: consegnarle alla morte. Un'opzione disumana che nessuno può accogliere.

Il traffico di migranti è un fenomeno di neo-schiavitù e, per i fiancheggiatori di questo traffico è previsto un apposito reato: il favoreggiamento d'immigrazione clandestina. Un reato serio, perché seria è la situazione. Eppure, con quale serietà Matteo Salvini (Lega) abbia pensato di dare mandato a un pool di avvocati per denunciare il Governo, lo deciderà il lettore. Il 17 aprile scorso, davanti a quei morti, il segretario della Lega, dal suo gazebo milanese, dichiarava infatti l'intenzione di «denunciare il Governo, il presidente del Consiglio, i ministri e i comandanti della Marina e della Guardia Costiera, per favoreggiamento». Oggi, però, qualcuno si spinge oltre e cerca di scavalcarlo a destra.

Ingiunzioni paradossali

Solo poche ore dopo aver ricevuto un quasi-endorsement da parte di Avvenire (così, almeno, è stato letto), il M5S per voce di Luigi di Maio, che ricopre il ruolo istituzionale di vicepresidente della Camera, ha pensato bene di calcare la mano con un'uscita per nulla estemporanea, poiché ribadita, riaffermata e sostenuta anche dal blog di Grillo. Per il vicepresidente della Camera dei Deputati, ci sarebbero «due rapporti Frontex che accusano le Ong non solo di collusione con gli scafisti ma addirittura in un caso di aver permesso ai criminali di usare direttamente le imbarcazioni delle Ong per trasportare gli immigrati». Parole durissime, che ancora attendono conferma e hanno suscitato la reazione delle Ong definite "taxi" dal parlamentare grillino. Dove sono quei rapporti? Quali le accuse? Chi gli imputati?

Non contento, Di Maio afferma che «le navi delle autorità italiane dall'estate scorsa non si portano più a ridosso delle acque libiche, adesso si trovano in una posizione arretrata. Alcune navi Ong invece sembrerebbero essere a portata di acquascooter», giustapponendo poi un'affermazione slegata, ma che messa in questi termini sembra legarsi con un nesso causa-effetto con la precedente: «le morti nel Mediterraneo non diminuiscono, bensì aumentano».

Copia, incolla?

Di Maio ha avanzato il sospetto che vi sia una sorta di implicità complicità – ci si passi il termine – tra scafisti e Ong. In qualche modo, una tesi che ha cominciato a circolare in rete alla metà di marzo, con video diventati virali di un giovane, Luca Donadel, che in uno storytelling risultato particolarmente efficace proponeva le stesse accuse che ora Luigi Di Maio muove alle Ong. Le stesse accuse, basate sulle stesse fonti, in particolare un rapporto (interno e confidenziale, mai condiviso con le Ong) di Frontex, l'Agenzie europea di guardia di frontiera e costiera, riportato dal Financial Times.

La fondazione olandese dietro le accuse

Come sempre, nessuno degli accusatori pare aver letto davvero l'articolo del Financial Times, né il Rapporto Risk Analysis for 2017 di Frontex. Ma all'origine di tutto questo detto (e a maggior ragione del non-detto), sembra esserci un articolo pubblicato il 15 novembre 2016 da una Fondazione olandese, Gefira, dove si afferma che: «Ong, scafisti e mafia, in accordo con l’Unione europea, hanno trasportato migliaia di migranti illegali in Europa con il pretesto di salvare vite umane, assistiti dalla Guardia Costiera italiana che ne coordinava le attività». Gefira è un think tank che si dichiara specializzato in analisi geopolitiche e geostrategiche. Un salto sul loro sito, può chiarire le idee. In un altro articolo pubblicato sul sito della Fondazione Gefira, leggiamo:

«I trafficanti contattano la Guardia Costiera italiana in anticipo, per ricevere assistenza e lasciare in consegna il proprio ‘’carico’’. Le navi delle ONG sono quindi dirette al ‘’punto di salvataggio’’, anche se coloro tecnicamente in bisogno di assistenza si trovano ancora a terra in Libia. Le 15 navi che abbiamo osservato, di proprietà delle ONG o a noleggio, sono state regolarmente osservate lasciare i porti italiani, dirigersi a Sud a poche miglia nautiche dalla costa libica, ricevere il carico di esseri umani e tornare in Italia, a 260 miglia di distanza, sebbene il porto più vicino, dove dovrebbe essere trasportato l’equipaggio delle barche in difficoltà secondo la legge, sia quello di Zarzis in Tunisia a circa 60 miglia di distanza dal punto di salvataggio».

Espliciti, poi, i nomi delle Ong accusate: «MOAS, Jugend Rettet, Stichting Bootvluchting, Médecins Sans Frontières, Save The Children, Proactiva Open Arms, Sea-Watch.org, Sea Eye e Life Boat». Il fondamento di queste accuse? Non c'è, ma basta per innescare una spirale di post-verità che rischia di essere davvero pericolsa. Paul Watzlawick insegnava che « la credenza che la realtà che ognuno vede sia l'unica realtà è la più pericolosa di tutte le illusioni». Nel caso delle accuse alle Ong rischiamo di essere nel bel mezzo di questa pericolosa foresta di illusioni. Con ricadute drammaticamente reali, sulla vita dei migranti, prima di tutto.

Questa sera, si parlerà del caso nella puntata di Matrix in onda alle 23,20 su Canale5. Oltre a Luigi Di Maio e al Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro (in collegamento), sarà presente il direttore di Vita Riccardo Bonacina. A condurre, Nicola Porro e Piero Chiambretti.

In copertina: Franco Origlia/Getty Images


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA