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L’Etiopia sospende le adozioni (ma un documento ufficiale non c’è)

L’ambasciata italiana ad Addis Abeba ha comunicato agli enti autorizzati che il Governo ha deciso la sospensione a tempo indeterminato delle adozioni, precisando però di non avere un documento scritto. L'ambasciata è al lavoro per capire l'iter delle pratiche già in corso. Per Arnoletti (Cifa) sarebbero circa duecento le coppie italiane coinvolte

di Sara De Carli

Il Governo dell’Etiopia ha deciso la sospensione a tempo indeterminato delle adozioni internazionali. Lo ha comunicato agli enti autorizzati l’ambasciata italiana ad Addis Abeba: il condizionale tuttavia sarebbe ancora d’obbligo dal momento che nemmeno l’ambasciata è ancora in possesso di un documento che ufficializzi questa decisione. L’ Ambasciata, insieme agli altri Paesi coinvolti, è in contatto con le autorità del Paese per avere chiarimenti rispetto alle famiglie che hanno un iter di adozione già avviato.

Negli anni scorsi l’Etiopia è stato tra i primi Paesi di provenienza dei bambini adottati nel mondo: il report che la Commissione Adozioni Internazionali ha da poco pubblicato afferma che l’Etiopia è il «terzo paese di origine al mondo» ed è passata dai 1.539 minori adottati nel 2004 «a un picco di 4.553 minori adottati nel 2009, per concludere con 1.086 minori adottati del 2014, con una contrazione rispetto al picco del 76,1%». Per quanto riguarda l’Italia nel 2013 l’Etiopia era il secondo paese di provenienza dei minori adottati, con 293 bambini (il 10,4%): nel 2014 sono stati 103 e nel 2015 sono scesi a 97, rimanendo l’ottavo Paese d’origine dei minori entrati in Italia per adozione. Il report Cai sul biennio 2014-2015 afferma che «tra i Paesi di origine in cui si stanno presentando maggiori problematiche si colloca la Repubblica Federale Democratica di Etiopia, in cui sono sorte numerose criticità. La Commissione ha incontrato una delegazione dell’Autorità Centrale di Etiopia ed ha proposto di negoziare un accordo bilaterale per rendere più trasparenti e sicure le procedure adottive. Questa prospettiva al momento non ha avuto seguito. Alcuni Paesi di accoglienza (come Francia, Germania, Belgio, Danimarca, Spagna, Irlanda, Svezia e la Svizzera) hanno deciso di sospendere le adozioni internazionali dall’Etiopia». Il tempo medio intercorso fra la domanda di adozione e l'autorizzazione all'ingresso del minore in Italia è stato, per le adozioni concluse in Etiopia nel 2015, pari a 3,9 anni. Complessivamente sono 3.115 i minori originari dell’Etiopia adottati da famiglie italiane fra il 2000 e il 2015. Gli enti autorizzati alle adozioni nel Paese sono sette, secondo il sito della CAI: Aiau, Ami, Enzo B, Ciai, Centro Aiuti per l’Etiopia, Cifa, ICPLF. L’Etiopia non ha ratificato la Convenzione dell’Aja.

«Ci è giunta ieri la comunicazione dell’ambasciata italiana, noi non abbiamo nessuna famiglia né abbinata né in attesa sul Paese, da due anni non candidiamo nuove famiglie per l’Etiopia proprio perché la situazione era problematica e ci ha consigliato una posizione di estrema prudenza nell’invio di nuovi dossier», conferma Paola Crestani, presidente del Ciai. In questi due anni «ci è arrivata una segnalazione di un bambino e solo per quel bambino abbiamo fatto un abbinamento. In passato ci sono stati scandali per pratiche illecite, il Paese ha cambiato la procedura nell’ottica di una maggior cautela».

«Abbiamo ricevuto la comunicazione e avvisato le nostre coppie. I problemi sull’Etiopia sono noti da almeno un anno», afferma Gianfranco Arnoletti, presidente del Cifa, «abbiamo anche avanzato dei suggerimenti affinché la CAI incontrasse l’autorità etiope per cercare di gestire la fase transitoria e tutelare i bambini e le coppie con un iter di adozione già avviato, in analogia a quanto fatto in passato con la Cambogia». Cifa, spiega il presdiente, ha instradato sull’Etiopia le ultime coppie «a fine 2014 o inizio 2015, facevamo 30/35 adozioni l’anno in quel Paese, nel 2016 ne abbiamo fatte tre. Avremo al massimo trenta coppie in carico, di cui quattro con il bambino abbinato da tempo. L’ambasciata ha chiesto di consegnare una “fotografia” delle coppie in attesa, con lo stato di avanzamento dell’iter, lo abbiamo già consegnato, mettendo in elenco anche le coppie solo instradate. Abbiamo provato a fare una stima, in tutto le coppie italiane che hanno un iter adottivo in Etiopia potrebbero essere 150/200». Per Arnoletti «il punto debole della procedura è il ruolo degli istituti: sono loro che assegnano i bambini, si fa un contratto fra l’ente per conto della coppia e l’istituto. Poi certo, quell’indicazione va confermata dalla sentenza, è solo una segnalazione, ma il fatto che sia lasciata alla gestione dell’istituto è un punto debole. Tolto questo, la procedura è controllata».

Foto Alexandru Teodorescu / Unsplash


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