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Campus estivi per bambini con disabilità: cinque sport a confronto

Lo sport è per tutti, anche per i bambini con disabilità, anzi è lo strumento perfetto per rafforzare la percezione di autoefficacia e l’autostima del bambino. L'estate può essere l'occasione giusta per provarci. Ma qual è lo sport giusto? I consigli di Luigi Mazzone, neuropsichiatra infantile all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e mental coach della nazionale di scherma

di Redazione

Lo sport è per tutti, anche per i bambini con disabilità. Lo afferma senza mezzi termini Luigi Mazzone, neuropsichiatra infantile all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. «Lo sport è per tutti ed è un modo per uscire dall’isolamento e per socializzare. Lo sport rappresenta un elemento fondamentale sul piano emotivo e sociale, un ambiente multidimensionale, dinamico, ludico, adatto ad intensificare la coscienza di sé e del proprio corpo». Ex atleta, mental coach della nazionale di scherma italiana, Mazzone molti anni fa ha ideato dei campus estivi rigorosamente aperti a tutti e fondato una onlus, “Progetto AITA” per l’inclusione sociale attraverso lo sport e le attività ricreative. La sua ultima creatura è la Piccola Accademia di Scherma per ragazzi autistici. Ha appena pubblicato Sport, campus e inclusione (edizioni Erickson).

In Italia i campus sono arrivati più tardi rispetto ai Paesi americani o anglosassoni, ma i setting ludico-sportivi rappresentano un contesto ideale in cui ampliare la percezione di autoefficacia e rafforzare l’autostima del bambino. Anche in Italia diverse associazioni propongono ormai campus sportivi e residenziali che mirano a un’inclusione intelligente, monitorata da tutor esperti e affidabili. L’estate può essere l’occasione giusta per avvicinare all’attività sportiva il maggior numero di ragazzi con disabilità. Ma qual è lo sport “giusto”? La scelta è complessa perché entrano in gioco tanti fattori: la risposta è un mix tra le caratteristiche del disturbo, le peculiarità individuali del bambino, gli aspetti tipici dell’attività sportiva e le necessità organizzative, economiche ed emotive dei genitori. Una regola generale è partire da ciò per cui il bambino è motivato, dalle sue preferenze, evitando gli sport molto caotici o quelli in cui sia difficile decodificare il contesto circostante. 
Ecco cinque sport a confronto e i vantaggi che presentano per bambini con varie forme di disabilità.

Nuoto
È particolarmente adatto ai bambini con difficoltà di socializzazione poiché permette loro di interagire con i coetanei in tempi frammentati, senza obbligarli a una costante condivisione durante l’attività. Richiedendo principalmente abilità grosso-motorie, è uno degli sport migliori per i bambini con difficoltà nella motricità fine e inoltre per i bambini con ipersensorialità (uditiva e tattile), facile frustrabilità e aggressività.

Equitazione
Sport particolarmente indicato per i bambini che sono abituati al contatto con la natura e gli animali o comunque lo amano. In generale l’ambiente naturale ha un effetto calmante e permette di evitare il sovraccarico sensoriale; per questo motivo l’equitazione è adatta ai bambini che presentano una sintomatologia ansiosa e per i bambini con iperattività, ai quali lo spazio aperto permette la manifestazione della sintomatologia in maniera più funzionale.

Calcio
È consigliabile poiché – oltre a essere lo “sport nazionale” – permette di scaricare la tensione fisica e per sua natura ha un’implicazione fortemente sociale. L’idea di dover raggiungere in maniera congiunta un obiettivo consente di fare squadra e di conseguenza agisce come rinforzo positivo sull’autostima e sulla percezione di autoefficacia.

Atletica leggera
Particolarmente indicato per i bambini che presentano iperattività o alti livelli di energia. È ideale per sviluppare capacità di pianificazione motoria, strategia, concentrazione e coordinazione fisica fine e grossolana.

Scherma
Rafforza la percezione dell’altro, insegna a leggere i movimenti dell’avversario – distinguendo quelli potenzialmente minacciosi – e a comprenderne gli stati d’animo, esalta le capacità di strategia e problem solving.

Indipendentemente dallo sport prescelto, è consigliabile che i genitori si orientino verso un campus capace di rendere queste attività divertenti e allo stesso tempo formative. Tutti coloro che prendono parte al progetto (bambini, famiglie e staff) devono sentirsi membri di una comune équipe di lavoro. Questo è possibile solo se fin dalle prime fasi del progetto si condividono obiettivi e metodologie di approccio e di intervento, mantenendo sempre il rispetto reciproco e la disponibilità al confronto e alla collaborazione.


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