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Cooperazione & Relazioni internazionali

Migranti, 200 morti nella Giornata del rifugiato

"Tre naufragi nelle acque tra Libia ed Europa", conferma l'Unhcr, Alto commissariato dell'Onu. Nuova tragedia multipla che inchioda la comunità internazionale davanti alla sua impotenza nel risolvere i drammi in mare, proprio nel giorno indetto per fare luce su chi è costretto a fuggire dalla propria casa

di Daniele Biella

Tre ulteriori tremendi naufragi, con almeno 200 tra morti e dispersi. Un bollettino atroce che arriva proprio in una giornata importante per i diritti umani – oggi in gran parte disattesi – dei profughi nel mondo, quel 20 giugno in cui da qualche anno l'Onu ha indetto la Giornata mondiale del rifugiato.

A dare la notizia è lo stesso Unhcr, l'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati: "il primo e il più grande di questi incidenti ha coinvolto un gommone che ha lasciato la Libia il 15 giugno e ha cominciato a imbarcare acqua poche ore dopo la partenza. Dalla guardia costiera italiana e dai quattro sopravvissuti – cittadini sudanesi e nigeriani – si è appreso che la barca aveva a bordo almeno 133 persone. Risultano pertanto disperse 129 persone".

Ancora, in una discesa infernale senza fine: "il secondo incidente ha coinvolto una barca con almeno 85 persone a bordo che si è spezzata in due prima di affondare. Le persone che hanno assistito al naufragio hanno riferito di essere partiti dalla Libia insieme ad altre due imbarcazioni la sera del 15 giugno. C'erano molte famiglie con bambini a bordo. I dispersi sono per lo più cittadini siriani e persone provenienti da Paesi dell'Africa settentrionale". E infine: "un terzo naufragio avrebbe causato 7 tra morti e dispersi. I sopravvissuti sono stati fatti sbarcare ieri a Messina, in Sicilia. La loro imbarcazione è partita dalla Libia il 14 giugno. Una donna camerunense in stato di gravidanza ha perso il marito nel naufragio".

Persone che sono morte in corrispondenza della Giornata Mondiale del Rifugiato: una conferma che il mondo sta fallendo nel garantire loro sicurezza e nuove prospettive di vita lontano dai problemi. "Questi incidenti sono un monito dei gravi pericoli che le persone affrontano quando sono costrette a fuggire dai loro paesi a causa della guerra e della persecuzione. Dall’inizio dell’anno, oltre 77mila persone hanno cercato di attraversare il Mediterraneo per raggiungere l’Europa. Si tratta di una tra le rotte più pericolose del mondo", continua l'Unhcr. "Nonostante l'eroica azione delle persone coinvolte nel salvataggio in mare, il numero di morti nel Mediterraneo continua a salire. Circa duemila persone risultano morte o disperse dall'inizio dell'anno. Con così tante vite in gioco, l'UNHCR, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, invoca nuovamente un potenziamento delle operazioni di soccorso e l’individuazione di alternative più percorribili e sicure per coloro che hanno necessità di protezione internazionale, in modo che le persone non siano costrette a intraprendere viaggi così pericolosi".

Un ultimo cenno alla rimozione dei motivi dei viaggi della morte: "Sono inoltre necessari ulteriori sforzi per affrontare alla radice le cause delle migrazioni forzate di queste persone verso la Libia, anche attraverso la risoluzione dei conflitti e la riduzione della povertà". Parole sacrosante, ma che rimangono tali di fronte all'incapacità dei Potenti del mondo di organizzare un benchè minimo cambiamento.


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