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Né dormitorio né casa, al centro San Marco c’è comunità

Attivato da poco tempo un progetto pilota che vede venti senza dimora ospitati in uno stabile di via San Marco a Milano. Qui stanno facendo un percorso che punta a ridar loro dignità e autonomia non a caso l’iniziativa si chiama “Progetto Futuro – San Marco, 49”

di Antonietta Nembri

Il centro di via San Marco 49 a Milano nasce durante l'ultimo piano freddo come rifugio notturno, ma nel giro di pochi mesi è evoluto in un servizio completamente diverso: né dormitorio, né casa «Si inserisce nel solco dell’housing first, ma lavora su una serie di variabili originali», esordisce Stefano Galliani, responsabile dell’area persone senza dimora di Fondazione Progetto Arca.

«All’origine di tutto c’è un accordo con la Sea (la società che gestisce gli aeroporti milanesi) per rispondere a un’emergenza legata a un gruppo di senza dimora che si era verificata a Linate», racconta Galliani. «Come Progetto Arca con il Comune di Milano abbiamo messo a disposizione due livelli di intervento: un’unità mobile per incontrare le persone, agganciarle e offrire loro un’opportunità diversa dal dormire a Linate. Il secondo livello è il centro di via San Marco 49 per lavorare sul loro reinserimento sociale».

Fin da subito si è iniziato a lavorare sperimentando un nuovo approccio che passa dall’auto organizzazione, in pratica coinvolgendo i venti ospiti nell’organizzazione stessa del servizio. «Stiamo lavorando sui diversi livelli della cittadinanza, partendo dai documenti. E poi c’è lo spazio della psicologa e i gruppi relazionali in cui ciascuno racconta di sé e inizia a pensare a come gestire il proprio futuro», ma non è finita qui, come spiega ancora Galliani: «alcuni degli ospiti sono coinvolti in diversi servizi, qualcuno sta facendo volontariato: si sono coinvolti nella raccolta di Siticibo, altri danno una mano come autista nelle unità di strada, o inseriscono dati. Pochi giorni fa alcuni hanno dato una mano a un trasloco di mobili di un altro servizio di Arca». Tutte attività che, osserva Galliani «generano non solo un aumento delle competenze, ma alzano l’autostima proprio grazie al recupero di un ruolo attivo e pro attivo a livello sociale».


Stefano Galliani in uno degli incontri con gli ospiti del centro di via San Marco

Il centro è anche diventato un luogo affettivo in cui i senza dimora hanno la possibilità di riconoscersi e che ha registra dei risultati sorprendenti. «Uno dei nostri ospiti, piuttosto compromesso con l’alcool – aveva addirittura una diagnosi di demenza alcolica – ha smesso di bere», racconta ancora Galliani. «Quando la sua assistente sociale è venuta in San Marco è rimasta sbalordita, oltretutto da sobrio risulta una persona normalissima». Ma di casi per così dire incoraggianti tra i venti senza dimora di Linate che ora vivono al centro San Marco non ne mancano. Il responsabile del servizio li elenca quasi con orgoglio: c’è chi è tornato a casa sua e chi ha ricominciato a lavorare. «I nostro è insomma un servizio di passaggio, un luogo in cui poter ripartire».

Ma chi sono i 20 ospiti di via San Marco? Tranne una coppia marito e moglie, sono per la più italiani, età media tra i 46/47 anni tutti in età lavorativa con diversa “anzianità” come senza dimora. «Uno dei giovanotti che avevamo agganciato con l’Uds a Linate al principio ha detto di non essere un tipo da dormitorio, poi ha visto il centro e si è fermato, anzi è andato a prendere anche un amico. Questo, da vent’anni sulla strada, è ritornato a Linate, ma dopo tre settimane è ritornato e ora è una delle persone che partecipa attivamente alle attività».
Questa nuova iniziativa di Progetto Arca è un piccolo tassello nel contesto milanese, un luogo che vuol essere un’occasione per permettere alle persone di passare dal disagio all’agio. «Non è un’alternativa all’housing first» precisa Galliani già presidente della FioPsd negli anni scorsi, «ma un’esperienza complementare. Il passaggio diretto dalla strada alla casa è possibile per alcuni non per tutti, per altri serve una precondizione: recuperare la frattura relazione che c’è anche tra te e te stesso se non lo fai non riesci a usufruire dell’opportunità di una casa». In sintesi il nuovo progetto è un anello nel sistema che dal dormitorio porta alla casa.

Da pochi giorni poi è stata attivata anche la cucina: «sembra una cosa da poco, ma per una persona in stato di grave marginalità dover pensare a prepararsi il cibo, cucinare è un passaggio non scontato e soprattutto importante».