Media, Arte, Cultura

Cittadinanze in vendita: quando il passaporto è una merce come tante

Se è vero che il 99% della popolazione mondiale acquista la propria cittadinanza in virtù del caso, c'è un 1% della popolazione che può permettersi, molto più prosaicamente, di sceglierla acquistandola a suon di milioni di dollari o di euro. Come? Accedendo al mercato (legale) delle cittadinanze in vendita. In questo mercato ristretto opera un manipolo di società private. I clienti sono facoltosi uomini d'affari che hanno bisogno di circolare senza troppi visti o controlli

di Marco Dotti

A che cosa è legata la vostra cittadinanza? Al luogo di nascita (ius soli), a quella dei vostri genitori (ius sanguinis)? O al denaro? A gestire il vincolo che lega un soggetto al «diritto di avere diritti», così Hannah Arendt definiva la cittadinanza, non c'è solo un complesso di legami con comunità e tradizione, ma anche il business.

Se è vero che il 99% della popolazione mondiale acquista la propria cittadinanza in virtù del caso, poiché il caso determina momento e luogo della nascita, c'è un 1% della popolazione che può permettersi, molto più prosaicamente, di acquistarla a suon di milioni di dollari o di euro. Come? Accedendo al mercato (legale) delle cittadinanze in vendita. In questo mercato ristretto opera un manipolo di società private. I clienti sono facoltosi uomini d'affari, una upper class globale che ha bisogno di circolare senza troppi visti o controlli.

C''è chi opta per la cittadinanza in minuscole isole, come Saint Kitts nelle Antille. Ma se avete un milione di euro da investire e ambite a un passaporto che sia garanzia di libera circolazione in Europa, allora potete scegliere di acquistare – sempre legalmente – la cittadinanza maltese grazie all'intermediazione di società di consulenza come Henley & Partners Holding, Deloitte, KPMG e PwC.

Alcune società danno il pacchetto completo (investimento + cittadinanza), pacchetto ambito soprattutto da imprenditori della Federazione russa, ma ci sono anche paesi che usano il pugno di ferro con i migranti che, in cambio un investimento in titoli di Stato, allentano la presa. Accade in Ungheria, dove è stato attivato l'Hungarian Investment Immigration Program, di non facilissimo e nemmeno ambitissimo accesso in verità.

Guardando la classifica stilata ogni anno da Henley & Partners, società specializzata nel settore («global leader in residence and citizenship planning», scrivono con orgoglio sul loro sito web), l'Ungheria si colloca da alcuni anni stabilmente al decimo posto fra i Paesi con la cittadinanza più utile agli uomini d'affari. Al primo posto, c'è la Germania, mentre i passaporti inglesi, dopo la Brexit, sono passati in quarta posizione. Chi ha un passaporto tedesco può visitare 176 Paesi su un totale di 196 senza bisogno di visto. Dopo la Germania, le nazioni più ambite sono Svezia, Danimarca, Finlandia e Italia. Il nostro Paese si colloca infatti al terzo posto assieme ai tre Stati nordici e agli Usa: chi possiede questa cittadinanza può entrare in 174 Paesi senza bisogno di visto d'accesso.Per ora, questi passaporti restano fuori dal mercato, ma non è detto lo rimarranno a lungo.

Avere la cittadinanza in uno dei Paesi che permettono una relativamente libera circolazione in altri Paesi, spiega Aylet Shachar dell'Università di Toronto, autrice di The Birthright Lottery. Citizenship and Global Inequality (Harvard University Press, 2009), equivale a vincere a una lotteria. Ma poi c'è il business della cittadinanza. Come racconta Atossa Araxia Abrahamian, nel suo libro-inchiesta The Cosmopolites (Cittadinanze in vendita, trad. di Angela Ricci, LaNuovafrontiera, 2017), ci sono persone, tutt'altro che apolidi, cittadini globali nel vero senso del termine, che hanno bisogno di allargare il portfolio dei loro passaporti. Per loro e per chi, come Christian H. Kälin, presidente di Henley & Partners fa da mediatore tra questi individui facoltosi e gli stati caraibici o europei disposti a concedere cittadinanza, la cittadinanza è una merce. Né più, né meno che una merce.

D'altronde, Malta ha già "concesso" la cittadinanza a più di 900 persone garantendosi così, nel 2014, circa il 40% delle sue entrate totali. Una bella partita di giro per uno dei Paesi più blindati del Mediterraneo, che però trae vantaggi dal programma invested-based citizenship. La Bulgaria, nel frattempo, ha ridotto a 24 mesi il tempo di attesa per coloro (soprattutto cinesi) che sono disposti a investire 1milione di euro in titoli di Stato, ma se guardiamo dentro l'UE, scopriamo che è più facile di quanto non si immagini acquistare una cittadinanza da Cipro, ma anche da Grecia, Austria, Portogallo, Belgio, Spagna, Irlanda, Lettonia. Prezzi e condizioni variano, ma la crisi, inaugurata esattamente 10 anni fa, ha aperto molte possibilità a questo settore, soprattutto perché la fame di passaporti degli UHNWI, gli Ultra-High Net Worth Invididuals, persone con un patrimonio particolarmente elevato, sta crescendo.

«La libertà di viaggiare – spiega Atossa Araxia Abrahamian – è la principale ragione per cui una persona decide di spendere centinaia di migliaia di dollari per una cittadinanza. Nonostante tutte le chiacchiere sul mondo interconnesso e senza più frontiere, essere nati con il passaporto sbagliato è ancora una grossa sfortuna. Chi possiede passaporto "buoni" non si sofferma molto a pensarci. Ma chi invece ha dei passaporti "cattivi" ci pensa molto spesso. Per i ricchi è una circostanza particolarmente offensiva. Avere un cattivo passaporto per loro è come un arto fantasma che non la smette mai di prudente, non importa quanto denaro, potere o successo abbiamo accumulato. È un promemoria costante del gfatto che il terreno di gioco non è mai stao alla pari e che la vita per un miliardario del Canada sarà sempre più facile che per un miliardario del Botsuana o del Perù».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA