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Cooperazione & Relazioni internazionali

Il Memoriale della Shoa apre ogni notte per 35 profughi

Confermata per il terzo anno l'accoglienza per i transitanti. Fino al 15 settembre le persone in fuga troveranno riparo negli spazi che furono un tempo simbolo di indifferenza. In questi anni al Memoriale hanno trovato riparo 6.350 profughi - uomini, donne e bambini - provenienti da Eritrea, Siria, Sudan e altri 23 Paesi

di Antonietta Nembri

Anche questa estata, la terza consecutiva dal 2015, vedrà la Fondazione Memoriale della Shoah di Milano mettere a disposizione dell’accoglienza i propri spazi. Ogni notte potranno essere 35 le persone accolte. Dal 2015, anno in cui questo progetto di accoglienza ha avuto inizio, il Memoriale ha offerto riparo e asilo a 6.350 profughi – uomini, donne, bambini – provenienti da Eritrea, Siria, Sudan ed altri 23 Paesi, mettendo a loro disposizione brandine fornite dalla Protezione Civile, pasti caldi e servizi igienici, oltre al calore e alla disponibilità dei volontari della Comunità di Sant’Egidio, responsabili della gestione operativa dell’accoglienza che è ripartita domenica 16 luglio e che si protrarrà per tutta l’estate fino al 15 settembre, grazie a un’apertura serale straordinaria del Memoriale, che è infatti attualmente chiuso alle visite del pubblico per la pausa estiva.
«È proprio in momenti storici come questo, in cui è sempre più difficile e sempre più necessario dare risposte alle necessità delle persone che migrano per trovare condizioni di vita dignitose e costruire società che le sappiano accogliere davvero, senza pregiudizi e paure, ma riconoscendone bisogni e diritti propri di tutti gli uomini, che si identifica lo spirito vero di un Paese e di una città», ha affermato la vicesindaco Anna Scavuzzo. «L’Italia e Milano in particolare, grazie all’eccezionale collaborazione tra istituzioni pubbliche, Terzo settore e società civile, stanno mostrando a tutta l’Europa che l’accoglienza e la solidarietà sono pratiche politiche e amministrative di tutti i giorni, che danno concretezza alle dichiarazioni talvolta formali in trattati internazionali».

Roberto Jarach, vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano ha commentato: «La decisione di ripetere per il terzo anno l’esperienza dell’accoglienza all’interno di questi spazi conferma il grado di sensibilità e coinvolgimento della Fondazione Memoriale della Shoah, della Comunità Ebraica di Milano e della Comunità di Sant’Egidio verso quest’emergenza che interessa l’Europa, l’Italia e noi tutti. Sentiamo il dovere morale di fare sentire a casa chi dalla propria casa è dovuto fuggire. Anche perché le mura del Memoriale raccontano migliaia di storie di fuga, di angoscia, di indifferenza: quella stessa indifferenza raccontata, e denunciata, dalla scritta che campeggia nell’atrio del Memoriale».

Da parte sua Stefano Pasta, della Comunità di Sant’Egidio, ha aggiunto: «All'annuncio dell'accoglienza al Memoriale della Shoah, anche quest'anno sono centinaia le persone che ci hanno contattato per aiutare in tanti modi. Se la xenofobia e l'ostilità possono essere contagiose, la solidarietà lo è altrettanto. Dal 2013, a fronte dell'emergenza profughi, assistiamo a due Europe: da un lato l'Europa dei muri, dei fili spinati, dei respingimenti e di chi è indifferente ai morti in mare; dall'altro l'Europa dei tanti che vogliono aiutare in modo solidale i profughi. Sono due Europe entrambe vere, anche se paradossalmente opposte. Con l'accoglienza dei profughi, nata dall'insegnamento della scritta 'indifferenza' all'ingresso del Memoriale, vogliamo contribuire a costruire l'Europa dei ponti e non dei muri».

Il Memoriale sorge laddove tra il 1943 e il 1945 migliaia di ebrei, rastrellati in città e nella regione, furono caricati su vagoni merci e agganciati ai convogli diretti a Auschwitz-Birkenau, Bergen Belsen e ai campi italiani di raccolta, come Fossoli e Bolzano. Dagli stessi binari partirono anche numerosi deportati politici, destinati al campo di concentramento di Mauthausen o ai campi italiani


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