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La food politik del ministro Martina

«Expo? Una svolta». L'intervista al vicesegretario del Partito Democratico e ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali sul numero del magazine in distribuzione

di Redazione

Maurizio Martina, vicesegretario del Partito Democratico è stato ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e forestali sotto il governo Renzi (con la delega a Expo). Carica confermata dal nuovo premier Gentiloni.


Il 14 e il 15 ottobre prossimi proprio nella sua Bergamo si terrà il G7 dell’Agricoltura. I nodi sono tanti: il sostegno ai piccoli produttori contro speculazionie crisi, l’uso di tecnologie e innovazioni verdi, la cura della biodiversità, la lotta alla fame e agli sprechi. Quali saranno i temi all’ordine del giorno e quali le proposte/priorità italiane?
C’è un tema cruciale che racchiude quelli che ha citato: la tutela del reddito di chi vive di agricoltura davanti alle cri- si. Senza una remunerazione adeguata, una concreta difesa dei diritti e una salvaguardia dagli shock di mercato o dagli eventi calamitosi non c’è agricoltura. E se non c’è agricoltura non c’è cibo a sufficienza. Si deve comprendere che sempre di più l’agricoltura sarà tema politico globale fondamentale. Per questo stiamo lavorando per fare del G7 di Bergamo un passaggio importante nel quadro degli obiettivi sostenibili del Millennio votati all’Onu. L’ambizioso traguardo “Fame zero al 2030” passa anche da qui.

La fame tocca oggi ancora 800 milioni di persone. Si discuterà anche di questo?
Sarà un aspetto centrale, anche guardando in particolare al passaggio storico che stiamo vivendo con i nuovi fenomeni migratori a cui dobbiamo far fronte. Di quegli 800 milioni di persone che soffrono la fame, moltissimi sono agricoltori per sussistenza. Dobbiamo trova- re strumenti nuovi, anche e soprattutto internazionali, per migliorare la cooperazione allo sviluppo proprio in campo agricolo.

Milano e l’Italia sono tornati protagonisti della diplomazia del cibo: un ruolo cruciale

A due anni dall’apertura di Expo, Milano è tornata capitale del food con Food City a cui ha partecipato anche Obama. Una fiera che non è stata solo eventi e degustazioni ma anche una grande occasione per sensibilizzare i cittadini sul problema della fame e promuovere i valori della solidarietà. Come spiega questa fame di “buon cibo”?
Expo ha rappresentato un’occasione fondamentale per rendere Milano e l’Italia di nuovo protagonisti della diplomazia del cibo. Si tratta di una sfida geopolitica che sarà sempre più decisiva nei prossimi anni. Lo vediamo già oggi con gli effetti dell’embargo russo sui prodotti alimentari europei e con l’idea di muri e dazi di Trump. Serve oggi più che mai lavorare sulle relazioni, sulla conoscenza reciproca, su accordi che aprano mercati. Su regole di equità. E in questo campo anche le manifestazioni fieristiche assumono rilevanza strategica.

Milano in futuro potrà affermarsi come la capitale del fair food a livello internazionale? Quali strumenti pensati di mettere in campo in questo senso?
Milano è già protagonista, insieme ad altre piazze importanti per il Made in Italy come Parma e Verona. Dobbiamo rafforzare il coordinamento tra questi appuntamenti e dare sempre più occasioni qualificate alle nostre imprese per confrontarsi alla pari con un merca- to che chiede sempre più Italia. In questi anni abbiamo lavorato bene con il mini- stero dello Sviluppo economico proprio per potenziare alcuni appuntamenti e guardare anche con più forza all’internazionalizzazione. I 38,4 miliardi di euro di export agroalimentare del 2016 sono un segnale che il lavoro fatto è andato nella giusta direzione.

Veniamo all’eredità di Expo. Primo: che ne è stato della Carta di Milano, quali spin off ha generato sino ad ora?
La Carta di Milano è stato un passaggio decisivo per una nuova consapevo lezza sul tema del diritto al cibo. È stato il contributo italiano di idee ai Sustainable Development Goals dell’Onu. Molti dei principi della Carta sono ora obiettivi comuni delle Nazioni Unite da realizzare entro il 2030. Primo tra tutti la lotta alla fame. Poi la Carta di Mi- lano ha generato nuove scelte legislative concrete. Pensate alla legge contro lo spreco, a quella contro il caporalato, ai nuovi programmi di educazione alimentare nelle scuole. Al progetto del marchio di certificazione delle mense scolastiche biologiche che abbiamo appena lanciato.

Secondo: Area Expo. A che punto siamo…
Sullo Human Technopole stiamo pro- cedendo a tappe serrate, molto bene. È importante che Human Technopole abbia innanzitutto scelto Palazzo Italia per le prime attività, è importante che entro fine anno inizino a esserci i primi ricercatori. Si tratta di un progetto ambizioso, per portare l’Italia e l’area Expo a es- sere un polo d’eccellenza mondiale per lo studio sulle scienze per la vita. Lega- re medicina, alimentazione, tecnologie, big data. Il futuro passa da qui e l’attenzione anche di grandi società internazionali dimostra la validità delle scelte che si stanno compiendo.

Lei da ministro ha promosso la norma che riconosce l’agricoltura sociale. A quasi due anni di distanza può darci un bilancio degli effetti prodotti da quella norma?
Intanto voglio rivendicare l’importanza di questa legge. Aver dato una de- finizione di agricoltura sociale significa oggi poterla inserire come criterio di priorità nei bandi pubblici e consentir- le l’accesso a una serie di attività prima impedite. Abbiamo avviato un tavolo di confronto con tutte le organizzazioni e le migliori esperienze del settore al ministero proprio per fare di più e meglio. Vogliamo essere vicini a chi ogni giorno, attraverso l’agricoltura, svolge un insostituibile ruolo sociale. Per questo abbiamo fortemente voluto che mille giovani del servizio civile nazionale facessero servizio in queste realtà per la prima volta. Ora si tratta di an- dare avanti ed investire sempre meglio su questa frontiera sapendo che nasco- no ogni giorno progetti dal basso molto rilevanti. Penso ad esempio al primo distretto agricolo sociale nato proprio a Bergamo, nella mia città.

Per la prima volta abbiamo inserito l’agricoltura sociale fra i settori del servizio civile. Il risultato? Un boom di domande

Ci spiega meglio il servizio civile in agricoltura sociale?
Per la prima volta abbiamo fatto sì che tra le attività possibili all’interno del servizio civile nazionale ci fosse l’agricoltura sociale. Il primo anno ha visto un boom di richieste che è andato oltre le nostre aspettative. Abbiamo avuto il doppio delle domande dei posti disponibili. Dobbiamo assolutamente dare continuità e sviluppo a questi percorsi.

Nell’inchiesta che stiamo conducendo abbiamo registrato un forte ritorno dei mercati ortofrutticoli e alimentari (di diversa genesi: dai mercati Campagna Amica a km zero di Coldiretti ai mercati rionali). Come spiega questo fenomeno?
Sta crescendo l’interesse dei cittadini per il cibo e per le sue modalità di produzione. I consumatori vogliono informa- zioni trasparenti e complete su quello che consumano, soprattutto a livello alimentare. In quest’ottica il rapporto…


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