Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Ormai il nostro pianeta non ci basta più

Oggi, 2 agosto, segna il momento in cui l’umanità ha esaurito il budget annuale di risorse naturali della Terra. Quest’anno ci abbiamo messo solo 7 mesi e un paio di giorni. «È urgentissimo dare immediata concretizzazione agli accordi presi in sede internazionale e sanare il debito ecologico», ricorda Gianfranco Bologna, direttore scientifico di WWF Italia

di Antonietta Nembri

Oggi è il giorno del sorpasso, l’Overshoot Day. Dall’elaborazione del Global Footprint Network (con il quale il Wwf collabora da anni nella stesura del Living Planet Report), infatti, risulta che nel 2017 abbiamo impiegato solo 7 mesi e un paio di giorni per esaurire tutto il budget di risorse rigenerabili nel corso dell’anno che il pianeta ci mette a disposizione (vedi articolo).

Secondo i calcoli del Global Footprint Network il primo anno in cui l’Overshoot Day è andato sotto i 365 giorni dell’anno è stato il 1971 quando l’Overshoot Day è caduto il 21 dicembre, nel 1981 è caduto il 12 novembre, nel 1991 l’11 ottobre, nel 2001 il 23 settembre, nel 2011 il 5 agosto e, in questo 2017, appunto, il 2 agosto.

Quella che stiamo vivendo è l’era dell’Antropocene, si legge una nota di WWF che ricorda come in occasione del trentacinquesimo Congresso Geologico Internazionale tenutosi nel 2016, l’apposito gruppo di studiosi voluto dalla Commissione Internazionale di Stratigrafia nell’ambito dell’Unione Internazionale di Scienze Geologiche, ha annunciato che la documentazione scientifica sin qui raccolta conferma l’ipotesi di poter indicare una nuova epoca nella scala geocronologica della Terra (Geological Time Scale) da definire Antropocene, proprio perché riguarda gli effetti pervasivi e duraturi riscontrabili, anche nelle stratificazioni geologiche (come i tecno fossili), del ruolo dell’intervento umano sui sistemi naturali del pianeta. La decisione finale e formale sull’approvazione dell’Antropocene avrà luogo tra qualche anno, ma ormai una componente significativa degli scienziati che si occupano del Sistema Terra pensa chiaramente che l’umanità abbia condotto la Terra in un nuovo periodo geologico.

Oggi l’umanità, la cui popolazione mondiale ha superato i 7,5 miliardi di esseri umani, con una crescita annua dell’1,1%, si appropria del 25% della produttività primaria netta (definita Human Appropriation of Net Primary Production, HANPP), cioè dell’energia raggiante solare utilizzata dalla vegetazione terrestre per trasformarla in materia organica che consente il resto della vita sulla Terra. Questa percentuale si ritiene possa raggiungere il 27-29% entro il 2050 se il nostro livello di impatto sui metabolismi naturali dovesse proseguire con i ritmi attuali, giungendo al 44% nel caso di un massiccio utilizzo di bioenergie prodotte dai suoli coltivati.

Le più recenti valutazioni sull’impronta umana (Human Footprint) dell’uomo sulla Terra, cioè l’impronta fisicamente visibile dai satelliti relativa alle trasformazioni causate dal nostro intervento sul pianeta dimostrano che il 75% della superficie delle terre emerse subiscono una pressione umana riscontrabile e misurabile.

Da non trascurare poi che il 2016 è stato l’anno più caldo a livello mondiale raggiungendo un incremento di 1.1°C rispetto al periodo preindustriale, mentre il livello di concentrazione dell’anidride carbonica nell’atmosfera ha superato le 400 parti per milione, il 144% in più rispetto al periodo preindustriale. Con il proseguimento dell’andamento attuale non riusciremo a mantenere l’incremento della temperatura rispetto all’epoca preindustriale sotto i 2°C individuati dall’Accordo di Parigi.

«In questa situazione è urgentissimo dare immediata concretezza agli accordi presi in sede internazionale per migliorare lo stato del Sistema Terra e provare a sanare l’enorme “debito ecologico” che abbiamo con il nostro Pianeta e i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti» osserva Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia. «È urgente attivare l’Agenda 2030 con i suoi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, considerandoli in maniera interconnessa e impostare una nuova economia capace di seguire i processi circolari della natura che la nostra visione economica dominante ha purtroppo trasformato in processi lineari con la produzione di scarti, rifiuti e inquinamento. Il WWF lavora con forza per questo».

Recentemente gli scienziati hanno anche indicato un’equazione dell’Antropocene, che certifica come, allo stato attuale, l’intervento umano causa complessivamente effetti così profondi nei cambiamenti del sistema Terra superiori a quelli dovuti alle forze di origine astronomica, geofisica e interna allo stesso sistema. L’equazione indica che nell’arco del tempo della storia del nostro pianeta il tasso dei cambiamenti subiti dal Sistema Terra sono stati dovuti agli effetti di forze astronomiche (A), geofisiche (G) e ai feedback causati dalle dinamiche interne (I) del sistema Terra stesso. Attualmente la situazione di stabilità dinamica dei fattori A, G e I che si è andata realizzando negli ultimi secoli del periodo dell’Olocene (iniziato circa 11.700 anni fa) è messa seriamente in crisi dal massiccio intervento umano sui sistemi naturali (definito H nell’equazione). Pertanto oggi il fattore H viene ritenuto dominante nell’equazione rispetto agli altri tre.

In apertura photo by Lena Bell on Unsplash


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA