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Urge un codice fiscale provvisorio per i minori in affidamento preadottivo

Lo chiede la Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza all'Agenzia delle Entrate. Era una delle richieste della Indagine conoscitiva sull'attuazione della legge sull'adozione

di Sara De Carli

L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, ha chiesto all’Agenzia delle Entrate che i minori in stato di collocamento temporaneo o di affidamento preadottivo abbiano un codice fiscale provvisorio, sollecitando modalità operative uniformi sul territorio nazionale che consentano di conciliare le esigenze di riservatezza del minorenne con il diritto di accesso ai servizi essenziali. Si tratta di una semplificazione che consentirebbe per questi bambini il pieno e non difficoltoso accesso alle prestazioni sanitarie e dell'INPS.

Il procedimento di adozione ha infatti tre fasi: l'accertamento dello stato di abbandono, che si conclude con la dichiarazione di adottabilità; la scelta dei coniugi idonei a corrispondere alle esigenze del minore e l'affidamento preadottivo; la dichiarazione di adozione, pronunciata da tribunale dei minori, è la terza fase, successiva alla verifica del periodo di affidamento (in caso di valutazione negativa, si dichiara di non far luogo all'adozione). Anche nell’adozione internazionale c’è un periodo di affidamento preadottivo: per il riconoscimento dell'adozione possono verificarsi diverse situazioni, ma in linea di massima il tribunale riconosce il provvedimento dell'autorità straniera come affidamento preadottivo e dopo un anno di permanenza nella famiglia adottiva, se riconosciuto l'interesse del minore, il tribunale dichiara l'adozione disponendo la relativa trascrizione.

Nella fase dell'affidamento di tipo preadottivo pertanto il minore non ha ancora il cognome della famiglia adottiva, ma conserva cognome e codice fiscale originari. Nello stesso tempo però è necessario mantenere il più possibile riservata la sua identità, per evitare che possa essere rintracciato: per questo motivo i minorenni che si trovano in stato di collocamento temporaneo o di affidamento preadottivo si trovano nella difficoltà di esercitare una serie di diritti fondamentali, a cominciare da quello alla salute. Nella pratica in questo periodo tutto ciò si traduce nell’impossibilità, di fatto, di utilizzare il codice fiscale d’origine per procedere a tutta una serie di attività e pratiche amministrative – come l’iscrizione al servizio sanitario nazionale o alle federazioni sportive – o per usufruire di incentivi e bonus correlati alle politiche familiari e giovanili. Le famiglie che non sono ancora adottive, dal canto loro, si trovano nell’impossibilità di richiedere il congedo parentale.

Di qui la necessità sollevata dalla Garante nazionale di affrontare la questione, «anche “elevando a sistema” le prassi virtuose messe in atto da alcune Agenzie delle Entrate territoriali, che hanno previsto un codice fiscale provvisorio». La Garante ha segnalato anche la propria disponibilità ad avviare sin da subito un confronto con tutti gli interlocutori istituzionali per individuare eventuali ulteriori soluzioni.

L’introduzione di un codice fiscale provvisorio per i minori in in collocamento temporaneo e in affidamento di tipo preadottivo era una delle richieste avanzate dalla Commissione Giustizia nelle Conclusioni della sua “Indagine conoscitiva sullo stato di attuazione delle disposizioni legislative in materia di adozioni ed affido”, al punto 4.5 “Semplificazione e trasparenza delle procedure di adozione”.

Foto Steven Van Loy/Unsplash


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