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Londra: è la religione la vera bufala nel caso della bambina in affido

La controversa decisione di affidare la piccola a una famiglia lontana dalla sua cultura potrebbe essere motivata da una mancanza di white families disponibili in un quartiere dove il 70% della popolazione è immigrata e povera. E che la situazione sia stata corretta da una giudice musulmana e impegnata nel sociale è comunque una buona notizia

di Gabriella Meroni

Non era una bufala la notizia della bambina cristiana affidata a una famiglia musulmana nel distretto inglese di Tower Hamlets: gli scarni particolari presenti nell’articolo del Times vengono oggi confermati da una sentenza della giudice Khatun Sapnara, 50 anni, originaria del Bangladesh e musulmana praticante, che ieri ha stabilito che un nuovo cambio di casa per la bambina, che andrà a vivere dalla nonna. La vera bufala, semmai, è quella che lo scontro di religioni sia la chiave di lettura corretta di questo provvedimento: analizzando i numeri dell’affido in Gran Bretagna e soprattutto i dati su povertà e tensioni sociali a Tower Hamlets, non è difficile ipotizzare che, invece della volontà di “strappare” la piccola alle proprie convinzioni, molto abbia giocato la carenza di famiglie bianche affidatarie nel distretto in cui vive la piccola.

Il provvedimento di ieri, comunque, ha stabilito che in base al «superiore interesse del minore» la bambina dovrà vivere con un membro della famiglia capace di custodirla, promuovere il suo benessere e «andare incontro alle sue necessità» in termini di «etnia, cultura e religione», come scrive il Times. La giudice Sapnara si è spinta ancora più in là, chiedendo alla municipalità di East London un’indagine urgente per appurare le circostanze della controversa decisione. Che sicuramente ha caratteristiche molto particolari, e per questo non è passata inosservata: in Gran Bretagna le famiglie di cosiddette «minoranze» etniche disposte a offrire affidamento sono pochissime, il che porta spesso a inserire bambini “colorati” in famiglie bianche. Quasi mai avviene il contrario, e in ogni caso, dei 51.800 bambini collocati fuori famiglia nel 2016, il 77% era bianco, così come era white british l’84% delle famiglie affidatarie. Tower Hamlets potrebbe fare eccezione per un semplice motivo: qui gli abitanti bianchi rappresentano solo il 31% della popolazione residente, mentre la povertà è la più alta della città, e si sa che le famiglie ricevono un congruo rimborso spese per ciascun bambino ospitato in foster care.

Può questo giustificare un provvedimento come quello oggi fortunatamente revocato? No, è ovvio. Ma serve comunque a capire il contesto e a fugare ogni deriva xenofoba. Lo ha ben capito la coraggiosa magistrato che l’ha assunto, Khatun Sapnara, nata in Bangladesh ma immigrata con la famiglia nel Regno Unito da bambina, il cui curriculum è davvero significativo. Laureata alla London School of Economics, è nota alle cronache fin dal 2003, quando fu la prima persona di origini straniere a essere eletta dirigente della Family Law Bar Association, l’organizzazione rappresentativa dei legali che si occupano di diritto di famiglia in Gran Bretagna. L’anno successivo entrò a far parte del neocostituito Family Justice Council, mentre nel 2007 contribuì in modo significativo alla formulazione della legge contro i matrimoni forzati, il Civil Protection Act, un tema su cui spesso è invitata a intervenire anche sui media. Fa inoltre parte di una charity, Ashiana, che lavora proprio nella prevenzione dei matrimoni forzati e gestisce un rifugio per donne maltrattate. Musulmana praticante e madre di due figli, è nota per preferire sempre il dialogo e la mediazione, e per la grande apertura nei confronti di altre culture, di cui ha dato prova anche in questa occasione. Nel 2015 ha ricevuto il prestigioso premio British Bangladeshi Power and Inspiration (BBPI) person of the year.


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