Solidarietà & Volontariato

Se famiglia è accoglienza, perché la conferenza è chiusa?

«La Conferenza doveva essere un luogo in cui raccogliere il più possibile suggerimenti e idee, se raccogli sempre solo all’interno dello stesso cerchio, di novità non ne arrivano mai», critica Gianfranco Arnoletti. «Le famiglie adottive raccontano di un razzismo forte, sentiamo la necessità di favorire l’accoglienza in generale, ogni segno di chiusura mi preoccupa», dice Paola Crestani. Ma il gruppo di lavoro sulla demografia ha dedicato un focus alle adozioni internazionali

di Sara De Carli

Domani mattina la sottosegretaria Maria Elena Boschi, responsabile del Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha convocato Famiglie Arcobaleno e Rete Genitori Rainbow per un incontro, dopo che le due realtà avevano denunciato il fatto di essere state escluse dalla Conferenza Nazionale della famiglia che si terrà giovedì 28 e venerdì 29 a Roma. Alla Conferenza state invitate per la prima volta Arcigay e Agedo.

Non sono gli unici delusi dal rigido numero chiuso previsto per la Conferenza (un dato di realtà sono le piccole dimensioni della sala scelta): anche il Cifa, ente autorizzato alle adozioni internazionali, che in questi anni ha contribuito a formarne più di 5mila famiglie, ieri ha raccontato di aver contattato la segreteria per conoscere le modalità di partecipazione all’evento e di come la loro richiesta di partecipazione sia stata «rifiutata con una motivazione che ci pare discutibile, la manifestazione sarebbe riservata ai soggetti istituzionali e ai rappresentanti delle organizzazioni nazionali della società civile presenti negli organismi collegiali a supporto delle politiche in materia di famiglia». Gianfranco Arnoletti, presidente di Cifa, dice che «non è un bene blindare una Conferenza programmatica, in cui si decide il futuro delle politiche per le famiglie, lasciando fuori alcuni. La Conferenza doveva essere un luogo in cui raccogliere il più possibile suggerimenti e idee, poi la politica avrebbe deciso quali spunti fare propri, ma se raccogli sempre solo all’interno dello stesso cerchio, di novità non te ne arrivano mai». Le famiglie adottive «saranno pure una nicchia», ma «nel programma pubblicato non ne vedo cenno», continua Arnoletti. E se fosse stato lì? «Vorremmo che le famiglie adottive godano di tutti gli aiuti e i sostegni concessi alle altre famiglie, certo, ma partecipare vuol dire costruire insieme, non fare delle rivendicazioni sindacali, in questo senso è un’occasione persa».

È sulla stessa lunghezza d’onda Paola Crestani, presidente del Ciai, la realtà che per prima in Italia ha fatto adozioni internazionali, dando una famiglia a un bambino di un paese lontano: «Ci sarebbe piaciuto parlare di famiglie, e non solo di famiglia, perché di famiglie ce ne sono tante. Ci sarebbe piaciuto condividere esperienze e buone prassi, per valorizzare le famiglie e per capire come sostenerle, quando ce n’è bisogno. Si è persa l’occasione per condividere pensieri con tanti. Non so chi può essere ammesso o invitato alla Conferenza, noi non lo siamo, posso immaginare che ci siano possibilità limitate dalla logistica ma francamente mi sembra che come criterio la partecipazione manchi, al punto che mi domando se fare una Conferenza ad accesso limitato sia meglio o peggio che non farla», dichiara. «Lee nostre famiglie raccontano di un razzismo molto pesante. Una necessità che sentiamo forte è quella di favorire l’accoglienza in generale, supportare l’accoglienza dell’altro: parlo da Palermo, ci sono tanti ragazzi che arrivano soli da lontano, c’è razzismo, c’è una società sempre più chiusa. Questo è un tema che mi preoccupa tantissimo e qualsiasi cosa sia sintomo di chiusura mi mette in allarme. Mi sembra che far partecipare poche persone sia poco accogliente».

La voce delle famiglie adottive e in particolare quella dei minori adottati e temporaneamente fuori famiglia è stata però rappresentata nei lavori preparatori alla Conferenza: l'Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza nei mesi scorsi ha infatti delegato Monya Ferritti, presidente del CARE, a partecipare ai lavori di uno dei gruppi, quello dedicato alla crisi demografica: «nei documenti preparati dal tavolo c'è un focus specifico sulle adozioni internazionali, non sono state dimenticate», afferma Ferritti.


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