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Sostenibilità sociale e ambientale

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Animal Equality ha filmato le atroci condizioni di vita degli animali negli allevamenti e macelli che riforniscono i maggiori produttori di carne di pollo in Italia. Tra animali malati, che muoiono di fame, vengono sbatacchiati ovunque dagli operatori e crescono talmente in fretta da non potersi reggere sulle gambe. Ma la carne di polli così è anche buona?

di Gabriella Meroni

Un’inchiesta shock di Animal Equality, resa nota oggi, svela le atroci condizioni di vita degli animali negli allevamenti e macelli che riforniscono i maggiori produttori di carne di pollo in Italia. L'organizzazione internazionale per i diritti animali ha pubblicato oggi “Pollo 100% Italiano”, un’investigazione che alza il velo sugli «agghiaccianti retroscena» dell’industria della carne di pollo in Italia. I filmati sono stati raccolti fra Emilia Romagna e Lombardia negli allevamenti intensivi e nei macelli che riforniscono le aziende leader del settore e mostrano una realtà ben diversa da quella che ci raccontano le pubblicità dei grandi marchi. Le immagini, documentate anche tramite l’utilizzo di droni, rappresentano le condizioni di vita del 95% dei polli che finiscono ogni anno sulle tavole degli italiani e comprendono: animali stipati a decine di migliaia in capannoni chiusi, sudici e spogli; animali con deformazioni alle zampe, zoppie e altri problemi di salute quali problemi respiratori e affezioni cutanee, tra cui ustioni da ammoniaca, vesciche e ulcere; animali con profonde piaghe dovute alla scarsa mobilità; animali che muoiono di attacchi cardiaci a pochi giorni di vita; cadaveri in avanzato stadio di decomposizione lasciati per settimane sulla lettiera in mezzo agli animali ancora vivi; operatori che maneggiano violentemente i polli, spesso causandogli fratture; animali macellati quando sono ancora coscienti.

In Italia si macella un numero di polli sconvolgente: quasi mezzo miliardo ogni anno. Per soddisfare la crescente domanda di carni bianche, a prezzi sempre più bassi, negli ultimi decenni questi animali sono stati sottoposti a un’esasperata selezione genetica affinché raggiungano il peso di macellazione a sole 6 settimane di vita. Questa crescita accelerata è la causa principale delle deformazioni e delle patologie che colpiscono i polli, condannati così a una vita breve e "contronatura" in nome del profitto. Le ossa, i polmoni e il cuore di questi animali non riescono infatti a svilupparsi allo stesso ritmo della muscolatura, causando loro ogni sorta di deformità, difficoltà motorie, malattie cardiache e respiratorie. La vita di un pollo – calcola l'associazione – vale poco più di un centesimo. Per questo motivo, prestare cure veterinarie agli animali malati o feriti è visto dall’industria come uno spreco di soldi: nella maggior parte dei casi essi vengono semplicemente abbandonati all'agonia. Per lo stesso motivo, i polli infermi o così deboli da non riuscire a raggiungere le mangiatoie sono lasciati sul posto a morire di fame e sete. Così, ogni anno, milioni di polli muoiono di malattia o stenti ancor prima di arrivare al macello. Gli animali che sopravvivono fino al giorno del macello vengono poi afferrati dagli operatori per le zampe, che spesso si rompono, e li appendono a testa in giù su ganci di metallo. I polli, dibattendosi nel tentativo di liberarsi, spesso sfuggono allo stordimento, che risulta così inefficace.

«Queste sono le misere condizioni in cui 500 milioni di polli sono costretti a vivere ogni anno in Italia", ha dichiarato Matteo Cupi, direttore esecutivo di Animal Equality Italia. "L’industria della carne avicola non può continuare a prendersi gioco dei consumatori con pubblicità ingannevoli, per questo abbiamo deciso di fare chiarezza. C’è bisogno di un cambiamento radicale. ed è questo che chiediamo ai produttori italiani». L’inchiesta promuove una petizione su www.polloitaliano.it rivolta ad Unaitalia, associazione di categoria che rappresenta il 90% dell’intera filiera avicunicola nazionale, perché intraprenda al più presto un dialogo con i maggiori produttori di carne di pollo – in particolare AIA, Amadori e Fileni – affinché adottino al più presto politiche volte a ridurre la sofferenza degli animali.


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