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Sostenibilità sociale e ambientale

Italiani promossi nella raccolta dell’umido: rifiuto puro al 95%

Il monitoraggio promosso dal Consorzio Italiano Compostatori rivela che le impurità, cioè i materiali non compostabili, sono pari al 5%, di cui la maggior parte è costituita da imballaggi. Occhio al sacchetto, però: ancora oltre il 40% di quelli utilizzati per la raccolta è fatto dell'odiata plastica....

di Gabriella Meroni

La purezza media dell’umido che viene raccolto nelle città italiane è superiore al 95%: a rivelarlo è il Consorzio Italiano Compostatori – CIC, in occasione della presentazione a Milano degli studi e dei monitoraggi nel settore delle plastiche compostabili, realizzati nell’ambito dell’accordo sottoscritto l’11 giugno 2015 con Assobioplastiche, Corepla e Conai, finalizzato a favorire e promuovere la miglior gestione ambientale degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile. Le impurità, cioè i materiali non compostabili, sono pari al 5%: la componente plastica da imballaggi costituisce circa il 60%, cioè il 3% del totale.

Il CIC ha effettuato 45 monitoraggi coinvolgendo i centri di compostaggio omogeneamente distribuiti sul territorio nazionale; a testimonianza della validità dell’indagine, si stima che la rappresentatività su scala nazionale sia superiore al 30%. L’indagine ha consentito anche di approfondire e conoscere meglio le abitudini degli italiani in relazione ai sacchi e ai sacchetti utilizzati per raccogliere la frazione organica: nonostante l’obbligo di raccolta con manufatti biodegradabili e compostabili, più del 43% dei sacchi per contenere l’umido non sono compostabili. Il rimanente 57% è rappresentato da shopper o sacchetti compostabili dedicati alla raccolta differenziata dei rifiuti organici.

Il CIC inoltre, elaborando i dati con proiezione nazionale, ha calcolato la quantità di plastica e bioplastica che transita nel settore del compostaggio: si stima che negli impianti dedicati alla produzione di compost al netto dell’umido, ogni anno arrivino circa 56.000 tonnellate di bioplastica (31.000 tonnellate se si considerano prive di umidità) che, essendo compostabile, si trasforma in compost. Nel contempo transitano anche circa 120.000 tonnellate di plastica da imballaggi (73.500 tonnellate se si considerano prive di umidità) che gli impianti devono opportunamente estrarre e smaltire, con conseguente aggravio di costi, per poter produrre compost di qualità.

Le iniziative di comunicazione, progettate nell'ambito dell'accordo tra le quattro associazioni, hanno portato all'iniziativa “Dicheplastica6”, la campagna per aiutare a distinguere le plastiche dalle bioplastiche compostabili per una corretta raccolta differenziata da parte dei cittadini.


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