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Primi pasti alla mensa bis di Osf

Sono stati 111 gli ospiti a tavola nella prima giornata di operatività in piazza Velasquez. Due cuochi, una settantina di volontari in tutto e un nuovo responsabile, fra Daniele Grossùle che abbiamo incontrato

di Antonietta Nembri

Sono stati in 111 ieri – luendì 16 ottobre – ad approfittare della mensa di piazza Velasquez di Opera San Francesco. La seconda mensa aperta dalla storica associazione milanese che dal 1959 è un luogo di accoglienza per quanti sono in gravi difficoltà e hanno bisogno di un aiuto materiale oltre che di un conforto spirituale.
Lo scorso anno Osf ha offerto gratuitamente 746.705 pasti (oltre 2400 al giorno). Dal 16 ottobre accanto alla storica mensa di corso Concordia in piazza Velasquez, a fianco del Poliambulatorio è attiva una seconda mensa (vedi news dell’inaugurazione) che per questi primi temi sarà aperta solo a mezzogiorno dalla domenica al lunedì ha una capacità di 250 pasti e sarà al servizio dei poveri del quartiere e anche di quanti hanno bisogno di menù particolari per questioni mediche.

Il nuovo responsabile della seconda mensa Osf nei locali del convento cappuccino di piazza Velasquez è fra Daniele Grossùle (nella foto), 43 anni che raccoglie il testimone da padre Marcello Mangiameli che si occupava della mensa aperta nel 1945. Grossùle ha un trascorso alla mensa di corso Concordia e alle docce di Osf: «Quando ero in formazione ho fatto questa esperienza e avevo anche espresso la volontà di continuare, ma mi hanno mandato a fare un anno di servizio in parrocchia. Un’esperienza utile».

Fra Daniele ammette di aver sperimentato «l’essere volontario e il referente, ma non sono mai stato responsabile di un servizio così importante». A far funzionare la mensa accanto ai due cuochi dipendenti (uno in affiancamento proveniente dalle cucine di corso Concordia) ci sono una settantina di volontari, 12 per turno, «alcuni li ho già incontrati, gli altri li conoscerò» continua fra Daniele che, come tutti i frati “si affida”: «la speranza è di realizzare un’opera buona che aiuta le persone povere e per questo ci affidiamo alle mani di Dio. Facendo così è sempre andata bene».

Pensando al suo nuovo compito fra Daniele Grossùle sottolinea come nel fare «occorre ricordarsi che questa nostra opera non è un’impresa, il nostro utile sono i poveri».


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