Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Solidarietà & Volontariato

Al via dalla Lombardia la razionalizzazione dei Csv

Primo passo per l’unione di Cremona, Lodi, Mantova e Pavia. Entro l’anno la costituzione dell’Organismo nazionale di controllo che definirà il numero dei Centri a livello nazionale, senza che si perda nulla della loro presenza capillare e dell’efficienza dei servizi erogati

di Redazione

I 4 Centri di servizio per il volontariato di Cremona, Lodi, Mantova e Pavia si uniscono ufficialmente per formare il CSV Lombardia Sud Ets (Ente di terzo settore). Il voto favorevole, pochi giorni fa, dell’assemblea straordinaria del Cisvol (Cremona) davanti ai rappresentanti degli altri 3 Centri è stato il secondo atto ufficiale verso la riduzione dei CSV lombardi dagli attuali 12 ai 6 che entreranno formalmente in funzione dall’1 gennaio 2018. Il primo atto aveva riguardato l'accorpamento dei 3 Centri di Monza-Brianza, Lecco e Sondrio, mentre nei prossimi giorni toccherà ai 2 di Como e Varese.

Dopo un percorso di oltre due anni, è la Lombardia la prima regione a rivedere il suo assetto operativo dopo l’uscita del Codice del Terzo settore – approvato lo scorso agosto – che prevede la presenza di un Csv per ogni città metropolitana e per ogni provincia con territorio interamente montano e confinante con Paesi stranieri, e uno per ogni milione di abitanti non residenti in questi ambiti, salvo deroghe per “specifiche esigenze territoriali del volontariato o di contenimento dei costi”.

Il nuovo accreditamento dei Centri che nel 2018 risulteranno in Italia dopo la prevista razionalizzazione, dovranno essere valutati dall’Organismo nazionale di controllo (Onc), la nuova autorità prevista dal Codice di cui si attende la costituzione entro quest’anno. L’Onc sarà composto da 13 membri nominati per decreto dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali: 7 indicati dalle fondazioni di origine bancaria, due dall’associazione dei Csv più rappresentativa in Italia (Csvnet), due dall’associazione degli Ets più rappresentativa (Forum del Terzo Settore), 1 dal ministero e 1 dalle regioni.

Attualmente i Centri di Servizio per il volontariato sono 71 (di cui 69 soci di Csvnet), con una rete di quasi 400 sportelli in tutte le regioni italiane. Questa capillarità – sottolinea una nota stampa – non verrà intaccata dalla riduzione del numero dei Centri: non solo i servizi attualmente erogati (oltre 215mila all’anno) saranno mantenuti, ma la riorganizzazione permetterà di rispondere al vero cambiamento richiesto ai Centri dalla riforma del Terzo settore: quello di essere non più al servizio delle sole Organizzazioni di volontariato (Odv) istituite dalla legge 266/91, ma dei volontari di tutti gli Enti del Terzo settore, incluse le associazioni di promozione sociale, le fondazioni, le cooperative sociali ecc.

«Un’estensione delle funzioni, che i Csv, nati esattamente venti anni fa, in alcuni casi praticano di fatto già da tempo (nel 2015 un ottavo dei servizi veniva erogato a realtà non Odv) e che costituisce ora la grande sfida di una rete riconosciuta come cruciale per la promozione del volontariato e della cittadinanza attiva nel nostro Paese», spiega il presidente di Csvnet Stefano Tabò.

In apertura photoPhoto by Heidi Sandstrom. on Unsplash


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA