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Cooperazione & Relazioni internazionali

ICAN: così ci prepariamo a ricevere il Nobel per la Pace

Il 10 dicembre a Oslo l’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons riceverà il Nobel per la Pace. A Oslo ci sarà anche una delegazione italiana. Francesco Vignarca: «Non è un punto di arrivo, ma di partenza. Entro mille giorni vogliamo che il Trattato per la messa al bando delle armi nucleari sia in vigore»

di Sara De Carli

Il prossimo 10 dicembre a Oslo l’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN) riceverà il Premio Nobel per la Pace. A Oslo ci sarà anche una delegazione italiana, in rappresentanza di Rete Italiana per il Disarmo e Senzatomica, che aderiscono a ICAN. Tra loro, Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo.

Come vi state preparando?
La consegna del Premio Nobel è un momento formale importantissimo, che la campagna internazionale sta costruendo come momento di rinnovata attenzione alle campagna e ai suoi temi. Sia con una forte presenza a Oslo e sia con iniziative territoriali, il desiderio è che quel giorno venga celebrato in maniera forte, come peraltro richiede la tensione di questi giorni fra la Nord Corea e Trump. Ci saranno iniziative anche in Italia, ad esempio a Ivrea e Brescia.

Quali sono i momenti forti previsti?
Ovviamente la consegna del Premio Nobel, che verrà ritirato da Beatrice Fihn, direttrice di ICAN e da Setsuko Thurlow, una hibakusha, sopravvissuta alla bomba atomica di Hiroshima, che aveva una dozzina d'anni quando scoppiò la bomba. È una scelta forte, non solo accettare il Nobel ma farlo chiedendo a una hibakusha di essere lì insieme a noi a ritirare il premio, che è un premio che va anche a tutti gli hibakusha che per settant’anni hanno chiesto con la loro carne di mettere al bando le armi nucleari. La Campagna internazionale ha invitato tutte le campagne nazionali a festeggiare, quindi la tradizionale fiaccolata che nel pomeriggio celebra la consegna del Premio Nobel per la Pace sarà la più grande mai fatta, perché a Oslo arriveremo davvero in molti. Un terzo momento sarà l’inaugurazione della mostra su ICAN, perché ogni nuovo Nobel ha una sezione dedicata: la mostra ripercorrà la storia di ICAN, anche con i contributi delle campagne nazionali, sarà un modo per dire cosa è stato fatto e perché il Nobel per la Pace è stato assegnato a ICAN.

USA, Gran Bretagna e Francia non manderanno i loro ambasciatori alla cerimonia di consegna del Premio Nobel per la Pace: che dire?
In Norvegia la consegna dei Premi Nobel è momento diplomatico alto a cui il Parlamento norvegese invita tutti i rappresentanti diplomatici. USA, Gran Bretagna e Francia hanno deciso di non mandare il loro ambasciatore, ma un altro diplomatico: è un affronto non solo verso di noi ma verso il Parlamento norvegese. Secondo noi testimonia anche la difficoltà in cui stanno questi Paesi: queste mosse dicono che hanno un po’ di “paura” di questi percorsi di messa al bando.

E l’Italia? Sappiamo che il nostro Paese non ha sostenuto il Trattato. È successo qualcosa dopo la notizia del Nobel?
A novembre in Vaticano c’è stato un Simposio internazionale sul disarmo, promosso dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, sul tema “Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale”. In quell'occasione abbiamo incontrato il vice-ministro Giro: l’Italia non ha cambiato posizione, ma sicuramente si è dimostrata attenta, ha dimostrato disponibilità al dialogo e rispetto per la voce della Campagna.

Rispetto al Trattato, qual è il prossimo obiettivo?
Il Trattato ad oggi è stato firmato da circa 53 Paesi e ratificato da 3, Vaticano, Thailandia e Guyana. Il Messico l’ha votato settimana scorsa ma non ha ancora consegnato la documentazione alle Nazioni Unite. Però servono 50 ratifiche.
Da qui a mille giorni contiamo di avere il Trattato in vigore: il 10 dicembre non è un punto di arrivo ma di partenza.

In copertina i rappresentanti di ICAN davanti alla Farnesina lo scorso 9 novembre.


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