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Filantropia: con 60 miliardi di euro all’anno è la chiave del sociale europeo

Lo rivela l’ultimo studio commissionato da Dafne e EFC, due delle più importanti organizzazioni del settore a livello internazionale. Eppure, a tre anni dalla mancata approvazione dello Statuto Europeo delle Fondazioni, rimangono ancora molti ostacoli alla filantropia made in UE

di Ottavia Spaggiari

Un settore chiave per il welfare e la società civile. È la fotografia che emerge dal nuovo studio sulla filantropia in Europa, commissionato da Dafne e Efc, rispettivamente Donors and Foundations Networks in Europe (DAFNE) e European Foundation Centre (EFC), due delle più importanti organizzazioni del settore a livello europeo, di cui fanno parte anche diverse fondazioni italiane. Sviluppato da Oonagh Breen, professore di diritto alla UCD Sutherland School of Law di Dublino, “Ampliare lo spazio per la filantropia a livello europeo”, questo il titolo della ricerca, mostra come, stanziando oltre 60 miliardi di euro all’anno, in settori diversi, dall’educazione, alla salute, alla ricerca scientifica, fino all’ ambiente, all’ inclusione sociale e alla migrazione, la filantropia sia diventata un pilastro del panorama sociale europeo.

Nonostante questo, il contesto in cui la filantropia istituzionale si trova ad operare è spesso reso complesso da diversi fattori, primo tra tutti la mancanza di un quadro normativo che garantisca un trattamento coerente ed omogeneo a livello Europeo. Ancora oggi, a più di tre anni dalla mancata approvazione della proposta di uno Statuto Europeo delle Fondazioni, fortemente voluto da molti rappresentanti del settore, vi sono ancora restrizioni alla raccolta internazionale di fondi, I sistemi di tassazione tra Paesi rimangono incoerenti, mentre le misure antiriciclaggio e antiterrorismo sono state definite da EFC e da Dafne addirittura penalizzanti, tutti fattori che danneggiano l’attività degli oltre 140.000 tra fondazioni ed enti donatori a livello europeo.

“I trattati europei rendono complesso l’utilizzo di appropriati strumenti legali per consentire lo sviluppo della filantropia a livello europeo”, ha dichiarato Massimo Lapucci, Presidente di EFC e Segretario Generale della Fondazione CRT. Un’affermazione sottolineata da Felix Oldenburg, Presidente di Dafne e Segretario Generale dell’Associazione delle Fondazioni tedesche. “Valutazioni arbitrarie e regolamentazioni discriminatorie, che rendono complessa la filantropia transfrontaliera, devono essere eliminate. C’è un unico mercato europeo per beni e servizi, ma le donazioni e l’impegno sociale troppo spesso si fermano a livello dei singoli stati membri a causa delle crescenti restrizioni. Ciò impedisce al settore della filantropia, che dispone di risorse ingentissime, di dispiegare appieno il proprio potenziale a beneficio dell’interesse generale”.

Dafne e Efc chiedono il riconoscimento di un ruolo più rilevante per la filantropia istituzionale. E a questa richiesta Acri, l’associazione delle Fondazioni di origine bancaria, e Assifero, che raccoglie le altre fondazioni ed enti filantropici, esprimono la loro più piena adesione. “In questi ultimi anni i bisogni e i rischi sociali rispetto ai quali è necessario trovare risposte sono cresciuti, a fronte di risorse pubbliche sempre più contenute – ha detto Giuseppe Guzzetti, presidente di Acri -. È dunque impellente riprogettare il sistema del welfare sulla base del crescente coinvolgimento degli attori privati già in campo, primi fra tutti i soggetti della filantropia istituzionale che già operano in Europa su questo fronte. Rimuovere i fattori che limitano o addirittura inibiscono la piena espressione di questo potenziale è la via per vincere le nuove sfide del welfare che ci attendono”. Dichiara Felice Scalvini, presidente di Assifero: “Le fondazioni hanno molteplici competenze, hanno agende di trasformazione sociale, hanno un mandato da rispettare e non sono dei semplici erogatori. Le fondazioni e gli enti filantropici sono attori chiave nel progettare futuro, con capacità di rischio e investimento nel lungo periodo, soprattutto rispetto a politiche sempre più ristrette al contingente e all’emergenziale. I Paesi europei devono dotarsi di una normativa adeguata che consenta alle fondazioni e agli enti filantropici di svolgere il proprio ruolo per il bene comune nel modo migliore”.

Lo studio propone alcuni percorsi che consentirebbero di agevolare il processo di crescita della filantropia in Europa, individuando alcuni passi specifici.
“La filantropia rimane esclusa dai trattati europei. Bisogna che il ruolo della filantropia venga riconosciuto 
nei trattati e nei diritti fondamentali; si tratta di una necessità non procrastinabile. Le barriere alle iniziative filantropiche transfrontaliere costituiscono una delle maggiori problematiche a oggi esistenti. Mentre non vi sono restrizioni alla libera circolazione dei capitali, l’Europa ha bisogno di condividere una comune definizione del concetto di interesse generale, promuovere regimi fiscali non 
discriminatori e meno complessi per la filantropia, favorire la diffusione della conoscenza. Le legislazioni nazionali devono essere in armonia con i diritti e le libertà fondamentali dell’UE”, affermano EFC e Dafne. “Gli sforzi dell’Unione Europea e dei paesi membri per contrastare il finanziamento del terrorismo, il 
riciclaggio e l’evasione fiscale, intesi a proteggere il settore, devono essere tuttavia calibrati tenendo conto dei rischi effettivi, della proporzionalità delle misure rispetto alle realtà interessate e delle evidenze accertate. È opportuno che il settore della filantropia e gli attori istituzionali lavorino insieme per individuare e valutare i rischi”. 



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