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Papa Francesco ricorda la Chiesa schierata contro il dittatore Pinochet

Il Pontefice nell’omelia della messa che ha celebrato al Parco O'Higgins di Santiago ha citato il Card. Raul Silva Henriquez per ricordare tutti quegli uomini di chiesa che la dittatura uccise. «Seminare la pace a forza di prossimità, a forza di vicinanza!» è stato l’invito rivolto ai fedeli

di Cristiano Morsolin

Gerardo Poblete Fernandez, era un sacerdote salesiano, professore di filosofia nel collegio Don Bosco di Iquique. Il 21 ottobre del 1973 fu arrestato sul posto di lavoro e accusato di “spionaggio”. Morì per le torture a cui fu sottoposto nella Prefectura de Carabineros di Iquique.

Omar Ventuirelli Lionelli, era un sacerdote cileno, figlio di italiani. Arrestato desaparecido dal 4 ottobre 1973. Professore all’Università Cattolica di Temuco, partecipava al Movimiento Cristianos por el Socialismo. Fu arrestato nel carcere di Temuco.

Andre Jarlan Pourcel, era un sacerdote francese. Fu assessore della Juventud Obrera Catolica. In Cile visse 18 mesi lavorando nella comuna La Victoria. Il 4 settembre del 1984, giornata di protesta nazionale, salì nella sua camera a pregare, dopo essere intervenuto in favore dei cittadini che stavano subendo repressioni. Una pallottola sparata dai Carabineros lo raggiunse mentre leggeva la Bibbia.

Stupisce che i mass-media italiani non abbiano ricordato l’impegno della chiesa cilena schierata contro la dittatura del generale Augusto Pinochet (’11 settembre 1973 e il 10 marzo 1990 ) durante la recente visita del Pontefice.

«Non posso fare a meno di evocare quel grande Pastore che ebbe Santiago, il quale in un Te Deum disse: “Se vuoi la pace, lavora per la giustizia” […] E se qualcuno ci domanda: “Cos’è la giustizia?”, o se per caso pensa che consista solo nel “non rubare”, gli diremo che esiste un'altra giustizia: quella che esige che ogni uomo sia trattato come uomo” (Card. Raul Silva Henriquez, Omelia nel Te Deum Ecumenico, 18 settembre 1977).

Questo uno dei passaggi dell'omelia che il Papa ha celebrato al Parco O'Higgins di Santiago il 16 gennaio, ricordando le parole del vescovo dell'epoca della dittatura cilena. «Seminare la pace a forza di prossimità, a forza di vicinanza!». È l'invito rivolto da papa Francesco ai fedeli durante la Messa al Parco O'Higgins di Santiago del Cile. «A forza di uscire di casa e osservare i volti, di andare incontro a chi si trova in difficoltà, a chi non è stato trattato come persona, come un degno figlio di questa terra. Questo è l'unico modo che abbiamo per tessere un futuro di pace, per tessere di nuovo una realtà che si può sfilacciare», ha spiegato papa Francesco. «L’operatore di pace sa che molte volte bisogna vincere grandi o sottili meschinità e ambizioni, che nascono dalla pretesa di crescere e “farsi un nome”, di acquistare prestigio a spese degli altri – ha sottolineato il Papa -. L'operatore di pace sa che non basta dire: non faccio del male a nessuno, perché, come diceva San Alberto Hurtado: «Va molto bene non fare il male, ma è molto male non fare il bene». «Costruire la pace è un processo che ci riunisce e stimola la nostra creatività per dar vita a relazioni capaci di vedere nel mio vicino non un estraneo, uno sconosciuto, ma un figlio di questa terra», ha aggiunto papa Francesco.

La figura del cardinale Raúl Silva Henríquez, arcivescovo di Santiago durante la breve esperienza di Salvador Allende e nei primi 10 anni della dittatura, é particolarmente simbolica. Era il cardinale che provava «una profonda ribellione controla menzogna, la violenza, l’ingiustizia, l’arroganza e la mancanza di rispetto dei diritti umani» , come disse la presidente Bachelet in occasione della inaugurazione del Museo Museo della memoria e dei diritti umani» (11 gennaio 2010).

Fu soprattutto il cardinale che fondò prima, il «Comitato per la pace in Cile» (Comité para la Paz en Chile) e, immediatamente dopo lo scioglimento dell’organismo ecumenico (avvenuto il 31 dicembre 1975), la «Vicaria della solidarietà» (Vicaria de la solidaridad), espressione della sola Chiesa cattolica. Questa concentrò il proprio lavoro su due aree: la difesa dei diritti umani e la loro promozione, compiti assolti con la concretezza che l’urgenza storica esigeva. Nel primo numero di quello che in seguito diventerà un rapporto mensile, la Vicaria scriveva: «È evidente che in un paese non possono sparire persone. (…) Il Governo ha l’obbligo pubblico di dare una risposta circa la situazione degli “scomparsi”». E nel paragrafo seguente: «La tortura esiste ed è deplorevole per il nostro paese» , come riporta il libro di Guillermo Sandoval, Heán Sepúlveda, Rodolfo Bonifaz, El Cardenal de los trabajadores, Centro di Estudios Laborales Alberto Hurtado, Santiago 2000.

Va ricordato che nell’ottobre 2007 il Cardinale Sodano ha acceso molte polemiche per la sua visita in Cile, considerando le sue simpatie per Pinochet, nunzio per 10 anni a Santiago, poi, per 15, segretario di Stato vaticano, come documentato nel libro di José Aldunate, Cronicas de una Iglesia Liberadora. Edizioni Lom, 2000.

In una dichiarazione in dieci punti, dal titolo “La pace è opera della giustizia”, un gruppo di personalità (come i teologi Hervi Lara e Alvaro Ramis), di movimenti (come También Somos Iglesia, Rete Latinoamericana di Diritti umani, Sinistra cristiana) e di riviste (come Reflexión y Liberación e Crónica Digital) ricorda alcuni dei fatti di cui Sodano si è reso protagonista: “Lo facciamo per amore del Vangelo e perché, se tacessimo, ci renderemmo complici di episodi gravi e dolorosi della nostra storia recente. E anche per rispetto alla testimonianza e al martirio di tanti nostri fratelli che hanno sofferto l’indifferenza e la persecuzione”.

Padre Enrique Moreno Laval, ha ricevuto dalle mani del Cardinale Raul Henriquez l’ordinazione sacerdotale, ha commentato che «quanti di noi hanno conosciuto don Raúl, hanno sempre saputo dell’evoluzione del suo pensiero e del suo atteggiamento, in aperta resistenza a un sistema che non aveva tardato a combattere. Quando le cose gli si rivelarono chiaramente, non dubitò, non ebbe paura e, accompagnato e reso più forte dai suoi più vicini collaboratori, operò con un’audacia di cui lo ringrazieremo sempre. Il suo motto episcopale lo aveva ripreso da un appassionato testo dell’apostolo Paolo, che dice: “L’amore di Cristo ci spinge”, e nessuno ha mai dubitato che da lì provenissero la sua lucidità e il suo coraggio. Come non ricordare, per esempio, che, quando la dittatura ordinò la chiusura dell’ecumenico Comitato per la Pace, il cardinale stava già creando per conto suo, e a suo rischio e pericolo, la Vicaria della Solidarietà?

Lo vidi piangere singhiozzando nel raccontare a un gruppo di sacerdoti di quando gli aveva fatto visita un cappellano militare armato di una mitraglietta. “Una pistola di questo calibro”, ci disse testualmente, prima di scoppiare a piangere: “Perdonatemi, sono solo un uomo”. E dal fondo un sacerdote levò la sua voce: “E che uomo, signor cardinale!”. E venne un applauso scrosciante che soffocò a fatica il suo pianto. Subito ci esortò a nascondere gente nelle nostre case, a proteggere i perseguitati, a dare asilo a quanti erano minacciati, a difendere la vita”.

Nato nel 1907, salesiano e ordinato sacerdote nel 1938, Raúl Silva Herríquez viene nominato vescovo a Valparaiso, nel 1959, da Giovanni XXIII. Nel 1961 viene trasferito a Santiago del Cile, dove riorganizza la diocesi in decanati, zone pastorali e vicarie d’ambiente. Viene creato cardinale nel 1962. Prende parte al concilio e alla sua attuazione nel continente latinoamericano, sostenendo le conferenze di Medellín e Puebla. Ha dedicato parte significativa della sua stessa presidenza della Conferenza episcopale al tema del rapporto fede e politica. Significativo è stato, al riguardo, il documento pastorale Fede cristiana e azione politica, elaborato dai vescovi cileni nella prima parte del 1973 e pubblicato il 16 ottobre del 1973. Nel 1982, appena compiuti i 75 anni di età, viene sostituito da mons. Francisco Fresno, muore nel 1999.

Scrisse il 13 settembre 1973: "Il paese sa bene che noi vescovi abbiamo fatto quanto sta in noi perché si mantenesse il Cile dentro la Costituzione e la legalità e si evitasse qualsiasi soluzione violenta come quella che ha avuto la nostra crisi istituzionale".


*Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina dove vive dal 2001


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