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La Shoah dei bambini, in un cartone animato la storia delle sorelle Bucci

Andra e Tati Bucci avevano 4 e 6 anni quando vennero deportate ad Auschwitz-Birkenau. Al termine della guerra la madre Mira riuscì a ritrovarle, ricordando i numeri tatuati sulle braccia. Un cartone animato presentato a Cartoons on the Bay racconta la loro storia ai ragazzi. È la prima volta in Europa che un cartoon affronta la Shoah

di Sara De Carli

Liliana Segre è senatrice a vita, nominata da poco dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale». Dal 1990 è impegnata a diffondere «la luce della memoria», portando la sua testimonianza nelle scuole e nelle università: nata a Milano nel 1930, in una famiglia ebraica laica, nel gennaio 1944 fu caricata su un vagone al binario 21 della stazione centrale di Milano e deportata con il padre in Germania, internata a Birkenau-Auschwitz. Sul braccio le venne tatuato il numero di matricola 75190. «Ho 87 anni, ne avevo 13 quando fui deportata ad Auschwitz. Ne avevo 60 anni quando ho cominciato a raccontare», ha ricordato Segre l'altro ieri, incontrando a Milano gli studenti del liceo Carducci e accompagnando la posa di alcune nuove “pietre d’inciampo” nelle vie della città (Segre è presidente del Comitato milanese per le Pietre d’inciampo). Ha invitato i ragazzi ad alzare il capo contro «l’indifferenza» e a «scegliere, ogni giorno», anche se è duro «di non abbracciare l’odio ma la vita», di «scegliere la via giusta». Furono 775 i bambini italiani inviati nei campi di sterminio: Liliana Segre è tra i 25 sopravvissuti.

A raccontare la Shoah dei bambini prova ora anche un cartone animato, il primo mai realizzato in Europa sul tema. Si intitola “La stella di Andra e Tati” e narra la storia delle sorelle Alessandra e Tatiana Bucci, deportate ad Auschwitz-Birkenau all’età di 4 e 6 anni. Il cartoon, la cui regia porta la firma di Rosalba Vitellaro e Alessandro Belli, è stato sostenuto dal MIUR, in collaborazione con la RAI e Larcadarte: fa parte delle iniziative che il ministero dell’Istruzione mette in campo per la Giornata della Memoria del 2018, a 80 anni dall’emanazione delle leggi razziali. Una storia incredibile quella delle sorelle Bucci: nate a Fiume nel 1939 e nel 1937, Andra e Tati vennero arrestate insieme alla mamma, alla zia, al cuginetto e ad altri famigliari. Il loro treno arrivò ad Auschwitz-Birkenau la notte del 4 aprile 1944. La nonna venne uccisa la sera stessa, le bambine, forse scambiate per gemelle perché praticamente identiche, furono indirizzate al Kinderblock insieme al cuginetto. Ad Auschwitz-Birkenau vennero deportati circa 230.000 bambini ebrei, provenienti da tutti i paesi dell'Europa e la loro sopravvivenza fu sempre legata a circostanze del tutto eccezionali, visto che la regola del campo prevedeva che i bambini sotto i 14 anni venissero immediatamente mandati alle camere a gas, a parte i gemelli o i bambini giudicati interessanti per gli esperimenti medici. Quando il 27 gennaio 1945 i sovietici entrarono ad Auschwitz, c’erano solo 650 bambini in vita: fra loro Andra e Tatiana, che finirono in Polonia e poi in Inghilterra. La mamma Mira, sopravvissuta anch’essa, era riuscita a ricordare per tutti quegli anni i numeri tatuati sul braccio delle figlie: le bambine si riunirono alla madre nel dicembre 1946.

Rosalba Vitellaro, classe 1962, palermitana, regista, sceneggiatrice e scrittrice ha fondato il centro di produzione cinematografica Larcadarte, che si occupa di comunicazione sociale. Come è nata l’idea di fare un cartoon sulla Shoah?
Tutte le nostre storie hanno al centro un tema sociale: abbiamo parlato di dispersione scolastica, di sfruttamento minorile, di mafia, abbiamo realizzato un cartone sui giudici Falcone e Borsellino, “Giovanni e Paolo e il mistero dei pupi”, uno su padre Pino Puglisi, “La missione di 3p”, uno sullo ius soli, “Il traguardo di Patrizia”… Ci piace trattare i temi un po’ difficili, quelli in cui poca gente ha voglia di entrare, magari per paura e lo facciamo parlando ai bambini, creando strumenti didattici, perché è da loro che bisogna cominciare per cambiare le cose.

Quindi anche la Shoah e la memoria
La Shoah è argomento scottante e d’attualità, io ho una figlia di 14 anni e ho paura. In Europa nessuno ha raccontato la Shoa ai bambini e anche nel mondo esiste solo un film giapponese del 1995 che narra il Diario di Anna Frak, un testo meraviglioso ma inflazionato. Noi cercavamo una storia meno nota e che avesse un lieto fine, da raccontare in animazione: abbiamo trovato questa storia incredibile, di queste due sorelle che non solo si salvate da Auschwitz ma hanno ritrovato la mamma e papà, la zia, la famiglia… Ad Auschwitz hanno perso la nonna, inviata subito alle camere a gas, e il cuginetto, la perdita di quest’ultimo è il loro più grande rimorso. Si sono salvate grazie al fatto che una blockova, la deportata incaricata di sorvegliare i bambini, le aveva prese in simpatia, il perché non se lo sanno spiegare nemmeno loro. La nonna di Alessandra Viola, la co-sceneggiatrice insieme a me e a Valentina Mazzola, è ebrea e si è salvata dalla deportazione solo perché era in viaggio di nozze. Quando è tornata a casa non ha trovato più nessuno, la casa era devastata e non ha mai più riavuto i suoi cari. Alessandra perciò ha sempre questa idea di raccontare la Shoa, nasce da lei: son tre anni che ci lavoriamo.

Nel senso che è difficile trovare finanziamenti su questo tema?
La Rai c’è, ma serviva un coproduttore. Al Miur abbiamo trovato un gruppo di lavoro straordinario, ci tengo a citare Antonio Diliberto, Giuseppe Pierro e Alessandra Baldi. Abbiamo trovato una chiave per raccontare in 26 minuti una storia lunga quattro anni, con le voci di Leo Gullotta e Loretta Goggi fra gli altri e poi di tanti amici che hanno prestato la loro voce in maniera amichevole. Un elemento importante è il fumo che esce dalla bocca Hitler e di Mussolini, che si trasforma nella coda di un mostro… ma non dico altro.

Quando si potrà vedere il cartone animato?
Non è ancora finito, credo verrà proiettato a Cartoons on the Bay a Torino in aprile. Speriamo sia possibile poi realizzare un kit per le scuole, con materiale didattico: il sogno è che il dvd possa essere distribuito nelle scuole medie.

Qual è il messaggio su cui avete puntato?
La memoria, il fatto che non si deve dimenticare. È lo stesso quando raccontiamo la mafia ai bambini, Falcone e Borsellino molti bambini non sanno chi siano, è una cosa grave. Qualcuno in più saprà che c’è stata la seconda guerra mondiale e avrà forse sentito il termine Shoah, ma non sanno che ci sono stati più di 200mila bambini deportati ad Auschwitz-Birkenau, non sanno cos’è un campo di concentramento, forse qualcuno ha visto qualche spezzone di “La vita è bella”. Noi abbiamo scelto una storia con un lieto fine perché il bambino deve avere un’emozione: è l’insegnante che poi deve portarlo oltre l’emozione. Noi offriamo la matita e il foglio, poi la narrazione può avvenire solo grazie al contributo di insegnanti preparati, per questo è fondamentale che ci sia una attenzione e una preparazione degli insegnanti, affinché la scuola garantisca la memoria.

Photo by Albert Laurence on Unsplash


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