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Sud, la questione sociale viene prima di quella economica

Il Mezzogiorno d'Italia dopo il cappotto grillino è tornato al centro del dibattito. Ma sempre all'interno di un paradigma che ci ha portato a 50 anni di fallimenti. Su Vita di marzo in distribuzione da oggi, Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud, prova a rompere gli schemi. Ha ragione? Sul numero del magazine dibattito aperto con gli interventi di Giuseppe Guzzetti, Aldo Bonomi, Adriano Giannola, Marco Vitale, Gianfranco Viesti, Ambrogio Prezioso, Chiara Saraceno, Giuseppe De Rita e del ministro Claudio De Vincenti

di Redazione

Erano anni che la questione meridionale non occupava così tanto spazio nel dibattito pubblico, come sta avvenendo in questi giorni dopo il cappotto grillino alle politiche del 4 marzo. Il clamore dell’affermazione della balena gialle mette il Paese con le spalle al muro: che fare per rilanciare un pezzo di Italia che vale il 34% degli abitanti, ma solo il 20% del Pil con tassi di povertà quasi doppi rispetto al resto del Paese? Il numero di Vita di marzo in distribuzione da oggi (intitolato “Sud, adesso basta”) affida la risposta a un intervento del presidente della Fondazione Con il Sud Carlo Borgomeo.

Scrive Borgomeo: « A mio avviso, è ora di provare a cambiare radicalmente l’approccio all’antica questione meridionale e questo significa affermare la necessità di un capovolgimento del paradigma che ha saldamente guidato le politiche di sviluppo: è ora di affermare con forza, e senza improbabili compromessi, che “il sociale viene prima dell’economico». E ancora: «Occorre rovesciare il paradigma, a partire dalla natura del divario Nord-Sud, che ha costituito la base etica, culturale e politica dell’intervento straordinario. Non il divario del PIL, non la condanna per il Sud ad un inseguimento impossibile, frustrante e deresponsabilizzante, dei livelli di ricchezza del Centro-Nord. Il divario vero non è nel PIL né nel reddito pro-capite, ma nei tassi di abbandono scolastico, nei posti disponibili negli asili nido, nelle chiare prospettive di futuro ai giovani, nei servizi alla persona, nei servizi sanitari, nel funzionamento delle istituzioni, nel rispetto delle regole».

Il divario vero non è nel PIL né nel reddito pro-capite, ma nei tassi di abbandono scolastico, nei posti disponibili negli asili nido, nelle chiare prospettive di futuro ai giovani, nei servizi alla persona, nei servizi sanitari, nel funzionamento delle istituzioni, nel rispetto delle regole

È dunque questa una ricetta possibile? A Borgomeo nel primo capitolo del focus replicano Giuseppe Guzzetti, Aldo Bonomi, Adriano Giannola, Marco Vitale, Gianfranco Viesti, Ambrogio Prezioso, Chiara Saraceno, Giuseppe De Rita e il ministro Claudio De Vincenti.

Il secondo capitolo invece è dedicato ai nuovi distretti sociali made in Sud. Dal rione Sanità di Napoli a Lamezia Terme, da Matera a Palermo: viaggio fra le esperienze più innovative dove la produzione di servizi di welfare coincide con la riattivazione sociale ed economica del territorio.

Infine il terzo capitolo è apre uno squarcio sul mondo della scuola: i giovano che abbandonano prematuramente gli studi nel Mezzogiorno sono il 18,4%, quasi 5 punti sopra la media nazionale. Eppure il Sud sa anche essere un laboratorio straordinario di buone pratiche e innovazione. Siamo andati a conoscerle


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