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Il teatro di Donetsk: l’arte come forma di resistenza alla guerra

Mentre il Caso Skripal è l'ultimo tassello di una strategia di aggressione dell'Occidente nei confronti della Russia e moltissimi indizi lasciano intendere un imminente riacutizzarsi del conflitto nel Donbass, la società civile russa resiste. Il Teatro d’opera e balletto di Donetsk infatti non ha mai chiuso i battenti, nemmeno nei mesi più cruenti del conflitto

di Redazione

Giorno dopo giorno assistiamo a un’escalation allarmante del livello di minaccia verso la Russia con provocazioni di ogni sorta: continuo aumento delle sanzioni, guerra diplomatica, tentativi di boicottaggio degli eventi sportivi, pressione militare sui confini..

L’occidente, in maniera irresponsabile, sembra determinato a continuare su questa strada. Il Caso Skripal è solo l'ultimo tassello di una strategia con cui si sta accerchiando e mettendo nell'angolo la Russia che oggi ha visto espellere i propri diplomatici dalle sedi in Usa, Europa e Australia.

Ed è in questa pericolosa strategia d’aggressione che va iscritto anche il colpo di stato in Ucraina, l’esito della protesta di Maidan, tanto appoggiata dall’Occidente.

Nell’Ucraina orientale la guerra del Donbass, iniziata nel 2014 come diretta conseguenza degli eventi di Maidan, non è ancora terminata. Ora, a oltre quattro anni dal suo inizio, si è prevalentemente posizionata sulla linea del fronte in uno stato di bassa intensità, se paragonata al primo anno del suo esordio. Tuttavia, molti segnali inquietanti indicano una possibile ripresa dei combattimenti su vasta scala.

Ed è proprio sullo sfondo di questa guerra, poco raccontata, che nascono storie di grande valore.

Di solito si sente parlare d’eroismo solo davanti a gesta individuali con valore di straordinarietà, dove viene esaltato il coraggio del singolo.

Ci sono casi, però, dove l’eroismo è semplicemente rimanere sul posto, non indietreggiare, continuare la propria vita, nonostante le minacce, i pericoli e lo spettro della morte.. Affrontare il proprio destino con dignità pronti a ogni evenienza.

Le gesta del teatro di Leningrado sono diventate storia. Negli anni del “blocco” della città sotto l’assedio dell’esercito nazista, il teatro continuò imperterrito la sua attività. La Settima Sinfonia in do maggiore di Dmitri Shostakovich composta ed eseguita in città durante l’assedio, in seguito prese addirittura il nome di sinfonia “Leningrad”. Anche le parole del compositore in quei frangenti: “Vi assicuro a nome di tutti i cittadini di Leningrado, dei lavoratori della cultura e dell’arte, che siamo invincibili e che siamo sempre al nostro posto…” sono ormai leggenda.

Da questo esempio di sacrificio e d’eroismo si può riconoscere un’analogia con la storia odierna del Teatro d’opera e balletto di Donetsk.

Nonostante la guerra, nella città di Donetsk il teatro non ha mai chiuso i battenti, nemmeno nei mesi più cruenti, quando la città era semideserta e tutt’intorno cadevano le bombe ucraine. Anzi, soprattutto in quei drammatici momenti il teatro faceva il tutto esaurito nei suoi spettacoli.

In alcune occasioni durante le prove e le rappresentazioni, mentre fuori la guerra imperversava, le esplosioni erano talmente vicine da far tremare all’interno i grandi lampadari. Spesso il personale è stato costretto a rifugiarsi nei sotterranei del teatro. Ancor oggi, nei corridoi, ci sono le indicazioni che indicano la via più veloce per precipitarsi nei rifugi in caso di possibili bombardamenti.

Chi ha avuto a che fare con l’organizzazione di spettacoli musicali e teatrali, sa benissimo di quanto lavoro ci sia alle spalle: prove, ripetizioni, costumi, scenografie, coreografie.. e di quanti specialisti ci sia necessità. Tutti sono indispensabili per il risultato finale. A Donetsk nonostante i pericoli della guerra, seppur senza stipendio, il personale e gli artisti sono rimasti.. La dignità e gli ideali vanno oltre la mera logica del profitto.

Tutto ciò ad indicare l’importanza della cultura e dell’arte come forma di resistenza e, in questo caso, di vittoria sulle barbarie.

Il teatro che viene quindi percepito, non solo come fulcro di cultura, ma addirittura come cuore pulsante di una comunità, che a Donetsk è diventato un simbolo di resistenza.

Su questo sfondo stanno lavorando due giovani cine-operatori, per raccontare attraverso l’arte e il cinema le gesta del Teatro d’opera e balletto di Donetsk.

I due artisti: Luca Belardi e Maya Nogradi, lui italiano, lei ungherese, che da anni lavorano nel campo del cinema e della televisione, sono i co-registi di “Ticho! Idiet Spektakl ” (Silenzio! Spettacolo in corso), il titolo dato al loro film.

Anche il titolo da loro stessi scelto è simbolico. Racchiude, infatti, il senso di quegli eventi: fuori le bombe, ma dall’interno del teatro l’arte che esorta a cessare il rumore e la distruzione della guerra.

Luca e Maya ci spiegano come sono giunti a questa idea:
«Ciò che ci ha spinti verso la regia documentaristica è un sentimento di urgente necessità: sottrarsi all’egemonia culturale attuale, comprenderne le cause, le dinamiche e, in qualche modo, opporsi. La nostra epoca sembra stia accelerando pericolosamente verso scenari preoccupanti e il cinema “classico”, a nostro parere, è ormai inadeguato contro i tempi serrati della guerra mediatica in atto. Il nostro film avrà perciò una struttura composta da una base fattuale, solida, con riprese dal vero, alternate tuttavia a ricostruzioni ed elementi di cinema tradizionale. La miccia, appositamente accesa dalla finanza internazionale, per innescare un conflitto mondiale, sembra essere stata preparata proprio in Ucraina. Ma per il Teatro d’opera e balletto di Donetsk, stretto nella morsa degli interessi globali, l’arte è divenuta una trincea. Non si capisce neppure quali siano le motivazioni che spingono questi uomini e donne, giovani, vecchi e perfino bambini, a tenere in vita il “loro” teatro ad ogni costo, quando mancano di tutto il resto e devono ogni giorno rischiare la vita, per arrivare fin qui e tornare a casa. Ancor più inspiegabile è il comportamento del pubblico, che nei mesi peggiori del conflitto attraversava la città buia, senza mezzi, e riempiva la platea, le gallerie, trattenendo il respiro ai boati più forti, ma senz’alzarsi né andarsene. È ancora incerto chi vincerà la guerra: la NATO, che arma gli ucraini, è incomparabilmente più forte del Donbass. Ma questo teatro ha già vinto la propria guerra, che è anche la mia e di noi tutti, senza neppure accorgersi di averla combattuta. Questo film è un omaggio a tutti coloro che, in ogni parte del mondo, resistono in nome dell’umanità».

I lavori sono già iniziati?
L. B.:
«Il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Popolare di Donetsk, il Ministero della Cultura e il Teatro hanno già approvato il progetto. Siamo appena tornati da una visita a Donetsk dove sono stati effettuati i sopralluoghi, girate le prime riprese per il “promo”, contattati i protagonisti delle vicende che saranno narrate».

M. N.: «Prima di partire non avevamo dubbi che avremmo visitato un luogo speciale, animato da gente che in occidente è raro incontrare, eppure, una volta arrivati, l’ambiente e le persone che abbiamo conosciuto hanno superato ogni aspettativa. Non vediamo l’ora di poter ritornare. Ad ogni modo, presto, oltre al sito web (https://www.tikhofilm.com/), sarà disponibile online il promo del film con cui intendiamo contattare case di produzione, principalmente russe, ma anche occidentali. È proprio in Europa e nei paesi anglofoni dove, più di ogni altro luogo, vi è necessità di mostrare un’umanità diversa. È nostra intenzione portare il progetto al Festival Internazionale del Cinema di Mosca, dove speriamo potremo incontrare produttori interessati e adeguati al livello artistico e intellettuale del nostro film».


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