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Cooperazione & Relazioni internazionali

MOAS torna in mare per salvare i Rohingya

L’organizzazione aveva sospeso le operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo lo scorso settembre e da ottobre è impegnata in Bangladesh nell’assistenza ai rifugiati in fuga dal Myanmar. Ripartirà con una nuova missione nel Mare delle Andamane per soccorrere i Rohingya che fuggono via mare

di Redazione

Ritorna in mare MOAS, dopo che lo scorso settembre, aveva annunciato la sospensione delle attività nel Mediterraneo, a seguito dei ripetuti attacchi da parte della Guardia Costiera libica alle Ong impegnate in attività di ricerca e soccorso.

A settembre MOAS ha spostato le proprie azioni in Bangladesh, istituendo dei punti di assistenza medica d’emergenza e primaria ai rifugiati Rohingya. Questa settimana l’organizzazione ha annunciato una nuova missione di osservazione della durata di un mese, nel Mare delle Andamane. Una decisione presa «In seguito alle ultime notizie sull’attuale crisi dei rifugiati Rohingya che fuggono via mare dal Myanmar a bordo di imbarcazioni inadeguate e in condizioni metereologiche pericolose». La nave del MOAS, Phoenix, dovrebbe arrivare nel Mare delle Andamane il 15 aprile per monitorare in modo indipendente gli ultimi preoccupanti sviluppi di questa crisi umanitaria. La missione contribuirà a far luce sulla situazione che si va delineando e a rafforzare trasparenza e responsabilità nell’ambito del soccorso marittimo. Avremo a bordo anche un equipaggio SAR, qualora fossero necessari interventi d’emergenza. La fase iniziale di questa missione durerà un mese fino al 15 maggio. La fondazione ha annunciato che «Il lavoro sul campo proseguirà parallelamente alla nuova missione, mentre il nostro staff e i centri medici si preparano in vista dell’imminente arrivo di cicloni e monsoni».
Regina Catrambone, co-fondatrice e direttrice di MOAS, ha detto: «Come possiamo restare a guardare mentre le persone rischiano la propria vita e quella dei propri cari per sfuggire a una situazione che le Nazioni Unite hanno definito di “pulizia etnica”? Come sempre, MOAS agisce guidata dalla solidarietà per una delle comunità di rifugiati più vulnerabili del mondo. Dalla nostra prima missione nel 2014, siamo stati un faro di speranza per migliaia di persone in pericolo e lo stesso saremo in futuro».


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