Welfare & Lavoro

Hannes, la protesi che sa piegare le dita come fa la mano

Rehab Technologies, il laboratorio nato a fine 2013 dalla collaborazione tra Inail e IIT, ha presentato oggi la nuova mano protesica di derivazione robotica. Restituisce alle persone con amputazione dell’arto superiore circa il 90% della funzionalità perduta, senza intervento chirurgico

di Redazione

Si chiama Hannes, in omaggio a Hannes Schmidl, già direttore tecnico del Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio che lavorò alla prima protesi mioelettrica Inail-Ceca del 1965. Oggi Rehab Technologies, il laboratorio nato a fine 2013 dalla collaborazione tra Inail e IIT, hanno presentato la nuova mano protesica di derivazione robotica: ha maggiore durata della batteria, migliore capacità e performance di presa, costo ridotto di circa il 30% rispetto ai dispositivi attualmente in commercio. Ma soprattutto restituisce alle persone con amputazione dell’arto superiore circa il 90% della funzionalità perduta, senza intervento chirurgico.

Conformazione, peso e qualità dei movimenti di Hannes sono il più possibile equiparabili a quelli di una mano reale, per far sì che le persone amputate percepiscano la protesi come una parte di sé e non come un elemento estraneo. Le dita si piegano e possono assumere una postura naturale anche a riposo. Il pollice, in particolare, è orientabile in tre diverse posizioni e rende possibili i tipi di prese necessarie nella vita di tutti i giorni: il “pinch grasp”, pollice e indice in opposizione, per manipolare oggetti di piccole dimensioni come una penna o un chiodo, “power grasp”, per spostare oggetti di peso elevato, fino a circa 15 chilogrammi, e il “lateral grip”, per afferrare oggetti molto sottili come fogli o carte di credito. Anche il polso può piegarsi in cinque posizioni, permettendone il movimento rotatorio in entrambe le direzioni.

La naturalezza nel movimento, che è la peculiarità di Hannes, deriva dalla parte meccanica: il meccanismo alla base del movimento delle dita, della forza e del tipo di presa dipende dal sistema DAG – acronimo di Dynamic Adaptive Grasp – brevettato dal team IIT–Inail: grazie ad esso la mano protesica può afferrare gli oggetti adattandosi alla loro forma, resistere alle eventuali sollecitazioni esterne, replica la gestualità e la funzionalità dell’arto naturale. Il tutto utilizzando un singolo motore, con una batteria che copre una giornata intera di utilizzo.

Hannes sfrutta gli impulsi elettrici che provengono dalla contrazione dei muscoli della parte residua dell’arto e implementa strategie basate su algoritmi di intelligenza artificiale. Questa tecnologia fa sì che i pazienti possano comandare la mano semplicemente pensando ai movimenti naturali. I due sensori che ricevono e interpretano il segnale elettrico proveniente dal cervello, attivando il movimento desiderato del polso o della mano, sono posizionati all’interno dell’invaso della protesi, la parte a contatto con l’arto residuo, risultando così invisibili all’esterno e impercettibili dal paziente.

Rehab Technologies Lab ha realizzato anche un software che si collega alla mano robotica via bluetooth per calibrare i parametri di funzionamento della mano in base alle esigenze e alle caratteristiche di chi la indossa. Il dispositivo sarà disponibile dal 2019, sarà disponibile in due taglie e in versione destra e sinistra.


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