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L’intelligenza artificiale di Di Maio e Salvini

Il tentativo di accordo sul contratto di governo "che riscrive la storia" rivela un approccio che mette (loro malgrado) in secondo piano l'intelligenza naturale e politica dei due leader. Come si deduce dal ragionamento che lo scienziato Roger Penrose ha tenuto a Milano nel confronto col filosofo Emanuele Severino

di Redazione

Lo scorso week end a Milano per merito dell’associazione Communitas in collaborazione con Vita e Fondazione Cariplo, lo scienziato Roger Penrose si è confrontato col filosofo Emanuele Severino. Come ha scritto ieri sul Mattino di Napoli Massimo Adinolfi le 750 persone che hanno preso d’assalto il Centro Congressi e le 3 sale ad esso collegate presenziando al confronto hanno assistito a un effetto sorprendente: quello che dice che tutto è macchina e tecnica è il filosofo bresciano capace di citare a memoria Platone e Cartesio. Quello che invece si intenerisce per l’uomo, che si mette in una posizione antropocentrica è lo scienziato maestro e collega di Stephen Hawking (con lui vinse il premio Wolf per la fisica). Un bel ribaltamento.

Sostiene Penrose che «il computer opera sul discreto –come i numeri, uno, due, tre – mentre la fisica riguarda il continuo – come una fotografia. È questo il problema. Qualunque cosa faccia la mente cosciente, non è qualcosa che possa essere messa in un computer: essa agisce in modo diverso da quello computazionale». Per questo fra intelligenza naturale e intelligenza artificiale, non c’è partita. Comanda sempre la prima, semplicemente perché la seconda non è intelligenza.

Nel week end in cui Penrose e Severino si incontravano a Milano, nella stessa città andava in scena il teatrino (prolungato sine die, pare di capire) dell’ormai celeberrimo "contratto di governo" fra Di Maio e Salvini. Un contratto che, nella migliore delle ipotesi (quella della sua esistenza, se mai verrà sottoscritto) sarà un contratto da intelligenza artificiale, ovvero senza intelligenza. È ovvio infatti che sia il capo politico dei 5 Stelle sia quello della Lega siano schiavi, per dirla con Penrose «di una meccanica quantistica che non funziona e va cambiata». Ancora Penrose: «Tu inserisci le regole in un computer e lui ti dice se sono applicate bene o male», ma «l’affermazione finale è vera, solo se credi che quelle regole siano vere». E dunque a prevalere è sempre l’intelligenza naturale che ti impone una valutazione sulle regole.

Lega e grillini, anzi grillini (il copyright del contratto di governo in versione italica, niente a che vedere con quello tedesco, spetta a loro) e Lega applicano lo stesso sillogismo: inseriamo nel computer del contratto una serie di macro-temi e provvedimenti (se dobbiamo stare ai capitolati comparsi sui giornali: su migranti, fisco, sicurezza, giustizia, infrastrutture e pensioni) da cui discenderanno le politiche del “Governo che riscrive la storia” (Di Maio dixit). Il contratto/computer garantisce gli uni dalle interferenze (intelligenze?) degli altri. Intelligenza artificiale, dunque. Il problema però, sempre stando a Penrose, è che nell’umano c’è dell’altro. Che la comprensione umana è molto più larga di quella matematica, computazionale. Il problema è che, per quanto lungo e profondo possa essere il contratto non potrà mai essere onnicomprensivo. Penrose: «La teoria del tutto è ancora molto lontana». Questa frase in definitiva è la pietra tombale sull’intelligenza artificiale di Di Maio e Salvini.


Ps: Solo per fare un esperimento: se possibile vorremmo per un istante rivolgerci all’intelligenza naturale di Di Maio e Salvini per chiedere come interverrebbero se fossero a Palazzo Chigi su un tema che a quanto è dato sapersi non sarà oggetto del contratto di governo: gli infortuni sul lavoro. Da inizio anno sono morte 256 persone, quasi due al giorno. Per intervenire servirebbe un contratto?


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