Attivismo civico & Terzo settore

Sms solidali, salgono i costi (e forse i servizi)

Il nuovo Codice di autoregolamentazione dell'Agcom per la prima volta introduce nero su bianco costi fissi e costi variabili per le campagne di raccolta fondi con numerazioni solidali. Di che cifre parliamo? A fronte di quali nuovi servizi? Ecco le risposte

di Sara De Carli

La raccolta fondi tramite numero solidale con il 2018 ha nuove regole. A febbraio l’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha pubblicato il nuovo “Codice di autoregolamentazione per la gestione delle numerazioni utilizzate per le raccolte fondi telefoniche per fini benefici di utilità sociale”, che sostituisce il precedente, risalente al 2012. Il nuovo Codice arriva a ridosso dello scioglimento, in autunno, del consorzio “Dono per…” che dal 2015 aveva riunito Tim, Vodafone e Wind allo scopo di «rendere più efficiente il servizio di raccolta fondi attraverso le chiamate da rete fissa o gli sms» e «garantire omogeneità e unicità di comportamento alle Organizzazioni No-Profit».

Le novità principali del nuovo Codice sono tre: il debutto delle numerazioni ad assegnazione permanente, l’oneroso capitolo costi e la promessa (per ora solo tale) di servizi innovativi. In questi primi mesi del 2018 le nuove regole del gioco stanno prendendo forma e il quadro che ne uscirà determinerà probabilmente il futuro dell’sms solidale (anche se a onor del vero chiamarlo così è riduttivo, poiché la metà della raccolta fondi arriva da telefonate da numero fisso), uno strumento che in passato ha avuto un travolgente successo ma che ultimamente ha mostrato qualche segno di affaticamento, tanto che più di una organizzazione ha già deciso di rinunciarvi: troppo saturo il mercato, con un passaggio in tv non più garantito per tutte le campagne, con lo spot che va prodotto prima di sapere se ci sarà o meno il passaggio in tv e che rischia quindi di rimanere pagato ma praticamente inutilizzato… in questo modo nulla garantisce il break even, nemmeno il testimonial famoso.

Partiamo dai costi. Il Codice di autoregolamentazione del 2012 prevedeva l’impegno da parte delle compagnie telefoniche a «devolvere integralmente e senza alcuna remunerazione» alle Onlus le somme inviate dagli italiani tramite sms o chiamata a numero fisso (fino a 2 euro attraverso un sms, da 2 a 10 euro con una chiamata dal fisso). Con il consorzio “Dono per…” – scioltosi in autunno – le compagnie aderenti trattenevano il 2%: scelta che aveva suscitato prima una nota di richiamo dall’Agcom e poi una consultazione pubblica nel 2016. Ora il nuovo Codice di autoregolamentazione prevede nero su bianco dei costi fissi e dei costi variabili per ogni campagna. Tim e Vodafone hanno già definito un “listino” (non pubblico, ogni onp contratta di volta in volta i costi per la propria campagna); Wind Tre nel primo semestre del 2018 ha lasciato la gratuità ma ci sta lavorando, mentre le piccole compagnie continuano a destinare all’organizzazione l’intero importo donato dai cittadini, senza costi.

Di che costi si parla? Per una singola campagna con una numerazione temporanea il costo fisso può arrivare, secondo il nuovo Codice, fino a 8mila euro + IVA a gestore. Nei fatti sono state individuate delle fasce di costo, in base al traffico sviluppato e allo storico di campagna precedenti: Vodafone sta quotando il numero temporaneo tra i 250 euro e gli 8mila euro, Tim fra i 500 e gli 8mila. Più elevata la cifra chiesta per la numerazione ad assegnazione permanente, introdotta per la prima volta da questo nuovo Codice: il tetto massimo indicato dall’Agcom è di 13mila euro.

La numerazione permanente è una novità: trenta numeri solidali verranno assegnati ad altrettante organizzazioni per un anno intero, con possibilità di rinnovo. Le organizzazioni potranno attivare più campagne di raccolta in un anno, sullo stesso numero. Le campagne di raccolta dovranno essere almeno due da contratto e poiché sono previsti costi aggiuntivi dalla quarta, dice il Codice, tendenzialmente questo significa che su un numero ci saranno tre campagne. Anche qui le telefoniche hanno previsto delle fasce: dalle informazioni che abbiamo raccolto Tim per la fascia massima sta chiedendo i 13mila euro previsti, Vodafone sembra fermarsi a 12mila, Wind Tre sembrerebbe intenzionata a puntare a un massimo di 9mila euro.

Questi sono i costi fissi. Ad essi va aggiunto un contributo di traffico per ogni sms o chiamata effettuata: Tim l’ha fissato in 0,04 euro + IVA sia da fisso che da sms, Vodafone in 0,04 euro + IVA per ogni sms e in 0,0011 euro per le chiamate da fisso. Infine i costi per i servizi, prima gratuiti: personalizzare il messaggio con cui l’organizzazione ringrazia per la donazione effettuata e inserirvi un link attivo costa circa 200 euro a campagna +IVA per Tim e circa mille euro per Vodafone, mentre avere un report giornaliero/settimanale sull’andamento della campagna – preziosissimo per l’organizzazione – costerebbe, a quanto ci risulta dalle testimonianze raccolte, 20 euro al giorno con Tim e circa 1.500 euro con Vodafone, per arrivare fino a 4mila euro sulla numerazione permanente per l’intero anno. Nulla si sa di altri due servizi, estremamente interessanti, di cui da tempo si parla: aumentare l’importo che si può donare da smartphone (le cifre restano i classici 1 e 2 euro con sms e fra i 2 e i 10 euro per le chiamate da fisso) e la possibilità di trasferire alle Onlus le anagrafiche dei donatori, per un successivo contatto.

«Era il momento di dare un nuovo impulso a questo formidabile ma ormai superaffollato strumento di comunicazione e raccolta fondi, strumento che ha permesso raccolte a sei cifre anche per piccole onlus», dice Stefano Sanfilippo, AD di Aragorn – Comunicazione, eventi e fundraising per il non profit. «L’introduzione dei costi da parte delle compagnie telefoniche è un problema che può essere superato a fronte di nuovi servizi e della possibilità di realizzare campagne con migliori supporti media, grazie a un miglior coordinamento fra operatori media TV e telefonici. Vedo comunque il rischio di penalizzare non poco le realtà medio piccole». Anche per Alessia DeRubeis, responsabile Communication Unit di Atlantis Company, società di consulenza specializzata nel settore non profit «sebbene l’aspetto più rilevante ed impattante sia senza dubbio l’introduzione di costi da parte degli operatori, non bisogna sottovalutare che il nuovo regolamento introduce anche importanti servizi aggiuntivi che, seppur a fronte di un impegno economico, potrebbero rendere le campagne di raccolta fondi più efficaci e, soprattutto, monitorabili in maniera più attenta. Non giova a nessuno, ora, lamentarsi: è molto più utile concentrarsi sui servizi innovativi introdotti al fine di finalizzare tutti i potenziali vantaggi in favore delle associazioni».

Una delle prime organizzazioni a misurarsi con le novità è stata Aism, che ha realizzato a inizio marzo una raccolta fondi tramite numero solidale collegata all'evento di piazza "Benvenuta Gardensia". «Abbiamo cercato condizioni che spero saranno una base anche per altre realtà, trovando un atteggiamento collaborativo», afferma Paolo Bandiera, direttore Affari Generali. Due, tra gli altri, i nodi affrontati: la durata del mandato, «che deve essere allineata con quanto previsto nel Codice, inclusi i meccanismi su recesso e rinnovo» e il tetto massimo di 50 euro a campagna per singola linea telefonica, tetto «non conforme al decreto di recepimento della direttiva europea, ma se c’è un vincolo tecnico è essenziale che le telefoniche diano un’informativa, comunicando che l’sms non è andato a buon fine». E se sui costi ogni valutazione è prematura, «certamente ci sta a cuore che le realtà più piccole non siano escluse o penalizzate: sull’equità e accessibilità della misura abbiamo espresso direttamente la nostra posizione», conclude.

Photo by NordWood Themes on Unsplash


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