Attivismo civico & Terzo settore

Partono gli “Stati Generali” della Fondazione Crt

Sei mesi di riflessione aperta al territorio, per ridisegnare mission, vision e strategie per il prossimo decennio. «Più territorio e più Europa: è su questi due livelli che la Fondazione CRT lavorerà nei prossimi dieci anni, per esprimere al meglio la propria missione e il proprio ruolo di player fondamentale della filantropia, autonomo nell’agire e indipendente dalla banca conferitaria», ha sottolineato il presidente Giovanni Quaglia

di Redazione

Prendono il via gli “Stati Generali” della Fondazione CRT: una fase di discussione, lunga sei mesi e aperta al territorio, per ridisegnare mission, vision e strategie per il prossimo decennio. L’obiettivo? Rilanciare il proprio ruolo di “motore” della crescita, della qualità della vita, dello sviluppo del Piemonte e della Valle d’Aosta in una dimensione internazionale, di fronte alle sfide poste dalle trasformazioni dell’economia e della società che impattano sulle famiglie, sulle imprese, sulle istituzioni.

«Diamo il via oggi a questa nuova avventura degli ‘Stati Generali’ per orientare la traiettoria futura della Fondazione a partire da ciò che siamo», spiega i presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia (nella foto di cover), «Abbiamo fatto grandi cose in 25 anni, messo in campo risorse sempre più importanti per iniziative di interesse collettivo e di utilità sociale. Sono state compiute scelte coraggiose, anticipatrici e vincenti, sia sul fronte della gestione del patrimonio con la precoce diversificazione degli investimenti, sia sul fronte dell’attività istituzionale, come la prevalenza dei progetti a regia interna rispetto agli interventi ‘a pioggia’ e la sperimentazione di forme di intervento ispirate agli approcci più moderni della Venture Philanthropy e del Social Impact Investing. Innovare nel solco dell’esperienza è il traguardo che vogliamo raggiungere».

A oltre un quarto di secolo di distanza dalla propria istituzione nel 1991 – coincidente con la nascita di gran parte delle Fondazioni di origine bancaria, riconosciute dalla Corte Costituzionale quali “espressioni delle libertà sociali” con due storiche sentenze (n. 300 e 301) del 2003 – la Fondazione CRT pone le basi per una possibile evoluzione degli strumenti e delle modalità di azione, anche alla luce della recente riorganizzazione del terzo settore in Italia. Un’azione, quella della Fondazione CRT, sempre significativa e con effetti anticiclici durante la crisi economico-finanziaria nazionale e internazionale: oltre 38.000 gli interventi sostenuti finora (per l’arte, la cultura, la ricerca scientifica, la formazione dei giovani, il welfare, l’ambiente, il sistema di protezione civile e di primo intervento), per un impegno erogativo superiore a 1,6 miliardi di euro, cui si sono aggiunti importanti investimenti, come la recente riqualificazione delle OGR-Officine Grandi Riparazioni di Torino.

«Più territorio e più Europa: è su questi due livelli che la Fondazione CRT lavorerà nei prossimi dieci anni, per esprimere al meglio la propria missione e il proprio ruolo di player fondamentale della filantropia, autonomo nell’agire e indipendente dalla banca conferitaria», prosegue il presidente Quaglia, «Vogliamo rafforzare questa nostra identità rispetto alla percezione, tuttora diffusa, di fungere da mero ‘bancomat’ degli enti locali o da finanziatore di generiche progettualità, i cui effetti reali per la collettività sono, a volte, non pienamente compresi e valutati».

Ente privato non profit intermedio tra Stato e mercato, la Fondazione CRT può quindi ripartire dopo i primi 25 anni di attività con una nuova visione del futuro, consolidando e rilanciando il proprio ruolo strategico. Un ruolo non solo come soggetto erogatore di risorse – i frutti della gestione del patrimonio originato storicamente dal risparmio delle comunità – ma anche come hub di competenze e conoscenze. Il tutto, con effetti reali di empowerment dei territori, utili a “reincollare frammenti di società, a ricomporre dualismi e fratture tra centri e periferie (geografiche e non), a correggere “sfasature” tra competitività economica e coesione sociale, tra le componenti saldamente agganciate ai processi di innovazione e alle dinamiche internazionali e quelle, invece, più vulnerabili, che chiedono inclusione e protezione.

«Due elementi, tra gli altri, caratterizzano oggi la Fondazione CRT in modo particolare: il grande sforzo compiuto in questi ultimi anni sul fronte dell’efficientamento gestionale e del rafforzamento del patrimonio con ottimi risultati di bilancio, e una crescente attenzione alla dimensione internazionale per rendere più forti le organizzazioni del territorio», ha sottolineato il segretario generale della Fondazione CRT e presidente dell’European Foundation Centre, Massimo Lapucci, «Attraverso la partecipazione attiva alle reti europee della filantropia, come EFC ed EVPA, e grazie allo sviluppo di iniziative in partenariato con Nazioni Unite e istituzioni statunitensi, la Fondazione CRT svolge un fondamentale ruolo di “ponte” verso l'Europa e il mondo con un duplice obiettivo: attrarre nuove eccellenze e progettualità internazionali e, nello stesso tempo, ‘esportare’ best practice e iniziative che hanno origine sul territorio stesso».

Si tratta di reimpostare su basi rinnovate la relazione, da un lato, tra il fluire dei protagonisti della finanza globale, delle imprese multinazionali, dei big delle tecnologie e delle infrastrutture di rete e, dall’altro, i luoghi della dimensione territoriale dell’economia e della vita quotidiana, che oggi si “sfarinano” e sembrano cedere alla retorica della chiusura identitaria.

Al centro c’è il ridisegno di una funzione con valenza collettiva della Fondazione CRT, capace di generare utilità sotto forma di investimenti sociali, soluzioni per l’inclusione e l’innovazione. Una funzione visibile, ad esempio, nel mobilitare “capitale paziente” per incentivare la sostenibilità piuttosto che la redditività a breve dei progetti, e nel reggere finanziariamente i rischi dell’innovazione promuovendo iniziative non immediatamente “bancabili” a impatto sociale e ambientale positivo. E ancora: nell’attrarre nuove risorse sul territorio – in aggiunta a quelle derivanti dalla gestione eccellente del patrimonio della Fondazione – agendo su altri assi dell’offerta europea, quali la BEI (Banca europea degli investimenti) e il FEI (Fondo europeo per gli investimenti), a fronte di una probabile prossima decurtazione da parte della UE dei fondi strutturali a sostegno dello sviluppo economico e dell’occupazione (in primis, FESR-Fondo europeo di sviluppo regionale e FSE-Fondo sociale europeo).

Questa operazione sistemica” degli “Stati Generali” è stata preceduta da una fase preparatoria, che ha visto impegnati, per alcuni mesi, il Consiglio di Amministrazione di FCRT, il Consiglio di Indirizzo e le sue articolazioni interne, in una proficua riflessione comune (anche con proposte e contributi scritti) sulla natura e sul ruolo della Fondazione, accompagnata da momenti di confronto e di approfondimento con un gruppo di “saggi”, non direttamente impegnati nelle istituzioni e nella politica, ma profondi conoscitori della realtà economica, sociale, culturale del territorio e capaci di visione, che Fondazione ringrazia e del cui contributo ancora si avvarrà. Tale operazione si articolerà ora in un percorso di ascolto e coinvolgimento di una molteplicità di soggetti, quali istituzioni, organismi di rappresentanza economica, sociale, culturale, opinion leader, stakeholder e responsabili della “famiglia” allargata di Fondazione CRT con tutti i suoi strumenti operativi: Fondazione Sviluppo e Crescita-CRT, Società consortile per azioni OGR-CRT, Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea-CRT, REAM SGR SpA, La Scialuppa CRT Onlus-Fondazione Antiusura, Fondazione Ulaop Onlus.

«Il percorso di riflessione, proposto dal Presidente e condiviso dal Consiglio di Amministrazione e di Indirizzo, vedrà la partecipazione attiva anche di tutta la struttura della Fondazione CRT» ha aggiunto Lapucci.

L’attenzione al pluralismo dei territori, vera e propria costante dell’attività della Fondazione CRT, caratterizzerà l’intera “road map” di interviste e incontri, sia tematici sia per quadranti territoriali, secondo un approccio “maieutico” verso i soggetti pubblici locali e verso il tessuto civico e imprenditoriale delle comunità.

La Fondazione CRT avvia gli “Stati Generali” in un momento in cui altre realtà –istituzioni e organizzazioni sociali, culturali, del mondo dell’impresa – hanno intrapreso simili lodevoli iniziative. Si sta delineando, pertanto, un “mosaico” di riflessioni collettive entro cui si collocherà, integrandosi, anche il tassello della Fondazione CRT per un traguardo comune: individuare insieme la strada per rilanciare il territorio con le sue eccellenze, dando ad esso una prospettiva di futuro.

«Quali sono i bisogni», ha concluso Quaglia, «cui la Fondazione CRT sarà chiamata a rispondere nei prossimi dieci anni? La polarizzazione sociale, l’emergere di povertà non solo economiche, una proiezione demografica al 2030 di tre persone anziane per ogni giovane residente, la prospettiva di affrontare la rivoluzione dell’industria 4.0 con un ‘esercito’ di lavoratori più vecchi rispetto ad altre regioni d’Europa, le difficoltà occupazionali per gli under 35 qualificati, le fragilità dei millennials tra globalità tecnologica e marginalità educative, le emergenze ambientali e la cronicità dell’inquinamento sono solo alcune delle sfide che ci attendono nel prossimo futuro. Vogliamo affrontarle al meglio, con le modalità di intervento più idonee ed efficaci per contribuire a uno sviluppo equilibrato, sostenibile, solidale e giusto, affinché lo stare bene collettivo sia molto di più della semplice somma di tutti gli stare bene individuali».


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