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Il digital fundraising made in Google e Facebook

Oltre 39 milioni di italiani utilizzano internet e 31 milioni sono attivi sui social media, ovvero il 52% della popolazione. Per questo la ricerca di fondi si sta sempre più spostando su device. I prodotti solidali dei due colossi della nuova economia spiegati da chi li usa sul numero di Vita in distribuzione. Da “Google per il Non Profit” a “Facebook Social Good”, rischi e opportunità per il Terzo settore

di Lorenzo Maria Alvaro

Oltre 39 milioni di persone utilizzano internet e 31 milioni sono attivi sui social media, ovvero il 52% della popolazione. Di questi, 28 milioni accedono ai propri social preferiti tramite mobile. Sono i numeri relativi al digitale in Italia (report “Digital in 2017”) che spiegano perché sempre più il fundraising si stia spostando su device.

Tra i nuovi campi delle raccolte fondi naturalmente ci sono i social network, e i due principali player del mercato sono altrettanto naturalmente Google e Facebook. Due colossi che stanno guardando al mondo non profit con sempre maggiore attenzione.

«Si tratta
di approcci molto diversi e che rispondono ad esigenze differenti», spiega Paolo Chiovino, social media manager di ActionAid, una delle associazioni più attive in questo ambito e che usa entrambi gli strumenti. «Il nostro rapporto con Facebook risale al 2008 quando aprimmo la nostra pagina», sottolinea, «da lì ne è nata una collaborazione in cui l’azienda dapprima ci ha affiancato per aiutarci a sfruttare sempre meglio le possibilità del social network per poi cominciare ad usarci come vera e propria “cavia” per sperimentare nuove soluzioni». Ed è in questo contesto che sono nate le prime campagne di fundraising. «Una in particolare, quella del 2016 che ci ha visto collaborare con i videomakers di The Jackall: in questa occasione
il numero delle donazioni online destinate al sostegno a distanza è passato da circa il 20% al 30% rispetto al totale delle donazioni via web. Una crescita così netta non si era mai registrata», precisa Chiovino. Che aggiunge: «Per ora, rispetto al totale della nostra raccolta fondi, l’ammontare che proviene dai
social è veramente minimo. Ma col tempo siamo sicuri possa diventare significativa». ActionAid usa anche Google. «Lo sfruttiamo per migliorare il nostro posizionamento online e renderci più visibili».

Ma che differenza c’è tra le due opzioni? Per Chiovino è sostanziale: «Google, in particolare con il servizio AdWords, viene usato per intercettare una domanda consapevole, lavorando sulle parole che gli utenti inseriscono nel motore di ricerca, Facebook, soprattutto con FB Advertising, serve invece per colpire una domanda ancora latente, grazie alla profilazione degli utenti, possibile durante
la creazione delle campagne di promozione».

Ma qualche criticità esiste.
«In entrambi i casi ci sono delle problematiche. Nel caso di Facebook, che permette di donare senza uscire dal social, scontiamo la diffidenza ancora molto forte da parte degli utenti di inserire i propri dati sensibili. Nel caso di Google invece il nodo risiede nel fatto che è un sistema molto complesso e richiede, per usare gli strumenti a disposizione al meglio, di un grande know how».

La societàdi Mountain View ha anche lanciato “Google per il Non Profit”. Di cosa 
si tratta? «Questo tool permette a organizzazioni qualificate di accedere alle versioni gratuite di alcuni prodotti che per gli altri sono a pagamento e
a funzioni speciali appositamente pensate per gli enti non profit», spiega Davide Minelli di TechSoup Italia. TechSoup Global è partner unico di Google dal 2013 per la validazione delle associazioni che richiedono l’accesso. L’iscrizione permette di attivare gratuitamente alcuni servizi. C’è AdGrants che mette a disposizione gratuitamente delle non profit 10mila dollari al mese per la pubblicità sulla rete di ricerca di Google tramite lo strumento AdWords. G Suite include invece strumenti di produttività
e collaborazione come Gmail,
Docs o Calendar «e riduce i costi associati alla tecnologia aumentando collaborazione ed efficienza tramite la condivisione in cloud».

Infine a disposizione ci sono anche YouTube for non profits e Google Earth per il sociale. I dati più aggiornati sono del marzo 2018 e parlano di 4.441 realtà italiane
che si sono iscritte a Google di cui però solo 1.821 hanno anche attivato AdGrants. «Ci rendiamo conto che il Terzo settore sconta ancora una certa difficoltà con questi strumenti», sottolinea Minelli, «spesso non c’è grande comprensione delle possibilità e del funzionamento di queste tecnologie».

A Menlo Park invece hanno deciso di lanciare Facebook Social Good con l’obiettivo di mettere a disposizione delle organizzazioni strumenti strategici per raggiungere, dialogare e coinvolgere gli utenti del social e i volontari. «La nostra proposta è strutturata su tre
fronti:», racconta Laura Bononcini, responsabile relazioni istituzionali Facebook in Italia


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