Cooperazione & Relazioni internazionali

Oltre 2mila salvati ma le navi di ricerca e soccorso restano poche

Gli ultimi giorni hanno visto un picco di partenze dalle coste libiche, complice una situazione sempre più instabile nel Paese. Oltre 2mila le persone soccorse nel Mediterraneo, eppure le Ong rimaste nelle operazioni di ricerca e soccorso sono pochissime e il rischio naufragi rimane alto

di Ottavia Spaggiari

Sono state salvate circa 2mila persone nel Mediterraneo negli ultimi giorni, in diverse operazioni di ricerca e soccorso.
461 persone sono sbarcate questa mattina a Messina dalla Sea-Watch, tra loro 103 minori non accompagnati, 14 bambini e un neonato, mentre la Seefuchs, il peschereccio di Sea-Eye, si sta dirigendo, al limite della capienza, con 100 persone a bordo, verso il porto di Pozzallo.
Risultano inoltre altre 450 persone trasbordate sulla nave Numacia di Eunavfor Med e portate a Palermo.

Domenica mattina a Catania è arrivata la nave Aquarius di Medici senza Frontiere e Sos Mediterranee con a bordo i 70 migranti soccorsi, il più piccolo, nato proprio a bordo dell’Aquarius, è stato chiamato Miracle. Una nascita salutata anche dal Presidente della Camera, Roberto Fico, che ha ringraziato lo staff di Medici senza Frontiere. La madre ha raccontato di essere stata detenuta in Libia per un anno ha sofferto la fame ed ha subito violenze.
Ad essere salvate insieme a lei, altre 18 donne, di cui quattro in gravidanza, e quattro minori non accompagnati.

In un comunicato, l’Ong Sos Mediterranee, che gestisce la Aquarius insieme a Medici senza Frontiere ha fatto presenta di aver «comunicato numerose volte all'IMRCC la propria disponibilità a proseguire il pattugliamento della zona SAR e a restare in attesa per assistere altri mezzi di soccorso. Con sole 69 persone a bordo la Aquarius ha la capacità di ospitarne altre centinaia. Per di più una nave della Guardia costiera italiana di grande capienza si trovava nelle vicinanze e la Aquarius ha rimarcato la possibilità di trasferire le 69 persone in modo da consentirle di rimanere nella zona di ricerca e soccorso. Nonostante ciò le è stata data l’istruzione di lasciare immediatamente la zona SAR e di tornare in Sicilia con 69 persone informata che nella zona erano presenti mezzi sufficienti, sebbene tutte le altre navi umanitarie di soccorso fossero sovraccariche avendo raggiunto la loro capacità massima».
L’organizzazione ha infatti sottolineato la mancanza di un numero adeguato di imbarcazioni di ricerca e soccorso.

«Negli ultimi due giorni oltre 1.500 persone hanno tentato la pericolosa traversata per fuggire da violenze e estorsioni in Libia. Questo mostra, una volta ancora, che la presenza di mezzi ben equipaggiati dedicati alla ricerca e al soccorso in mare è assolutamente necessaria se vogliamo impedire altre morti nel Mediterraneo», ha dichiarato Sophie Beau, cofondatrice e vicepresidente di SOS MEDITERRANEE. «Ogni singolo mezzo di soccorso è necessario. Meno navi di soccorso equivale a mettere a rischio la vita di persone già vulnerabili. Ci appelliamo alle autorità europee affinché diano priorità alla tutela delle vite umane prima di ogni considerazione politica».

Nonostante il picco degli ultimi giorni, gli arrivi rimangono contenuti, con 13.288 migranti sbarcati dall’inizio dell’anno (fonte Unhcr), rispetto a 50.547 nello stesso periodo, lo scorso anno. Si è inoltre ridotta la differenza di arrivi dell'Italia rispetto a Grecia e Spagna, in confronto al 2017. Secondo Unhcr sono infatti 9.245 le persone arrivate in Spagna dal 1 gennaio a oggi e 10.929 le persone arrivate in Grecia da inizio anno.


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