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De Ponte: «L’immigrazione? Anche Salvini sa che è un valore»

«Guardiamo al nuovo esecutivo con un mix di preoccupazione e speranza», dice Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid Italia. «Grave la mancanza di un Ministero per le Pari Opportunità. I Migranti? Governare è diverso che fare slogan»

di Ottavia Spaggiari

«Abbiamo visto i toni di Salvini prima della nomina ma adesso bisogna guardare, oltre gli slogan, cosa verrà fatto», afferma Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid Italia, che proprio in queste ore ha sottolineato la necessità di un Ministero per le Pari Opportunità, definendo il nuovo governo “zoppo” per questa mancanza.

Quali dovrebbero essere le priorità per il nuovo governo?
Ci sono diversi temi a cui teniamo. In campagna elettorale e anche in queste ore stiamo puntando sull’importanza di affrontare in modo deciso la violenza di genere, non solo con un sistema di controllo, ma anche con la prevenzione e l’investimento in centri anti-violenza. Fa preoccupare il fatto che non vi sia un Ministero per le Pari Opportunità. Oltre all’esigenza di combattere la violenza contro le donne, vi è anche un tema centrale di disuguaglianza, di reddito e di opportunità su cui bisogna lavorare ancora molto. Abbiamo visto che nei governi in cui questo Ministero non è stato istituito è molto più difficile mandare avanti l’agenda per la parità.

È stato istituito un Ministero della Famiglia e della Disabilità. Il neo-ministro ha sottolineato l’importanza di combattere il crollo demografico, per fare questo non è necessario porre l’accento sulla promozione di politiche di conciliazione tra vita privata e lavorativa?
Certo. Questo è un problema che appare dalla prima lettura del contratto. Il fatto che si guardi alla famiglia come unità di misura ma non all’individuo è indicativo dell’impostazione delle politiche di welfare che in questo modo rischiano di perdere di vista i bisogni degli individui di cui la stessa famiglia è composta, come ad esempio le disparità di reddito all’interno dello stesso nucleo e la questione dei carichi di cura che, nella maggior parte dei casi spettano alle donne. Inoltre se si parla di “emergenza demografica”, si deve anche parlare di immigrazione e del fatto che, se regolarizzate, le persone arrivate nel nostro Paese potrebbero rappresentare una risorsa fondamentale. D’altronde già oggi gli immigrati producono il 12% del PIL.

Il tema “immigrazione” è stato centrale in campagna elettorale…
C’è un mix di preoccupazione e speranza. Abbiamo visto i toni di Salvini prima della nomina ma adesso bisogna guardare, oltre gli slogan, cosa verrà fatto. Credo che Salvini sappia benissimo che l’immigrazione serve all’Italia, così come credo sappia che è importante investire sull’accoglienza e lavorare coi Paesi terzi. Ciò che viene definito “aiuto pubblico allo sviluppo” non può essere utilizzato come strumento di controllo delle frontiere, per finanziare, ad esempio le motovedette libiche.



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